Tra demagogia e illusione. Israele non può difendersi da un’area che occupa
Redazione TheBlackCoffee
Le aziende di armi del Regno Unito hanno a lungo tratto profitto dalla vendita di armi a Israele, con licenze rilasciate dal governo britannico. Dal 2008, le esportazioni hanno raggiunto una cifra stimata di 740 milioni di dollari, continuando persino nel mezzo del genocidio in corso a Gaza. Per protesta, Mark Smith – un funzionario del Foreign Office – si è dimesso di recente a causa dell’evidenza di crimini di guerra a Gaza.
Dopo la vittoria elettorale del partito laburista del luglio 2024, che prometteva un allineamento con il diritto internazionale, alcuni erano cautamente ottimisti sul fatto che un embargo sulle armi sarebbe stato imminente. Nel settembre 2024, il governo britannico ha quindi sospeso 30 delle 350 licenze di esportazione di armi verso Israele, ma attivisti e gruppi per i diritti umani sostengono che questo è decisamente troppo limitato.
Il Regno Unito è uno dei maggiori esportatori di armi al mondo. L’Export Control Act del 2002 e l’Export Control Order del 2008 regolano le armi e gli articoli a duplice uso del Regno Unito. Le esportazioni sono attualmente vietate, perché senza la licenza del Segretario di Stato per le imprese e il commercio. Le licenze vengono concesse, rifiutate o modificate su consiglio del Foreign, Commonwealth & Development Office, del Ministero della Difesa e di altri dipartimenti competenti.
BAE Systems, una delle principali aziende di armi al mondo, ha sede nel Regno Unito. L’azienda ha ricevuto importanti sussidi per la ricerca finanziati dal Governo e con quest’ultimo mantiene stretti legami. Nel contesto israeliano, BAE Systems è nota per la fornitura di parti per i caccia F-35. Nel 2009 e nel 2014, il governo del Regno Unito ha riconosciuto che l’esercito israeliano ha probabilmente utilizzato componenti e armi esportate dal Regno Unito a Gaza.
Il governo del Regno Unito ha un chiaro dovere legale di imporre un embargo sulle armi contro Israele e di sospendere tutte le licenze esistenti. Questo dovere deriva da molteplici obblighi internazionali intersecanti in risposta a gravi illegalità del regime israeliano. La Corte Internazionale di Giustizia (IJC) ha stabilito obblighi che includono il non riconoscimento, la cooperazione e la prevenzione del genocidio. In linea con questi doveri, il
Regno Unito deve valutare la sua influenza sullo sforzo bellico israeliano.
Un embargo sulle armi è la prima contromisura necessaria per adempiere agli obblighi internazionali del Regno Unito. La Risoluzione 55/28 del Consiglio per i diritti umani dell’aprile 2024 e le dichiarazioni degli esperti delle Nazioni Unite hanno rafforzato questo obbligo. Inoltre, poiché Israele utilizza armi importate in modi che violano il diritto umanitario internazionale, i criteri del Trattato sul commercio delle armi, ratificato dal Regno Unito nel 2014, per bloccare le licenze pertinenti sono stati rispettati.
Cosa c’è in serbo per il governo laburista? Mentre il partito laburista inizialmente indicava una politica più favorevole nei confronti di un embargo sulle armi, le dichiarazioni successive del Ministro degli esteri, David Lammy, suggerivano diversamente. Dopo un incontro con Benjamin Netanyahu a Tel Aviv, Lammy si è espresso in Parlamento contro un divieto totale sulle armi.
Il 2 settembre 2024, Lammy ha annunciato la decisione di sospendere 30 delle 350 licenze di armi esistenti verso Israele. Per giustificare la decisione, il Foreign Office ha pubblicato un rapporto legale riassuntivo. Un possibile approccio che il Regno Unito potrebbe aver adottato nel determinare quali licenze mantenere, è una doppia struttura legale che limita la portata di un embargo, simile a quella della Germania, dove esistono diversi regimi legali per le armi letali e non letali. In base a questa distinzione, i componenti delle armi sarebbero classificati come “non letali” ed esenti da tale embargo. Come hanno avvertito i ricercatori di Oxfam dal 2005, tali distinzioni sono imperfette e non sono in linea con il diritto internazionale. Un’altra possibile distinzione potrebbe essere tra armi difensive e offensive, sebbene gli esperti abbiano contestato anche questo aspetto sin dagli anni ’80.
È probabile che queste distinzioni siano combinate con un’interpretazione restrittiva degli obblighi legali del Regno Unito, imponendo standard di prova quasi impossibili.
Il Regno Unito sembra seguire l’approccio degli Stati Uniti, richiedendo che il collegamento tra armi specifiche e violazioni legali venga dimostrato prima di sospendere le licenze. Questo approccio potrebbe rendere ridondanti gli sforzi di responsabilità in una complessa catena di fornitura, in un territorio assediato e con un autore noto per la distruzione di prove. Nel frattempo, l’analisi legale del Foreign Office è notevolmente debole e difficilmente difendibile. Accetta che le premesse legali dell’impegno di Israele a Gaza siano legittime. Alla base di questa posizione c’è un’interpretazione errata della dottrina dell’autodifesa e il rifiuto delle chiare dichiarazioni della Corte Internazionale di Giustizia, secondo cui Israele non può difendersi da un’area che occupa.
Il Regno Unito mantiene il suo ruolo nel programma NATO per gli aerei da combattimento F35, che fornisce tali parti a Israele. Nella sua dichiarazione alla Camera dei Comuni, Lammy ha giustificato questa esenzione affermando che la partecipazione del Regno Unito al programma è “cruciale per una pace e una sicurezza più ampie”. In questo, segue l’esempio degli Stati Uniti e di altri Stati NATO, per cui “pace e sicurezza” includono manovre che servono i propri interessi geopolitici.
Questa interpretazione contraddice la posizione della Corte dell’Aja, che afferma chiaramente che le preoccupazioni per la sicurezza non possono prevalere sugli obblighi legali internazionali. Il Regno Unito ha il dovere di imporre un embargo totale sulle armi. Tentativi, come quelli citati, di attuare un quasi-embargo che ne comprometta l’efficacia servono solo agli obiettivi genocidi di Israele, creando al contempo l’illusione di agire per il pubblico britannico.
Al Regno Unito dovrebbero essere ricordati i suoi obblighi giuridici internazionali. Le organizzazioni della società civile e i gruppi di base dovrebbero essere cauti nei confronti di qualsiasi tentativo di creare un quasi-embargo di facciata, che non riesce a proteggere il popolo palestinese.
Fonte: Al-Shabaka – The palestinian policy network
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Sabato, 21 settembre 2024 – Anno IV – n°38/2024
In copertina: bombardamenti su Gaza – Foto: Wafa Agency – CC BY-SA 3.0