venerdì, Novembre 22, 2024

Notizie dal mondo

Israele vs Gaza

La complicità occidentale

di Laura Sestini

Se l’azione omicida di Hamas – l’organizzazione palestinese islamista che in queste ore cruciali viene ben spiegata da alcuni esperti, con precisi punti salienti della sua nascita e sviluppo – è condannabile a tutti gli effetti, come può essere sostenuta incondizionatamente, per la parte opposta, l’ulteriore azione omicida delle forze militari israeliane, che senz’altro non agiscono per decisione propria, con i bombardamenti perpetrati a tappeto su Gaza?

Le potenze americane ed europee sono pienamente implicate negli omicidi di massa israeliani, senza distinzione di genere e di età nella popolazione civile, né della posizione politica, per cui Hamas non gode della maggioranza di consenso tra i cittadini gazawi.

Lo scopo dell’attacco israeliano è uccidere quanti più Palestinesi possibile e rendere Gaza un luogo inabitabile, come se già non fosse abbastanza inospitale, una prigione a cielo aperto, dove anche solo per lavorare fuori dal “recinto”, si subiscono gravi e inaudite discriminazioni e violenze quotidiane.

Il regime di Netanyahu intende cancellare l’esistenza di Gaza, un fatto confermato dall’annuncio di giovedì 12 ottobre, secondo cui Israele ha sentenziato che oltre un milione di persone che vivono nella parte settentrionale di Gaza evacuino verso Sud entro 24 ore. Una marcia forzata della morte, per iniziare a breve l’invasione, i rastrellamenti, con le truppe di terra entro il territorio palestinese.

A Gaza vivono circa 2,2 milioni di persone, un’area con una delle più alte densità di popolazione al mondo. Metà della popolazione, circa un milione di individui ha meno di 18 anni; tutti sono intrappolati dalla chiusura dei valichi di frontiera tra Israele ed Egitto e stanno affrontando carenza di cibo ed acqua, mentre gli ospedali sono al collasso per le migliaia di feriti.

La furiosa azione militare israeliana sulla Striscia di Gaza, di reattività all’attacco dei militanti di Hamas, è un vero crimine di guerra contro l’umanità, portato avanti con il pieno sostegno degli Stati Uniti e di tutte le potenze occidentali.

Le forze di difesa israeliane hanno sganciato sulla piccola enclave 6mila bombe per circa 4 mila tonnellate di peso. Secondo le autorità sanitarie palestinesi, sono state uccise 1.417 persone, metà delle quali sono donne e bambini, ma il bilancio delle vittime diverrà senza dubbio molto più alto.

L’Autorità Palestinese ha reso pubblico un video del campo profughi di Jabalia, nel Nord di Gaza, dove vive una popolazione di 116.000 abitanti stipata in meno di due chilometri quadrati. L’AP ha dichiarato che il campo è stato “raso al suolo” dagli attacchi aerei israeliani.

Il governo di Netanyahu ha tagliato tutte le forniture di elettricità, acqua e carburante verso Gaza, un atto di punizione collettiva che già di per sé costituisce un crimine di guerra, con il potenziale del genocidio.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha avvertito che “gli ospedali rischiano di trasformarsi in obitori” poiché i loro generatori di corrente alimentati a carburante andranno ad esaurirsi, mentre Israele rifiuta di aprire dei corridoi umanitari per evacuare i malati gravi e i feriti. Il supporto vitale per i bambini nelle incubatrici e per i pazienti anziani è già stato disattivato.

Netanyahu ha affermato che “ogni uomo di Hamas è un uomo morto”, dopo la conferma di un governo di emergenza con il leader dell’opposizione Benny Gantz. Gantz stesso non è meno assetato di sangue, dichiarando che sia “tempo di guerra” e che Israele intende cancellare Hamas dalla faccia della Terra.

Il gruppo militante nazionalista che ha guidato l’assalto contro Israele ha ottenuto il sostegno di oltre 400.000 abitanti di Gaza nelle elezioni del 2006, meno del 25 per cento dei cittadini gazawi, ma i numeri reali non sembrano interessare a Primo ministro israeliano, né alla Knesset in generale.

Le dichiarazioni rimandano a quelle del regime nazista in Germania, quando gli ebrei del ghetto di Varsavia insorsero all’inizio del 1943 contro l’occupazione nazista, seguiti un anno dopo dalla resistenza polacca; per reazione il regime di Hitler rase al suolo la città in un modo paragonabile alla distruzione di Gaza che pare già avviata.

L’amministrazione Biden e i media occidentali, giustificando il massacro, tentano di dipingere l’attacco di Hamas ai civili israeliani come un oltraggio inspiegabile, spiegandolo niente altro che “puro male”. Ma la verità è che la ribellione è provocata da decenni di implacabile oppressione da parte del governo israeliano contro i Palestinesi.

