giovedì, Novembre 21, 2024

Ambiente

I Paesi sviluppati continuano a sottrarsi alla responsabilità dei colloqui sul clima

L’incontro di Bonn non fa passi avanti

Redazione di TheBlackCoffee

A giugno, nella città tedesca di Bonn, si sono riuniti i vertici di discussione per il cambiamento climatico delle Nazioni Unite, una sessione tesa di colloqui, in cui i Paesi sviluppati hanno bloccato i progressi e fatto marcia indietro sugli impegni concordati nell’ambito del processo internazionale sul clima, portando al mancato accordo anche sull’ordine del giorno, fino ai giorni di chiusura.

Questa lotta per un’agenda rivela profonde linee di frattura: i Paesi sviluppati guidati da Stati Uniti e UE stanno cercando di cancellare gli impegni di finanziamento per il clima, l’equità e la loro responsabilità per la crisi climatica, e invece spingono all’azione i Paesi in via di sviluppo senza alcun finanziamento o tecnologia di accompagnamento.

Il lavoro è invece andato avanti a ritmo sostenuto per consolidare un mercato globale del Carbonio, ai sensi dell’Articolo 6 dell’accordo di Parigi. Questa sarà, però, una pericolosa distrazione che mina la rapida e giusta transizione dai combustibili fossili e la nuova finanza pubblica aggiuntiva dovuta dai Paesi sviluppati ai Paesi in via di sviluppo.

«È motivo di grave preoccupazione che mentre i paesi ricchi hanno bloccato le discussioni sulla finanza climatica e l’equità, ad ogni svolta durante questi colloqui, i mercati del carbonio stiano progredendo silenziosamente. I grandi inquinatori saranno contenti» – ha affermato Sara Shaw, coordinatrice per la giustizia climatica e l’energia.

«Fino ad oggi i mercati del carbonio hanno fallito. Non ci sono regole possibili che possano effettivamente far funzionare il mercato globale del carbonio. I mercati del carbonio sono una distrazione dalla vera azione per il clima e causano gravi danni, prevenendo la riduzione delle emissioni e il finanziamento per il clima, aprendo la porta a nuove tecnologie pericolose come la geoingegneria e minacciando le comunità del Sud del mondo con l’accaparramento della terra e le violazioni dei diritti umani” – ha continuato Sara Shaw. La COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 presso l’Expo City di Dubai» – conclude Sara Shaw – appare già come un’enorme battaglia tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo.

«Mentre guardiamo alla COP28, è ovvio che i Paesi sviluppati vorranno incolpare i Paesi in via di sviluppo per la mancanza di progressi, per la lotta sui programmi. Ma le lotte all’ordine del giorno sono un sintomo di un’ingiustizia più profonda. I Paesi in via di sviluppo stanno lottando per i finanziamenti per il clima che non solo sono loro dovuti, ma che sono necessari per garantire una giusta transizione verso un nuovo sistema di energia rinnovabile per tutti».

Nel frattempo, negli Stati Uniti, gli attivisti per la sostenibilità ambientale criticano la nuova scelta dell’amministrazione Biden che propone di aggiornare una vecchia legge sui programmi di leasing sulla terraferma per l’estrazione di petrolio e gas naturale, per rendere le tasse più eque, invece di mettere i combustibili fossili al bando; una scelta definita dagli ecologisti “un enorme fallimento di prospettiva, mentre il mondo vacilla da una catastrofe climatica all’altra.”

Sabato, 22 luglio 2023 – n°29/2023

In copertina: ecologisti statunitensi protestano contro le mancate promesse di Joe Biden sul clima – Foto: Center for Biological Diversity

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