Patologia da gioco e mafie
di Laura Sestini
Secondo l’Istituto Superiore della Sanità – ISS – in Italia ci sono circa 500mila giovani studenti della Generazione Z – ovvero i nati tra il 1995 e 2010 – a rischio di Internet Gaming Disorder – la dipendenza da giochi on line – che potrebbe preludere dipendenze ancora più gravi, dopo la maggiore età, per la ludopatia da gioco d’azzardo, recentemente rinominata Patologia da gioco d’azzardo.
In Italia non ci sono studi approfonditi sul Disturbo da gioco d’azzardo – DGA – ovvero sulle cause che possono indurre le persone al gioco seriale, tanto da non riuscire a trattenersi psicologicamente, ed economicamente, lontano dal gioco con l’illusione di vincere grandi importi, un disturbo comportamentale che vedrà minare la propria vita, la famiglia ed i rapporti interpersonali, entrando in un circolo vizioso identico alle dipendenze dalle sostanze stupefacenti. Difatti in Italia sono attivi 163 centri di disintossicazione e riabilitazione da DGA, connessi con il Ser.D., servizio pubblico per le dipendenze patologiche.
I dati sono allarmanti, poiché il gioco d’azzardo, tra le numerose varianti online e offline, aumenta sia sul piano economico che di marginalità sociale. L’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia l’azzardo è un’attività che coinvolge una popolazione di circa 5,2 milioni ‘abitudinari’, di cui circa 1,2 milioni sono considerati problematici, ovvero con dipendenza.
Il termine “dipendenza” in Italia si associa prevalentemente alla dipendenza fisica e chimica a una qualche sostanza stupefacente, alcool e tabacco.
La lingua inglese opera invece un’importante distinzione tra i termini addiction e dependence, dove quest’ultima sta al significato di dipendenza fisica, mentre addiction rappresenta molto meglio il rapporto che si crea, si struttura, si mantiene e si evolve nel tempo fra l’individuo affetto e l’oggetto da cui è dipendente; ossia il rapporto patologico di dipendenza che si sviluppa con le stesse dinamiche biologiche e caratteristiche fenomenologiche anche verso particolari tipologie di comportamento, che non implicano l’uso di sostanze psicoattive. In questo senso si parla di “dipendenze comportamentali”, le cosiddette non-drug-related behavioral addictions.
Tra le malattie riconosciute dall’ICD – International Classification of Diseases – sono individuate e catalogate altre dipendenze, tali la dipendenza generalizzata da Internet, il disturbo da gioco su Internet, il cybersex, il disturbo da shopping, la dipendenza da lavoro, dall’esercizio fisico, dall’affettività, dal cibo, e molte altre.
Tornando al gioco d’azzardo, in Italia questo è in forte crescita – circa il 20% in più nel 2022, rispetto al 2021, per un totale di 130 miliardi di Euro, che portano nelle casse dell’Erario fino al 30% della raccolta, ovvero l’ammontare complessivo delle giocate. Con il Covid 19, il trend si era fermato, ma in breve tempo è aumentata la scommessa online, ancora più difficile da individuare geograficamente ed anche nelle sue varie forme di illegalità.
Le prime concessioni per il gioco in territorio nazionale risalgono al Dopoguerra quando si dà vita al Totocalcio, alle lotterie nazionali e a quattro casinò. Fino al 1992 il Ministero degli Interni ha puntato alla limitazione del gioco d’azzardo, a fronte del rischio sociale, ma in seguito, e fino ai giorni nostri e in previsione futura, la deregolamentazione ha portato ulteriori miliardi nelle casse dell’Erario, proventi particolarmente utilitaristici nei momenti di crisi economica.
Dal 2003 al 2010 lo Stato spinge per rendere il gioco d’azzardo un settore economico indipendente, sotto un unico Ente, l’AAMS – Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato – Agenzia delle Dogane.
Infine, con il Decreto di “Ferragosto” del 2011 – del quarto Governo Berlusconi – l’AAMS acquisisce nuove autonomie e si liberalizza il gioco d’azzardo online, che introduce nuove giocate.
