Un anno di genocidio a Gaza
Redazione TheBlackcoffee
Da ottobre 2023, le forze israeliane hanno brutalmente assassinato oltre 40.000 palestinesi a Gaza, ne hanno feriti 100.000 e hanno sfollato quasi tutta la popolazione dell’area occupata. Nello stesso periodo, le forze di occupazione e i coloni hanno ucciso collettivamente più di 600 palestinesi in Cisgiordania e il regime israeliano ha arrestato oltre 10.900 individui, mentre intraprendeva la più grande invasione della Cisgiordania dalla Seconda Intifada. Allo stesso modo, Israele ha esteso il suo assalto genocida al Libano uccidendo, attualmente, ben oltre 1.000 persone e sfollandone più di un milione.
Questi numeri non bastano a trasmettere con precisione l’incommensurabile devastazione che Israele ha esercitato negli ultimi 12 mesi. In effetti, le statistiche da sole rappresentano, nella migliore delle ipotesi, solo una frazione degli orrori del genocidio. Oltre a ridurre una comunità a semplici numeri, non riescono nemmeno a rivelare le cause profonde del genocidio, le dinamiche di potere in gioco o l’impatto a lungo termine di tale perdita sul popolo palestinese nel suo complesso.
Dal radicamento del 7 ottobre nel contesto più ampio del colonialismo dei coloni israeliani, è obbligatoria una interrogazione sulla multiforme macchina da guerra di Israele, mettondo insieme il significato dell’operazione di Hamas del 7 ottobre e la risposta del regime israeliano, nell’erroneo suggerimento che la mossa fosse “non provocata” e, di conseguenza, la reazione di Israele proporzionale. Piuttosto, il contesto si colloca nella continua resistenza al colonialismo dei coloni sionisti e come un momento di rottura per il quadro di partizione, a lungo imposto al popolo palestinese, e il successivo genocidio di Israele ancorato all’interno dell’obiettivo finale del regime di cancellazione palestinese. Israele continua a impiegare una serie di strategie sofisticate per sostenere la sua macchina del genocidio.
Nell’ultimo anno è stato esaminato come Israele sfrutti campagne di disinformazione e manovre diplomatiche per giustificare e oscurare il genocidio, insieme a pratiche violente come gli assassinii mirati, che anche hanno evidenziato l’uso di Gaza da parte di Israele come banco di prova per armi destinate all’esportazione globale e la campagna del regime per indebolire l’UNRWA, un’istituzione cruciale che fornisce servizi salvavita ai rifugiati palestinesi. Queste tattiche non solo servono a nascondere l’aggressione crescente di Israele a Gaza, ma distraggono anche dal suo crescente assalto alla Cisgiordania, spesso trascurato dalla comunità internazionale ma parte integrante del genocidio. Quindi è in evidenza la natura multiforme dell’agenda genocida di Israele attraverso manipolazione, espansione coloniale e disinformazione strategica.
Gli attori occidentali abbiano svolto un ruolo significativo nell’alimentare il genocidio di Israele a Gaza. Ciò include narrazioni e copertura mediatica che perpetuano pericolosi stereotipi, oscurano la realtà del genocidio e deviano la responsabilità. E’ evidente la complicità materiale dell’Occidente attraverso la vendita di armi per supportare le operazioni militari di Israele e attraverso progetti infrastrutturali temporanei, come il molo galleggiante di Gaza degli Stati Uniti, riflettono ambizioni coloniali più ampie nella regione. Nel frattempo, gli attori occidentali sono anche coinvolti nella continua soppressione dei movimenti di solidarietà con la Palestina in tutto il mondo. Tutto ciò rivela i vari modi in cui le azioni e le politiche occidentali contribuiscono al continuo assalto a Gaza e alla Palestina in generale.
Da ottobre 2023, è stato esaminato criticamente il modo in cui il mondo arabo abbia sia facilitato che resistito al genocidio di Gaza e alcuni stati arabi abbiano minato la resistenza palestinese e la solidarietà regionale e contribuito alla pulizia etnica in corso da parte di Israele, oltre alla complicità di questi stati nel plasmare un ambiente regionale che favorisce l’aggressione israeliana, comprese le implicazioni di un imminente accordo di normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele. Infine la terribile situazione dei sopravvissuti al genocidio palestinese in Egitto e l’impatto delle crescenti tensioni tra Iran e Israele sulla geopolitica regionale, le cui azioni degli stati arabi hanno avuto un impatto sulle dinamiche genocide di Israele e sulla più ampia risposta regionale.
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Fonte: Al-Shabaka: The Palestinian Policy Network
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Sabato, 12 ottobre 2024 – Anno IV – n°41/2024
In copertina: illustrazione del fumettista giordano Morad KotKot