lunedì, Dicembre 30, 2024

Cultura

Lounès Matoub

Storia di un poeta militante berbero algerino

di Laura Sestini

Lounès Matoub muore il 25 giugno 1998, assassinato sulla via di casa verso la regione della Kabilia, ad Algeri, da un posto di blocco informale, da dove vengono sparati colpi di pistola. Matoub è un cantautore militante algerino della cultura berbera. Aveva 42 anni.

I sospetti cadono sugli islamisti integralisti del GIA – Gruppo Islamico Armato nato in Algeria nel 1991 dopo che il governo di Chadli Bendjedid rifiutò di riconoscere il risultato elettorale favorevole agli islamisti.

Durante la guerra civile algerina (1992-2002) anche Matoub era facente parte della parte islamista della causa, ma in seguito aveva moltiplicato le prese d’opposizione contro gli islamisti radicalisti, ed era stato rapito dal GIA, nel 1994 per due settimane e poi rilasciato.

La morte del poeta berbero fa scendere molti algerini per le strade contro il governo di Ahmed Ouyahia. Gli integralisti non rivendicano l’assassinio. Ci sono scontri con la polizia che arrestano molti manifestanti di cui alcuni rimangono vittime della violenza delle forze dell’ordine.

Il 28 giugno, al corteo funebre di Matoub partecipano oltre 100mila algerini. Amici, parenti e fans se la prendono contro il governo, perchè l’artista è noto per la sua difesa dei diritti umani a difesa del popolo berbero, contro l’arabizzazione della popolazione. Il suo impegno artistico militante nasce proprio durante la guerra civile algerina; i suoi testi trattano della guerra di indipendenza dai francesi e le discriminazioni, le violenze, le morti subite da decine di migliaia di civili. La guerra civile in Algeria, da cui Matoub era fuggito verso la Francia ancor prima dell’inizio, fa circa 120mila morti, a causa degli scontri tra i governi algerini filo-occidentali, i coloni francesi e il fronte islamista.

Proprio alla Francia Matoub deve il suo grande successo, interprete molto seguito tra gli espatriati, ma fin da giovane manifesta uno spirito controcorrente e disturbante politicamente per la sua adesione al movimento islamista. Canta in lingua Tamazigh, e diventerà un artista di culto. Per tutta la vita si rifiuterà di parlare in arabo.

Al momento della morte ha già pubblicato 30 album, iniziando da giovanissimo, dalla ribellione berbera degli anni ’80.

Le canzoni di Lounés Matoub sono popolari perché diffuse con la lingua del popolo berbero, la popolazione originaria del Nord Africa, una minoranza etnica che risiede tra Algeria e Marocco – di cui in qualche modo fanno parte anche i Saharawi – oppressi in una nazione colonizzata dai romani prima e dagli arabi poi, e infine dai colonizzatori turchi e dai francesi, che dopo l’indipendenza ha dovuto subire la repressione culturale e linguistica praticate dalle élite governative.

I temi delle sue canzoni parlano di libertà, esilio, cultura berbera, e criticano duramente sia l’identità ufficiale algerina decolonizzata, sia il fondamentalismo islamico. Riprende temi anche dai poeti tradizionali del Maghreb o da altri militanti scomparsi o imprigionati.

Talvolta i titoli dei suoi pezzi possono essere in francese, per questo i suoi fans sono anche tutt’oggi maghrebini di seconde e terze generazioni, ma anche di origine francese.

Nel frattempo, la lingua Tamazigh è divenuta ufficiale in Algeria nel 2016, ma la morte di Lounès Matoub rimane un mistero, su cui la famiglia attende ancora dai governi succedutisi di fare luce. La casa natale di Matoub, in Kabilia, è diventata luogo di pellegrinaggio.

Sabato, 24 agosto 2024 – Anno IV – n°34/2024

In copertina: Lounés Matoub – foto di pubblico dominio

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