Prove di libertà
di Laura Sestini
Per inaugurare i Venti Anni della fondazione della Compagnia del Teatro Libero di Rebibbia, al primo appuntamento è andata in scena la rappresentazione de La formula di Grübler, un lavoro di drammaturgia e regia di Laura Andreini
La formula di Grübler – nel piano e nello spazio – è un’operazione matematico-algebrica che consente di calcolare il numero di gradi di libertà dei meccanismi, più semplicemente di un corpo nello spazio, laddove Libertà è la parola chiave, per la ricerca della dimensione mentale e fisica di una persona ristretta.
Siamo nella sezione maschile della Casa di reclusione di Rebibbia, entro la quale ritroviamo un bel Auditorium, ampio nelle dimensioni, per la messa in scena degli spettacoli teatrali che derivano dai laboratori pluriennali tenuti da La Ribalta – Centro Studi “Enrico Maria Salerno – diretto da Laura Andreini e Fabio Cavalli, inseriti tra le attività culturali e formative che possono svolgere i detenuti.
In 20 anni di attività molti degli eventi, 40 produzioni teatrali e cinematografiche con oltre 300 alzate di sipario, sono stati aperti anche al pubblico esterno con 70mila presenze. All’interno dell’istituto penale, recentemente sono state inaugurate la Sala “Enrico Maria Salerno” e la Sala d’Arte “Vittorio Taviani”, riservate al cinema ed alle arti visive materiali e digitali con l’art director Alessandro De Nino.
L’attività del Teatro Libero di Rebibbia, negli anni ha trovato accoglienza anche nei principali teatri della Capitale che hanno ospitato grandi produzioni con i detenuti-attori. La massima visibilità è stata ottenuta col successo internazionale di Cesare deve morire dei fratelli Taviani con Fabio Cavalli. La Ribalta con Rai Cinema e Clippermedia ha anche coprodotto il Viaggio della Corte Costituzionale nelle carceri, Naufragio con spettatore e Rebibbia Lockdown, presentati alla Mostra del Cinema di Venezia.
Una scenografia mobile, composta di grandi cubi neri arreda il palcoscenico che, all’occasione, si trasforma in isola, mare, mercato, luogo di apprendimento dei gradi di libertà.
L’ambientazione è una fredda e sperduta isola deserta, dove i naufraghi sono finiti dopo una forte tempesta, quella della propria vita – potente metafora di tutti gli aspetti della detenzione – dove i superstiti si arrangiano a sopravvivere, nella speranza di poter un giorno ritrovare un’esistenza più appagante e dignitosa.
I detenuti-attori, una ventina sul palcoscenico, hanno età variabili, alcuni sono molto giovani e mostrano i loro corpi muscolosi e tatuati, ed anche la loro energia vitale che guarda al futuro. Tra gli attori anche un uomo con disabilità fisiche, che incarna il saggio della comunità.
Nella trama, tra i superstiti c’è un uomo non più giovane, appellato da tutti “Il mago”, che pare conoscere la formula della libertà e tiene degli incontri segreti notturni per insegnarla agli altri, ma non a tutti, prima ai più anziani del gruppo. Molti degli aspiranti “allievi” non credono di ritrovare la libertà, sono scettici, pensano sia solo un’illusione, che non ce la faranno mai a lasciare l’isola, dove se non si riesce a catturar qualche pesce si sta a stomaco vuoto, e dove solo le lenticchie, qui benedizione di dio, paiono attecchire al ruvido terreno.
Una notte, colui detto Il sognatore sparisce e nessuno riesce più a trovarlo, dileguato, forse volato via grazie alla formula di Grübler a cui ha creduto fino in fondo, senza dubbio alcuno. Il bombo vola, nonostante il suo peso fisico e la struttura alare non adatta – asseriva Albert Einstein – ma lui non lo sa e non ha dubbi di non poter riuscire nel volo.
Pochissimi gli oggetti di scena, belle le reti da pesca ricavare da grandi nylon fruscianti, a cui il gioco delle luci dà consistenza e colore. Le scene si alternano in poco affollate o corali; queste ultime sono potenti, cariche di energia, con ritmi talvolta coreografici, vicini al genere musical, accompagnate dalle interessanti arie musicali.
I testi drammaturgici sono semplici, ma non per questo non trasferiscono il messaggio pedagogico che questi portano con sé, diretto ai detenuti, ma anche ad ogni singolo spettatore presente: non si può mollare mai. Never give up lo ritroviamo anche sul forte bicipite di uno degli attori in scena.
Gli spettacoli dentro gli istituti di pena si percepiscono in maniera differente, rispetto ad una performance rappresentata da attori che godono della libertà fisica, in uno delle centinaia di teatri presenti in Italia. Già entrare in un luogo di reclusione ha aspetti emotivi diversi, tutti sono più composti, si parla più sommessamente, e non è questione della presenza della polizia penitenziaria, ma una dimensione quasi sacrale, di riflessione. In questo luogo si è privi della libertà.
Il teatro cambia la vita – afferma qualcuno dal palco, elargisce ampi spazi di libertà mentale.
Libertà è un concetto spirituale e fisico sacro, è per questo che tutti i non ristretti, momentaneamente sono più attenti, cauti nei modi e nelle parole. Per ricordare a loro stessi l’importanza di questa labile dimensione.
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Lo spettacolo è andato in scena presso il Teatro di Rebibbia N.C. – Via Via Raffaele Majetti, 70 – Roma
mercoledì 5 luglio 2023 alle ore 16.00
La formula di Grübler
Drammaturgia e regia di Laura Andreini
con i Detenuti-attori di Rebibbia
Giuditta Cambieri Regista assistente
Francesca Di Giuseppe Collaborazione alla drammaturgia
Paola Pischedda Costumi
Marco Catalucci Disegno luci
Alessandro De Nino Organizzazione
Fabio Cavalli Direzione di progetto
La Formula di Grübler, è il primo appuntamento delle manifestazioni che celebrano i Venti Anni della fondazione del Teatro Libero di Rebibbia – 2003/2023 a cura de La Ribalta – Centro Studi “Enrico Maria Salerno”.
Sabato, 15 luglio 2023 – n°28/2023
In copertina: alcuni degli attori – Foto fornita dall’organizzazione (tutti i diritti riservati)