L’ironia pungente di Antonio Rezza al Festival delle Colline Geotermiche
di Laura Sestini
In mezzo alla bella campagna pisana delle Colline Geotermiche – dalle quali il Festival adotta il titolo – nei pressi di Pomarance troviamo la ex-discarica di Bulera, un luogo oggi bonificato e divenuto location culturale per contribuire a sensibilizzare turisti ed abitanti sul tema strategico dello sviluppo eco-sostenibile, integrando l’arte in un luogo che in passato è stato emblematico, in questa area geografica, per la gestione dei rifiuti.
In questo ambiente senz’altro alternative location (ma ancora abitato dalle zanzare) è andato in scena “IO”, una vivace drammaturgia interpretata con brillante estro dal solitario – ma efficacemente poliedrico – Antonio Rezza. Una performance–one-man-show tutta di un fiato, che vuole mettere in evidenza, ma anche allertare, sulle innumerevoli personalità che ogni persona può nascondere dentro di sé, e della variegata, spesso anche irrequieta e incomprensibile, psicologia umana.
I numerosi e colorati quadri di scena su cui Rezza intreccia senza sosta i suoi immaginari personaggi sono realizzati da Flavia Mastrella. La coppia Mastrella-Rezza, nel 2018 è stata premiata con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia.
Rezza entra ed esce da un personaggio all’altro, indifferentemente di sesso maschile o femminile con grande dinamicità, capacità attoriale e padronanza fonetica del testo, senza sbavature o tentennamenti. La recitazione scorre velocissima, provocando costantemente l’ilarità del pubblico.
Rezza, di tanto in tanto recita se stesso e si prende gioco del pubblico delle prime file, sputandogli, con scarsa mira probabilmente, carta da lui stesso precedentemente biascicata. Molte le risate delle file retrostanti degli spettatori non coinvolti nello “sputazzamento”.
Il pubblico è indispensabile per ogni attore, senza pubblico non avrebbe senso l’opera teatrale stessa. Il pubblico dimostra una relazione forte con la professione dell’attore (in senso lato), da cui può anche dipendere l’esito di una performance. L’attore è “dipendente” del suo pubblico, che infatti lo retribuisce attraverso la propria presenza, con l’acquisto del biglietto.
Rezza, con le sue continue prese di giro degli spettatori, anche presi di mira singolarmente, coloro che riesce a vedere effettivamente in faccia, sembra voler smitizzare il potere che detiene il pubblico che, “ingenuamente”, si fa prendere a sberleffi anche quando lui, placidamente sdraiato sul proscenio per una decina di minuti, indirizza agli astanti un lungo discorso sul meccanismo metateatrale, il funzionamento, anche semantico della rappresentazione teatrale, la sua finzione e l’illusione che questa mette in atto, ma altrettanto anche la sua potenziale azione pedagogica. Una parte di spettacolo dentro lo spettacolo che finge di non essere spettacolo.
Attraverso l’arte del teatro si può sondare la psicologia umana: “IO” lo dimostra ampiamente.
Rezza, con la sua drammaturgia, mette lo spettatore davanti ad uno specchio dove possa riflettersi e decidere di se stesso per, eventualmente, intraprendere una nuova direzione esistenziale.
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Lo spettacolo è andato in scena martedì 30 luglio alle ore 21.45 presso la discarica Loc. Bulera – Pomarance (PI)
“IO”
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza.
Quadri di scena Flavia Mastrella.
(Mai) scritto da Antonio Rezza
La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello di Roma
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Sabato, 10 agosto 2024 – Anno IV – n°32/2024
In copertina: scenografia di “IO” – Foto: Stefania Saltarelli