Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi
di Laura Sestini
Nel 1966, Michel Monet, figlio minore di Claude Monet (il maggiore, Jean, anche lui pittore, era scomparso nel 1914), dopo 40 anni dalla morte del padre, donerà una cospicua collezione dei dipinti del “rivoluzionario impressionista” al Musée Marmottan Monet, di proprietà dell’Académie des beaux-arts, divenuto custode della maggiore raccolta al mondo di sue opere, assolvendo al mandato di diffondere la conoscenza della sua produzione e la poetica. Ancor prima, il palazzo che ospita il museo parigino era stato donato dal collezionista Paul Marmottan, nel 1932, all’Académie des beaux-arts.
Nel 2024 ricorre il 150° anniversario della nascita dell’Impressionismo, ovvero dall’evento espositivo, del 15 aprile 1874, quando nella galleria del fotografo Félix Nadar a Parigi, si inaugurerà una mostra che cambierà per sempre la storia dell’arte. In quello spazio espositivo verranno esibite 165 opere eseguite da 31 artisti appartenenti alla cosiddetta “Società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori”, tra cui, allora sconosciuti, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cezanne, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Edgar Degas, Berthe Morisot. Fu in occasione di questa esposizione che il critico Louis Leroy coniò il termine “impressionismo”. Tra i giovani artisti che componevano il gruppo, il termine “anonima” aveva generato lunghe ed accese discussioni con la precisa volontà di non dare una esplicita connotazione all’indirizzo artistico del gruppo stesso, composto anche da diversi pittori italiani, come Giuseppe De Nittis.
Snobbata dal pubblico e dalla critica e guardata con arroganza dall’altezzoso mondo accademico, l’esposizione venne definita “un insieme caotico, come di indecifrabili raschiature di tavolozze” da Ernest Chesneau, il giornalista più in voga del “Paris Journal”. La mostra fu un fallimento sotto tutti i punti di vista. Monet in quell’occasione esponeva sette opere, tra cui Impressione, levar del sole, dipinta nel 1872, che sulla tela fissa una impressione visiva, una sensazione piuttosto che una vivida riproduzione della realtà, mettendo al centro il colore e la luce del sole che sorge. Questo piccolo quadro, oggi conservato al Musée Marmottan Monet e diventato un’icona al pari della Gioconda di Leonardo, fu un punto di inizio e per cui gli artisti vennero allora definiti con disprezzo e sarcasmo “impressionisti”.
Gli artisti aderenti al movimento impressionista erano considerati dei sovversivi, poiché scardinavano tutti i principi della pittura accademica, sia con una nuova tecnica pittorica, a pennellate veloci, o macchie di colore, ma prima di tutto perché trascinarono la pittura en plein air, fuori dai laboratori e degli atelier al chiuso, riportando nelle loro opere soggetti e oggetti reali, la natura e le impressioni che emanava nelle sue infinite sfumature.
Al Centro Culturale Altinate – San Gaetano di Padova, saranno esposte fino al 14 luglio sessanta opere di Monet e dei suoi maestri e compagni di strada, Boudin, Delacroix, Jongkind, Renoir e Rodin. La maggior parte delle opere presentate a Padova costituisce l’eredità diretta di Claude Monet, quelle che l’artista conservava gelosamente nel suo atelier e nella casa di famiglia, alcune da cui il grande pittore non aveva mai voluto separarsi durante la vita. In un doppio evento tra il Musée Marmottan Monet e il Centro Culturale Altinate – San Gaetano per le celebrazioni del 150°, la mostra sarà uno dei momenti salienti della stagione culturale di Padova per il 2024.
Monet diverrà maestro del plein air andando alla continua ricerca dei colori e delle vibrazioni luminose. Tra le frasi celebri del fondatore dell’Impressionismo, troviamo “Il mio giardino è l’opera d’arte più bella che io abbia creato”.
Nel 1883 il pittore si stabilisce a Giverny; nel 1884 percorre in lungo e in largo, prima in compagnia di Renoir, poi da solo, il litorale mediterraneo da Bordighera a Mentone, passando per la riviera di Ponente; e quattro anni dopo da Antibes a Cannes, passando per Juanles-Pins; il richiamo della Normandia resta tuttavia sempre il più forte. Infine, nel 1890, diviene proprietario del casolare di Giverny e non lasciò mai più la Valle della Senna. Difatti, Claude Monet, dopo aver visitato anche con la amata moglie Camille, Algeria, Olanda, Inghilterra e alcuni Paesi del Nord Europa, alla ritrovata stabilità dopo alla di lei precoce morte (1879), nonché il miglioramento della propria situazione finanziaria, poté dedicarsi per vent’anni quasi esclusivamente a se stesso e all’allestimento della casa, soprattutto alla progettazione del suo ricchissimo giardino di cui curava personalmente gli abbinamenti delle piante da fiore, per colore e per stagione di fioritura. Intanto la rivoluzione industriale arricchiva anche le tavolozze dei pittori con i pigmenti chimici, di cui Monet fu entusiasta per la possibilità delle maggiori tonalità cromatiche. Ciò gli permise di esplorare le componenti luminose, sfumature e variazioni e di affinare la sua visione e lo studio dell’ambiente naturale dipingendo ogni aspetto delle piante e dei fiori da cui era circondato e per i cui dipinti, la serie di ninfee, il ponte giapponese, gli iris, diverrà famosissimo in tutto il mondo.
Problemi di vista, dovuti all’età, per cui Monet verrà operato più volte, dal 1908, di cataratta, costringeranno il maestro impressionista a dipingere solo le sfumature di cosa riusciranno a vedere i suoi occhi, cimentandosi, anche con qualche riserva ideologica sulla tecnica da usare, in una pittura più astratta, per gli stessi soggetti da lui così amati, il ponte giapponese, gli abbondanti e profumati glicini del suo giardino, le pergole rigogliose di rose multicolore. Questi dipinti da cavalletto, senza precedenti nella carriera di Monet, lasceranno poi una profonda impressione sui pittori astrattisti della seconda metà del XX secolo.
Dal 1914 fino alla sua morte nel 1926, Monet dipinse il suo giardino acquatico a Giverny su 125 quadri di grande formato – conosciuti come Ninfee – Nymphéas, oggi al Museo de l’Orangerie – una selezione dei quali egli donò alla Francia.
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Monet – Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris
Centro Culturale Altinate San Gaetano, Via Altinate,71 – Padova
9 marzo – 14 luglio 2024
Prodotta e organizzata da Arthemisia
Promossa dal Comune di Padova
In collaborazione con Musée Marmottan Monet di Parigi
Mostra a cura di
Sylvie Carlier
Marianne Mathieu
Aurélie Gavoille
https://www.arthemisia.it/it/monet-padova
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Sabato, 13 aprile 2024 – Anno IV – n°14/2024,
In copertina: Claude Monet (1840-1926) Il treno nella neve. La locomotiva, 1875 – Olio su tela, 59×78 cm – Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 Inv. 4017 © Musée Marmottan Monet, Paris