Una lezione teatralizzata di storia dell’arte al Museo “Giovanni Fattori” di Livorno
di Laura Sestini
Il Museo Giovanni Fattori, a Livorno, è ospitato a Villa Mimbelli, un edificio in stile neorinascimentale costruito tra il 1865 ed il 1875 su commissione del ricco mercante Francesco Mimbelli e di sua moglie Enrichetta Rodocanacchi.
Dal 1994 è sede del Museo, tra i luoghi d’arte e culturali maggiori della città labronica, conosciuto per la sua ampia collezione di dipinti del movimento dei Macchiaioli e post-Macchiaioli, che tra i suoi maggiori esponenti ebbe proprio il livornese Giovanni Fattori (1825 – 1908).
Nella quinta edizione del Festival teatrale Con-fusione, organizzato dal collettivo livornese L’Orto degli Ananassi, il Museo è divenuto luogo e scenografia “naturale” per una interessante performance teatralizzata sulla storia della stessa Villa Mimbelli, che della vita artistica e personale dei numerosi pittori macchiaioli che la frequentarono, la cui maggioranza era di origine toscana, ma si ritrovava al Caffè Michelangelo di Firenze, ambiente più cosmopolita, rispetto alla più piccola Livorno, pur non disdegnando tour parigini, dove allora erano in auge gli Impressionisti, con cui scambiavano teorie artistiche e pitture en plein air.
Se “l’occasione fa l’uomo ladro“, chi meglio di una guida turistica professionista poteva illustrare con le giuste parole i numerosissimi aneddoti e curiosità dell’irripetibile movimento dei Macchiaioli e dei suoi vivacissimi rappresentanti?
Di fatto, nelle vesti di Gastone Razzaguta (1890 – 1950), pittore postmacchiaiolo di seconda generazione, ecco che, abbigliato con lo stile dell’epoca, il livornese Fabrizio Ottoni porta in tour per le sale del Museo Fattori un gruppo nutrito di spettatori, inclusi alcuni bambini (anzi bambine).
Con grande maestria narrativa, Gastone/Fabrizio Ottoni, tra movimenti enfatizzati, stilisticamente attoriali, performance linguistica, nonché ampia conoscenza della storia dell’arte livornese ed oltre, riesce a farsi seguire con grande compostezza ed interesse dagli avventori, uno dopo l’altro davanti ai numerosi dipinti – di mole gigantesca ed anche molto piccoli – dei pittori livornesi dell’epoca che non obbligatoriamente avevano aderito al movimento artistico dei Macchiaioli, ma ciò nonostante insieme si incontrassero localmente al (fu) Caffè Bardi, all’angolo della nota, livornese, piazza Cavour, per discorrere di arte e del contesto storico.
Gastone Razzaguta, dal canto suo fu tra i fondatori e segretario per oltre trent’anni del “Gruppo Labronico”, sodalizio artistico formatosi nel 1920 e attivo ancora oggi.
Dal punto di vista dello spettatore, il viaggio culturale con Fabrizio Ottoni, nel contesto tardo ottocentesco dei pittori livornesi, è sembrato un ottimo percorso alternativo da poter utilizzare anche per insegnare in modalità live la storia dell’arte, sempre un po’ troppo accademica, noiosa, che non piaceva neanche al grande Giovanni Fattori. Quando i pittori accademici, finalmente dagli atelier al chiuso – grazie anche all’industrializzazione dei colori che finirono in tubetto sotto forma di tempere o colori ad olio – poterono uscire a dipingere all’aperto, en plein air, tutto il mondo artistico si riformò alla modernizzazione. Forse anche l’istruzione obbligatoria potrebbe cambiare forma, e trasformarsi in un percorso interessante, che catturi più attenzione e coinvolgimento da parte degli studenti.
D’altronde l’arte teatrale si mostra facilmente relazionabile con qualsiasi altro contesto artistico e varrebbe la pena compiere dei tentativi che rinnovassero i percorsi di apprendimento, anche per una popolazione più adulta. La Storia dell’arte teatralizzata risulta simpatica, più leggera, che non si fema davanti alla bellezza di una tela o alla sua descrizione tecnica, bensì penetra entro la vita reale dell’autore, con le sue maestrie ed anche illogicità, riportandolo ad un livello più terreno, di essere umano, velandone il mito, formulandolo come modello, maestro di vita, raggiungibile da tutti.
Sabato, 14 settembre 2024 – Anno IV – n°37/2024
In copertina: Fabrizio Ottoni – Foto: Con-fusione Festival