domenica, Novembre 24, 2024

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Albania: persone migranti trattate come oggetti

Ma la legge europea supera quella nazionale

di Lucy M. Pole

Il governo italiano ha ampliato la lista dei Paesi che ritiene “sicuri” per le persone migranti, perché, se provieni da un paese sicuro, ti potrà essere negata la protezione internazionale e quindi potrai essere deportato al nuovo campo di detenzione in Albania, in attesa di conoscere una sorte in assenza di diritti.

L’obiettivo del provvedimento è di evitare l’applicazione del diritto internazionale in materia di protezione e asilo, in particolare per molti migranti provenienti da paesi come il Bangladesh e l’Egitto, un paese talmente “sicuro” che Giulio Regeni fu torturato fino alla  morte. 

Poi, per eliminare il problema dal territorio italiano, Giorgia Meloni ha pensato bene di costruire campi di detenzione in Albania, per “accogliere” le persone soccorse in mare da navi militari italiane.    

La spesa e lo spreco

L’accordo tra l’Italia e l’Albania in materia di migrazioni prevede la costruzione, manutenzione e gestione di questi centri con le seguenti previsioni di spesa:

– 653 milioni di euro in 5 anni per la gestione;

– 95 milioni di euro per il noleggio delle navi;

– quasi 8 milioni di euro per le polizze di assicurazioni sanitarie per operatori italiani in missione all’estero;

 – 252 milioni di euro per le trasferte dei funzionari del ministero dell’interno, della giustizia e della salute;

per un totale complessivo di 1008 milioni di euro di pura propaganda, ai quali si dovrà aggiungere il costo per riportare i malcapitati in Italia per l’eventuale rimpatrio, benché non esistono proprio tali accordi bilaterali con molti dei Paesi d’origine.

Il trasferimento inizia male…

Mercoledì 16 ottobre – dopo due ulteriori giorni di navigazione – il primo viaggio della nave Libra trasporta 10 bengalesi e 6 egiziani, intercettati in mare la notte di domenica 13 ottobre.  Ma ci sono tra loro chi deve tornare indietro, i tre minorenni nel gruppo e due persone per motivi di salute. Il costo di questo singolo viaggio da Lampedusa verso l’Albania per poi fare ritorno in Italia, secondo Il Fatto Quotidiano amonterebbe tra i 250 e 290mila euro, per trasferire 12 persone.

E finisce peggio…

Il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del Centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjadër in Albania. Quindi andranno tutti riportati in Italia!

Anziché l’accoglienza diffusa

Ecco come l’Italia dà lezioni all’Europa per calpestare il “diritto all’asilo”. «Con i suoi profili di dubbia legittimità e praticabilità, questo accordo vuole solo perseguire una strategia violenta di disumanizzazione delle persone migranti, contribuendo a diffondere questo messaggio all’opinione pubblica: le persone non devono spostarsi, non ne hanno diritto, non li vedrete qui. Anziché migliorare il sistema di accoglienza e puntare alla coesione sociale, si punta a criminalizzare le migrazioni. Le vicende di questi ultimi giorni, dimostrano come si tratti di pura propaganda» – sottolinea la direttrice di Refugees Welcome Italia, Fabiana Musicco.

Particolarmente preoccupante è la gestione extra-territoriale di detenzione in uno Stato al di fuori dell’Unione europea. I richiedenti asilo potrebbero essere sottoposti a detenzione prolungata e ad altre violazioni dei diritti umani, in mancanza di un effettivo controllo da parte delle autorità italiane. 

Le migrazioni sono ormai un fenomeno strutturale, da governare attraverso politiche basate sul rispetto del diritto internazionale e del diritto europeo. Solo attraverso l’accoglienza e la piena cittadinanza, come auspica anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, possiamo costruire una società più giusta e solidale, dove ogni individuo possa vivere con dignità e rispetto. La democraticità di un Paese non si misura attraverso la permeabilità dei suoi confini, ma dalla capacità di tutelare i diritti, senza discriminazioni.

Secondo la portavoce del Forum Terzo Settore, Vanessa Pallucchi: «lo sforzo, anche economico, che l’Italia sta portando avanti sarebbe dovuto andare, a nostro avviso, in tutt’altra direzione, ovvero in un sistema di accoglienza diffuso e strutturato su tutto il territorio nazionale, che offra reali strumenti di integrazione alle persone migranti e quindi anche la possibilità di rappresentare una risorsa per il nostro Paese». 

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Sabato, 26 ottobre 2024 – Anno IV – n°43/2024

In copertina: il centro di detenzione di Gjadër – Foto: Ane Irazabal

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