Rapimenti e stupri: le tattiche per mantenere il controllo sui civili
di Laura Sestini
Il 17 agosto 2020, l’agenzia di stampa Anha News ha riportato l’arresto, da parte dei servizi di sicurezza, nella regione dell’Eufrate (in Siria di Nord-Est), di un agente dei servizi segreti turchi (MÎT), tale Ibrahim Bashar Duika – un giovane curdo di 20 anni, che ha ammesso i suoi crimini, commessi dal 2018 – ovvero da quando la Turchia e i suoi mercenari invasero la regione a maggioranza curda di Afrin con l’Operazione Ramoscello di Ulivo, iniziata a gennaio dello stesso anno.
All’epoca, il giovane viveva a Rajo, nel distretto di Afrin, e sbarcava il lunario attraverso la vendita di droghe e alcolici agli stessi mercenari del Free Syrian Army (Esercito Libero Siriano, adesso Esercito Nazionale Siriano) a seguito della Turchia, che poco tempo dopo gli avrebbero proposto la collaborazione come informatore.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa: “I mercenari della fazione Al-Hamzat del cosiddetto ‘Esercito Nazionale Siriano’ hanno offerto a Ibrahim di lavorare con loro come informatore sulle famiglie curde residenti ad Afrin e dopo solo un mese il giovane è diventato uno dei membri più vicini di Abbas, il leader della suddetta fazione di mercenari jihadisti“.
Lo stesso Ibrahim afferma: “Durante la guerra ad Afrin, Abbas e i servizi segreti turchi mi hanno chiesto di fornire informazioni sulle posizioni delle SDF – le Forze Democratiche Siriane. I bombardamenti aerei che ne sono conseguiti hanno portato, difatti, alla morte di un certo numero di combattenti“.
Uno dei leader dell’intelligence turca, chiamato Gamp, ha chiesto a Ibrahim di unirsi a un campo per l’intelligence e l’addestramento militare all’interno del territorio turco, come ha confermato lo stesso Ibrahim che racconta di aver attraversato il confine insieme a 15 giovani arabi per ricevere un addestramento della durata di 25 giorni.
In seguito il giovane Ibrahim Bashar è stato dotato di un’arma personale, bombe a mano, nonché di un Kalashnikov e dispositivi mobili, ed è stato promosso al ruolo di accompagnatore di Abbas, il leader del gruppo Al-Hamzat, nelle sue missioni all’interno di Afrin, durante tutto il periodo che è seguito all’occupazione della provincia da parte dei mercenari, su ordine turco, e tuttora in atto.“Mi hanno chiesto di rapire donne, bambini e ragazze curde delle zone e dei villaggi“- racconta ancora il giovane. “Lo facevamo regolarmente. A volte abbiamo rapito tra le 20, 40 o 50 donne e ragazze al giorno sotto la minaccia delle armi. Una volta arrivate nei campi (sede dei gruppi mercenari) quelle donne sarebbero state distribuite ai combattenti dell’Esercito Siriano Libero, per essere utilizzate come schiave del sesso. Io stesso ho violentato circa 20 ragazze curde”.
Ibrahim afferma anche di aver partecipato al processo di uccisione di civili curdi e all’occultamento dei loro corpi nel fiume Nero, al confine tra Siria e Turchia: “I rapimenti di sceicchi (anziani o capo villaggio, n.d.g.), uomini e giovani, da parte delle fazioni affiliate alla Turchia avvengono su larga scala, e alcuni dei rapiti sono stati portati lungo il fiume che attraversa la regione di Afrin e uccisi. Anch’io ho sparato a numerose persone, in momenti diversi”.
Nel frattempo, dalla parte opposta del confine siriano, quindi in terra turca, nel periodo del lockdown e finanche ai giorni odierni, si denunciano numerose sparizioni di donne curde, per lo più giovani, ma non mancano di essere rapite e subire stupri donne in età più avanzata.
Sull’argomento dei femminicidi, nei giorni scorsi, l’Assemblea del Movimento delle Donne Kongra Star (organizzazione ombrello che raccoglie tutte le organizzazioni femminili curde) ha riportato sul proprio profilo Twitter https://twitter.com/starrcongress l’arresto del giornalista Idris Yayla, colpevole di aver denunciato pubblicamente un militare dell’esercito turco, Musa Ohran Tutuklansin, per aver rapito, stuprato e torturato per 20 giorni una diciassettenne curda, deceduta una volta arrivata in ospedale, le cui iniziali erano I.E.
“Questo è un altro esempio del fascismo e delle politiche di femminicidio e monte dello Stato turco“- affermano le portavoci di Kongra Star. “Impunità per gli stupratori e gli assassini e nessuna giustizia per le donne violentate e uccise. Questo è tutto ciò contro cui stiamo combattendo. Musa Orhan, il soldato turco stupratore è libero, dopo aver commesso sequestro di persona, stupro e femminicidio. Ma il vero problema non è lui, bensì un’ideologia e un progetto tattico per mano dello Stato turco nei confronti delle donne e del popolo curdo”.
La violenza sulle donne è un fenomeno di grande attualità e numeri in Turchia, ma, nonostante ciò, nelle scorse settimane Erdoğan paventava di uscire addirittura dalla Convenzione di Istanbul, decisione contro cui si è schierata pubblicamente anche l’Associazione di Donne Islamiche Kadem, la cui vicepresidente è Sumeyye Erdoğan Bayraktar, figlia dello stesso Presidente turco.
I rapimenti, gli stupri, le uccisioni, le sparizioni delle donne curde sia in Siria del Nord che in Turchia, sono un fenomeno reiterato fin dall’ascesa della guerra civile siriana e l’avanzata dei mercenari jihadisti affiliati all’Isis, supportati in alcune fazioni dallo Stato turco; quegli stessi mercenari che negli ultimi mesi sono stati traghettati a migliaia in terra libica, da navi turche, a supporto di Fayez al-Sarraj e del GNA – il Governo di Accordo Nazionale istituito dalle Nazioni Unite e dai Paesi occidentali – di cui la Turchia è tacitamente un supporto militare.
Intanto, in Turchia, l’anziana madre di I.E. si appella alla giustizia: che il sangue di sua figlia non venga lasciato a terra.
In copertina: La madre di I.E. la minorenne curda deceduta a causa della violenza subita. Foto ©jiyanhaber.net (tutti i diritti riservati).