Nei mesi scorsi, in seguito alle politiche sempre più repressive del governo di Netanyahu, quasi tremila intellettuali, prevalentemente ebrei provenienti da tutto il mondo, hanno firmato una lettera dal titolo “L’elefante nella stanza”, in cui sono descritte le condizioni che hanno preceduto l’attacco di Hamas, facendo riferimento al collegamento diretto tra il recente attacco di Israele alla magistratura e l’occupazione illegale dei Palestinesi nei Territori occupati. Al popolo palestinese mancano quasi tutti i diritti fondamentali, compreso il diritto di voto e di protesta, e affrontano una violenza costante. Solo nel 2023, le forze israeliane hanno ucciso oltre 190 Palestinesi in Cisgiordania e Gaza e demolito oltre 590 strutture. I vigilanti dei coloni bruciano, saccheggiano e uccidono impunemente.

Inoltre è necessario evidenziare che il PIL pro capite medio annuo in Palestina è pari a 3,660 dollari statunitensi (2022), mentre PIL pro capite medio annuo in Israele è pari a 52,100 dollari (2023).

Nella lettera firmata dagli intellettuali si sostiene che “Non può esserci democrazia per gli ebrei in Israele finché i Palestinesi vivono sotto un regime di apartheid come lo hanno descritto gli esperti legali israeliani ed anche l’ONU. In effetti, lo scopo ultimo della revisione giudiziaria è quella di inasprire le restrizioni su Gaza, privare i Palestinesi di pari diritti sia al di là del muro che all’interno del loro perimetro; annettere più terra e pulire etnicamente tutti i territori sotto il dominio israeliano dalla popolazione palestinese”.

Tutto ciò viene deliberatamente mascherato. Da tempo è stata architettata una narrazione totalmente falsa e menzognera, secondo la quale Israele sarebbe vittima di attacchi da parte dei Palestinesi – la narrazione sull’antisemitismo – che in realtà sono oppressi e sottoposti a ripetuti bombardamenti e massacri da decenni.

Il governo israeliano e i suoi sostenitori stanno cercando di sfruttare la Shoah per giustificare i propri crimini di genocidio, con totale l’appoggio dei paesi occidentali e della stampa mainstream.

Il viaggio in Israele di Blinken ha fatto seguito al discorso del Presidente americano Joe Biden, e lo stesso ha denunciato la rivolta palestinese come espressione del “male puro e genuino”. Intervenendo a margine del vertice dei ministri della Difesa della NATO a Bruxelles, il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha confermato che “nessuna condizione” verrà posta su come verranno utilizzate le armi fornite a Israele dagli Stati Uniti”.

Contemporaneamente il ministro isreliano della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, ha ordinato al suo ministero di acquistare 10mila fucili d’assalto per armare le milizie dei coloni. Ben-Gvir era stato precedentemente condannato per incitamento razzista per aver gridato “morte agli arabi” e per aver sostenuto un gruppo terroristico.

Il massacro israeliano gode del pieno sostegno e incoraggiamento delle potenze europee e degli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha incontrato Netanyahu, mentre veniva pianificata l’invasione, per dichiarare il suo pieno sostegno a Israele. Alla domanda in un’intervista con NBC News se ci fossero “linee rosse” che Israele potrebbe oltrepassare, Blinken ha risposto che “non entrerà in nessuno dei dettagli operativi e, ancora una volta, siamo determinati a sostenerli”.

In questo difficile contesto geopolitico, tragico e subdolamente descritto, le uniche tangibili realtà sono: l’ordine di Netanyahu dell’esodo verso la parte meridionale della Striscia di Gaza dei Palestinesi che risiedono nell’area Nord del territorio, lungo le strade bombardate dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF), mentre i leader israeliani chiamano i Palestinesi “animali umani” ; le azioni individuali, come effetto delle operazioni militari israeliane, per cui è stato ucciso in Francia un professore, e ferite gravemente altre persone, per mano di un giovane ceceno islamista di nazionalità francese; le proteste che si sono accese in tutto il mondo occidentale ed arabo contro l’operato commesso dal regime israeliano e dai suoi alleati occidentali, in audace disobbedienza alle denunce dei media mainstream nei confronti dei Palestinesi, alle intimidazioni della polizia e ai divieti di protesta.

Le potenze europee e statunitensi, nello scontro simbolico (e fisico) dei due mondi occidentale ed arabo, solo per il gusto di avere il potere in mano ed una ragione giustificata, ma terribilmente ingombrante, saranno consapevoli che si stanno tirando la zappa sui piedi con le proprie demagogie a cui moltissimi Paesi – e singoli cittadini – fanno finta di credere? Le bugie hanno le gambe corte, afferma un detto popolare, e prima o poi la verità emergerà per la spinta naturale della vita, che di per sé rappresenta la perfezione a 360 gradi, basta saper aspettare; nella virtù della pazienza, i Palestinesi, in 75 anni di fondazione e violenze dello Stato di Israele, hanno dimostrato di essere dei veri maestri.

Sabato, 14 ottobre 2023 – n°41/2023

In copertina: Gaza sotto i bombardamenti israeliani – Foto: Al Araby – CC BY-SA 3.0

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