Quella mezza truffa del peccato originale
di Samanta Giannini
Era un giorno di luglio, per me neanche troppo caldo, ma uno di quei giorni in cui cerchi fortemente una sorta di ispirazione, un segno più o meno divino, bontà Sua, che chiarisca la nebbia di alcuni pensieri. Quale migliore posto che non il mio amato fiume? Solitamente me ne sto abbarbicata su una roccia, in alternativa, la riva rimane comunque un evergreen. Sempre abbastanza lontana dall’acqua, per me troppo fredda anche ad agosto, nemmeno il miraggio di una terapia d’urto contro la lassità cutanea dell’età che avanza – il freddo pare faccia bene alle cosce – vince sul fastidio del freddo nel corpo ed invece, proprio quel giorno lì, dopo essere stata su uno scoglietto decido di concedere alle mie cosce la chance della svolta e mi accoccolo in acqua tra sassi e sassetti.
Scomoda come un marito con moglie e due figlie in un sabato di shopping, non trovo posa; e girati e spostati e cambia fianco e incrocia le ginocchia; con un’alta probabilità di finire al Rizzoli da lì o poco, attenziono uno strano movimento acquatico e mi dico: “No dai, non è”, “No dai non po(le) esse”; “eppure c’ho l’occhiali novi”. Rimetto a fuoco quello strano muover di H2o e taaaacccc ….eccome se era, era proprio lui, ad un metro scarso da me.
Beh, come segno divino non c’è male! Un serpente che si pone innanzi ad una donna ha da sempre fatto tendenza. Stai a vedè che divento più influente della Ferragni!! Che faccio? Urlo? Non c’è nessuno. Fuggo? Ma noooo e perché dovrei? In fondo dal paradiso terrestre, Eva, per aver fatto due chiacchiere con una serpe è solo scesa in terra e ai tempi suoi beh, proprio così schifo questo globo non faceva. Ma io, dove potrei far scendere l’umanità a questo giro? Beh, mi sa che più giù della terra ci sia rimasto solo un posto. Vuoi vedere che faccio spedire tutti all’Inferno e non se ne parla più? Forse è la volta buona, eh !
Vero è che per uno spettegolamento a fondo giardino, quella ragazza si è portata dietro uno stigma non da poco; non sono state proprio due chiacchiere da bar le sue, ma essere vilipesa per millenni da una opinione pubblica, diciamo un po’ suggestionata, guidata e indirizzata, da furbacchioni belli scafati, non farebbe piacere a nessuno. Giusto ?
Location: il Giardino dell’Eden.
Attori protagonisti: un albero, un serpente, la Signora Eva.
Attore non proprio protagonista: il Signor Adamo. L’albero; un bell’alberone, diciamo di mele, per comodità, anche se varie traduzioni indicano altro, piazzato al centro del più bel giardino dell’Universo, bello carico di frutti, ribattezzato “Albero della conoscenza del bene e del male”, che come nome, mi pare abbia tutto il suo perché; conditio sine qua non per rimanere in quella bella location ad libitum è non mangiarne il succulento frutto.
Il serpente: inquilino con contratto di comodato d’uso a vita del suddetto albero, al quale, come a tutti gli inquilini privilegiati ed esenti da affitto, anche equo canone, piace mettere bocca non solo sulle vicende del condominio, ma dell’intero quartiere.
Eva et Adamo: coppia classica, di quelli che si conoscono da sempre, lui non proprio un fulmine di guerra, lei invece decisamente più vispa, ma per millenni sottostimata, sottovalutata e pure spesso infamata.
Trama in breve: Eva si fa convincere dal serpente a mangiare il frutto di quell’albero, anche se Dio glielo aveva decisamente proibito. Da lì il putiferio. Non ci si è capito più nulla se non che a questa donna e a tutte quelle dopo, da quel momento viene assegnata la medaglia della colpa e la coppa della vergogna. Il primo vero caso di gogna mediatica, vogliamo dire un po’ indotta? Un po’ costruita? Eh dai su, diciamolo, senza paura di essere irrispettosi o addirittura blasfemi. Facciamo chiarezza, ce n’è bisogno.
Ad Eva, da millenni, si attribuiscono tutte le disgrazie planetarie. E’ vero o no ? Perfetto capro espiatorio nella tarantella dello scarica barile: “Eh se non ci fosse stata Eva a farci cacciare dal Paradiso staremmo tutti meglio”; “Eh se Eva non avesse dato retta al diavolo serpente non dovremmo patire qui in Terra”; “E se Eva non avesse fatto e se Eva non avesse detto”. In poche parole è tutta colpa di Eva. Eh, certo, se te la presentano così, ben difficile vedere oltre. Se poi aggiungiamo a tutto questo un certo grado di paraculismo tipico delle umani genti, uno “spicchio” di vigliaccheria genetica, l’ignoranza e la tendenza a farsi un po’ abbindolare, beh il gioco è fatto.
“Ma Eva ha disubbidito alla “legge” di Dio”. Beh, detta così effettivamente come non avercela con questa ragazza? Come non darle l’atavica colpa dell’umana disgrazia? “Peccato” che di fatto il messaggio che ci avrebbero dovuto tramandare non era proprio nato con il focus sulla colpa.
Io serpente, di fatto creatura divina, altrimenti col piffero che stavo su quest’albero, dico a te Eva : “Se mangi questo frutto diventi come Dio”. Eva poteva rispondere “No grazie, non mi pare il caso, faccia come se avessi accettato”?