Il gioco d’azzardo, da alcuni anni è la nuova frontiera dell’illegalità.
La preoccupazione aumenta con l’attuale tentativo governativo di scardinamento del concorso esterno nelle organizzazioni mafiose, che butterebbe all’aria delle importanti norme varate negli anni precedenti, che si stanno inesorabilmente sgretolando dalla strage di Capaci, per cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avevano tanto lavorato.
Il contrasto al gioco d’azzardo come piaga sociale è “spacchettato” tra Stato, Regioni e Comuni, ma questi ultimi hanno ben poco potere. Iniziative vere al contrasto, se non l’obbligo di distanza delle sale giochi legali da luoghi sensibili come scuole, parchi pubblici, Bancomat, non ci sono. La Legge quadro – che necessiterebbe anche di un aggiornamento – non è mai stata attuata per mancanza del Decreto applicativo. Particolarmente necessario sarebbe l’interazione tra il ministero della Salute e l’Agenzie delle Dogane.
Se per gioco il legale è facile tirare le somme miliardarie delle entrate, i numeri esatti delle puntate illegali gestite dalle organizzazioni criminali sono pressoché impossibili da quantificare, ma è chiaro che sono importi altrettanto ingenti.
Inoltre, le mafie intervengono indirettamente anche sul gioco legale, con i prestiti di denaro ai giocatori e la loro restituzione.
L’importo italiano annuale medio di gioco d’azzardo nel 2021 è di 2.229 Euro pro capite.
Nel panorama italiano, la Toscana, il cui importo medio pro capite è di 1800 Euro, presenta un’eccezionalità con il Comune di Prato, divenuto laboratorio sperimentale di contrasto al gioco d’azzardo poiché i suoi cittadini giocano quasi il doppio della media regionale, per 3098 Euro a testa.
Nonostante il primato di Prato, in Toscana il primo Comune sul podio è Montecatini Terme (PT) con 4.671 Euro, seguito da Casola in Lunigiana (MS) con 3.983 Euro e Sillano Giuncugnano (LU) con 3.751 Euro.
La peculiarità della città di Prato è la percentuale di cittadini stranieri che vi risiedono, di cui ufficialmente i Cinesi, circa 30 mila, cifra non esatta a causa degli illegali, sono il 64% degli immigrati. Prato ospita in città il 24 per cento di stranieri, rispetto al 9 per cento nazionale, e cresce demograficamente rispetto alla tendenza italiana.
I cinesi hanno un forte legame con il gioco d’azzardo, che nasce con la Cina stessa, per lo spiccato senso di scaramanzia che riguarda la Fortuna. In Cina, a parte la Lotteria nazionale, il gioco d’azzardo è vietato, quindi i Cinesi che risiedono all’estero si lanciano nella sfida alla fortuna, molto attenti anche ai numeri, pure quelli di telefono. Ciò riguarda anche le seconde e terze generazioni, influenzati dalle smanie familiari e parentali.
La presenza della comunità cinese sul territorio pratese, molto dinamica ed imprenditoriale, è obiettivo delle microcriminalità, poiché i cinesi hanno abitudine di andare in giro con somme ingenti di denaro contante. Questo serve anche per giocare a carte o nelle sale giochi, fenomeno che coinvolge anche gli adolescenti. La comunità cinese è permeabile e non denuncia l’usura o la criminalità. Il gioco d’azzardo fisico VLT – tipo di slot machine più evoluta – a Prato è del 50%, una percentuale che batte tutte le tendenze italiane. Normalmente si gioca da soli contro la macchinetta, al contrario i cinesi giocano in gruppo, con scommesse più alte, con banconote e non monete, e sono anche ingenti.
Il gioco d’azzardo arricchisce le mafie, mentre aumentano le patologie, la disgregazione familiare, l’impoverimento e la necessità di denaro.
Il gioco d’azzardo non riguarda solo la parte maschile della società, come si potrebbe facilmente presumere, ma coinvolge anche gli anziani di ambo i sessi e le donne.
Sabato, 5 agosto 2023 – n°31/2023
In copertina: foto di Bruno/Pixabay