venerdì, Novembre 22, 2024

Italia, Politica

Ricordiamo “Mani Pulite”

La stagione di lotta alla corruzione e al rapporto criminogeno tra affari e politica

di Giuseppe Gallelli

E’ doveroso ricordare il 32° anniversario dell’inizio di “Mani Pulite”, l’inchiesta giudiziaria che avrebbe dovuto cambiare l’Italia.

Nel biennio 1992-93 del secolo scorso, leader ed esponenti dei partiti furono chiamati a rispondere, da parte dei giudici di Milano, ma poi anche di magistrati di altre zone d’Italia, di un sistema politico fatto di corruzione e di commistione criminale tra affari e politica.

Ricordiamo il coraggio civile e la difesa della legalità e dei valori costituzionali di quei giudici che perseguirono reati che avevano portato l’Italia sull’orlo del baratro.

Purtroppo quella stagione si è conclusa esclusivamente sul piano giudiziario, senza incidere sostanzialmente nella formazione civica e culturale e politica di molti pubblici amministratori, in modo che il rispetto della legalità diventasse norma quotidiana al loro agire politico.

I partiti, così, hanno sprecato una grande opportunità, perché non sono stati capaci di trasferire dal piano giudiziario a quello politico, civile e culturale quella esperienza per creare una classe dirigente autenticamente nuova che aprisse una stagione migliore nella politica italiana.

Purtroppo, a distanza di 32 anni, nulla è cambiato e lo apprendiamo tutti i giorni dalle cronache giudiziarie di giornali e TV, fino a quando potranno farlo.

Anzi la “casta”, favorita dai governi che si sono succeduti, si è meglio organizzata, fortificata e modernizzata, stabilendo legami con mafia e criminalità per spartirsi appalti e finanziamenti pubblici.

La situazione sta peggiorando ulteriormente con il governo Meloni, in particolare, con la stretta del ministro Nordio sulle intercettazioni – strumento indispensabile per scoprire i reati nella Pubblica amministrazione; con il divieto ai giornalisti di pubblicare le ordinanze cautelari, fatto che lede in modo grave la libertà d’informazione sui crimini; con la riforma dell’abuso d’ufficio, che in effetti diviene abolizione di fatto di questo reato che secondo molti magistrati favorisce le organizzazioni criminogene; con la riscrittura del traffico di influenze illecite che farà tabula rasa dei procedimenti in corso e delle condanne passate in giudicato; con il progetto legislativo per l’abolizione della legge Severino, nella parte in cui prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza per gli amministratori locali condannati in via definitiva e la sospensione per 18 mesi anche in caso di condanna in primo grado.

Manca oggi, un moto popolare di protesta e di sostegno alla magistratura, come allora, e dilaga l’individualismo, il pensiero unico e il disinteresse per l’illegalità.

L’accentramento della gestione della politica, infatti, la professionalizzazione della medesima con una competizione elettorale sempre più individualistica che richiede sempre maggiori risorse , la mancanza di filtri e di controlli sia al centro che sui territori, le carenze formative e culturale di buona parte della nuova classe politica dirigente, fanno sì che in alcune situazioni si creino rapporti sempre più ambigui e delittuosi con mafia e mondo della criminalità organizzata, oggi ancor più di ieri, soprattutto c’è molto da proccuparsi nella gestione dei fondi del Piano di sviluppo verde e digitale del Paese ( Pnrr).

Da sx Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto (1986)

L’esperienza di “Mani pulite” sembra oggi del tutto scomparsa, senza lasciar traccia. Sembra ormai tramontata la possibilità di una stagione di legalità diffusa nella società, nell’economia e nella politica italiana.

Tangentopoli è viva e operativa ancor più di prima, anzi si è trasformata e aggiornata perché la criminalità vive accanto a noi nei Comuni, nelle Regioni, nei luoghi della nostra quotidianità, prosperando nel mare della spesa pubblica, dato che sono stati smantellati del tutto i controlli amministrativi e i poteri di controllo delle Assemblee elettive e la Corte dei conti arriva troppo tardi.

Ricordiamo, intanto, quella memorabile stagione e segnaliamo ai giovani il coraggio e l’amore per la legalità e per il nostro Paese di quei giudici che tentarono di fare pulizia nella casta politica, compiendo con dedizione, imparzialità, autorevolezza ed onore il loro compito al servizio dei cittadini.

E suggeriamo anche ai partiti e alla politica uno stile più parsimonioso, eticamente ineccepibile e decisamente legale e trasparente da parte di tutti gli amministratori prima che sia troppo tardi.

Al Governo non solo di rammmentare Falcone, Borsellino e tutti coloro che hanno dato la vita per difendere la legalità nel nostro Paese, ma di applicare i dettami costituzionali e di onorare la nostra Costituzione occupandosi, come priorità assoluta, della lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, mare magnum dell’illegalità, degli sprechi, dei reati penali, di un’economia distorta e della degenerazione della nostra democrazia.

Sabato, 10 febbraio 2024 – Anno IV – n°6/2024

In copertina: Gherardo Colombo ex magistrato di Mani Pulite – Foto: Andreas Carter (2007) – CC BY-SA 2.5

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