No, scusate, chi non avrebbe accettato? Ma se alle soglie del terzo millennio quando hanno offerto un elisir di lunga vita per poter essere i privilegiati, i semi immortali seduti al tavolo di un bar ed i più hanno accettato, vogliamo puntare il dito su una povera donna che almeno in cambio aveva la prospettiva di diventare come Dio? Cioè poter bere un cappuccino senza lattosio è meglio che diventare Dio? Parliamone!
Il serpente dice ad Eva: “Attenzione cara, se tu mangi il frutto dell’Albero della conoscenza del bene e del male certo che diventi Dio, ma ricordati che Lui non vuole. S se lo fai ti accolli onori, ovviamente, ma anche oneri eh; poi entri in gorghi mica da poco e rischi di fare la fine del mio collega al fiume quel giorno di luglio; io te lo dico in amicizia, poi ti tocca uscirci dal gorgo e se ci esci poi attivi il tuo “Divino”, mica roba da poco eh! ” ( cit. Mario Betti, Medico Psichiatra).
Beh, forse se gliela avesse messa così chiara, un pensierino ce l’avrebbe fatto Eva se mangiarla o no quella melina, ma del resto i messaggi subliminali a cosa servirebbero?
“Se mangi il frutto entri nel dualismo – di ciò che è bene e ciò che è male; ed entrare nel dualismo cosa vuol dire? Vuol dire entrare nel giudizio e quindi cominciare a giudicare te stesso e gli altri.” ( cit M. B. ).
Che però scusate, a mio avviso non è poi così male; se non ci si interroga mai su cosa può essere bene o male e si prende tutto come fatto e finito, impacchettato con un bel fioccone, per bocca di altri, beh, non è che ci possiamo ritenere poi tanto liberi di arbitrare. Sono anni ed anni che ci rimbalzano tra un tu non puoi giudicare me ma io posso giudicare te; ah no aspetta però se fai un certo tipo di percorso, dopo puoi giudicare pure tu; Ah no aspetta ancora un attimo, “il giudizio non ci deve essere perché fa di te un superbo ed arrogante” e tante altre belle robe che alla fine, anche una tua opinione finisce per essere tacciata come giudizio.
Ma che, davero davero? Oh ragazzi, “mettere giudizio” non è una frase creata così ad minchiam. Il giudizio è pure cognizione di causa, crescita, evoluzione e perché no aggiungiamo pure il santo discernimento, mica roba da mercatino del riciclo.
Il libero arbitrio senza discernimento è come una Lamborghini senza motore. Che ci fai? Niente.
Ergo ringraziamo tutti Eva dai, che se a qualcuno il cervello ancora funzionicchia lo deve solo a lei.
Come è finita la storia del serpentello del fiume? Più che serpentello lo definirei “grande maestro della loggia fluviale”. Ogni sua spinta a risalire la corrente trasudava forza, tenacia, grinta e seppur magrolino pure una certa possenza.
Cari miei lettori, i vortici non sono gli stessi per tutti, non hanno tutti la stessa grandezza, non hanno tutti la stessa forza centrifuga. La differenza nell’affrontare un vortice, la fa la percezione che se ne ha; se tocchi con i piedi, se hai un salvagente, se hai una roccia vicino, il Dna, la struttura fisica, quanta esperienza di vortici hai e l’elenco è infinito.
La differenza la fanno molti fattori ma nei gorghi dei vortici della vita la differenza la fa, di fatto, chi ci è dentro e le sue caratteristiche.
I serpenti hanno confidenza con l’acqua, sono abili nuotatori ed hanno una buona resistenza in apnea ma era chiaro, chiarissimo che quella bestiola fosse in quel momento, estremamente impaurita nonostante la sua natura e che comunque lì non ci volesse più stare. Voleva farcela. Lì, in quel punto e ce l’ha fatta. Con un’ ultima disperata spinta raggiunge la roccia a fianco alla mia; spalmandosi esausta per tutta la sua lunghezza sul masso, immobile. Si era salvata o aveva “scelto” di salvarsi? Domandiamocelo va’, che non fa mica male al fegato, eh!
Qualcuno mi ha detto: “Per i miei gusti, ci sei stata fin troppo lì”. Può essere. Ma nella vita ci sono momenti per fuggire ed altri per restare, osservare anche quello che non ci fa comodo, quello che ci sposta dalla nostra zona di comfort è un dovere; forse il primo grande dovere a cui dobbiamo sottostare e a nostra volta insegnare. Senza riserva. Come una diligentissima Eva sono stata in ascolto del messaggio, che chiaro e forte è arrivato.
Questa vicenda ci ricorda che uscire dai vortici è compito nostro, del nostro giudizio, dell’osservazione del mondo e di noi in un continuo gioco di specchi dal quale sottrarsi vuol dire perdere una occasione, quella della riunione con la nostra parte divina, senza disdegnare le botte di deretano per carità, ma anche quelle vanno sapute riconoscere. Che diamine !
Dio: “Cara Evuccia mia, una cosa non dovevi fare in quel giardino ed invece l’hai fatta. Brava”.
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Versione in lingua bulgara: https://cafearte.bg/if-eve-had-not-kicked-us-out-of-paradise/
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Sabato, 25 novembre 2023 – n°47/2023
In copertina: Adamo ed Eva nel paradiso terrestre