mercoledì, Dicembre 04, 2024

Ambiente, Società

Conclusa a Baku la Cop29

E’ ancora lontana la fine dei combustibili fossili e della crisi climatica

di Giuseppe Gallelli

Si è conclusa a Baku, in Azerbaigian, la Conferenza delle Nazioni Unite per affrontare i problemi della crisi climatica e per costruire un futuro sostenibile, con l’obiettivo, quindi, di ridurre le emissioni di gas serra per non superare di 1,5°C la temperatura globale.

Ecco il risultato della “Conferenza delle parti”, l’importante appuntamento annuale della diplomazia climatica 2024 di 197 Paesi del mondo.

Negli Accordi di Parigi del 2015 era stato stabilito l’obiettivo di questi incontri: il contenimento della temperatura entro il + 1,5°C rispetto al periodo preindustriale e che i Paesi ricchi avrebbero dovuto erogare 100 miliardi di dollari l’anno per il contrasto della crisi climatica dei Paesi più poveri e vulnerabili.

L’accordo di Baku prevede che questa cifra sarà di 300 miliardi annui di dollari, versati in modo diretto, entro il 2035, dagli Stati industrializzati, ai Paesi in via di Sviluppo che hanno bisogno di denaro per liberarsi dal carbone, dal petrolio e dal gas che causano il surriscaldamento del Pianeta e per ridurre  i danni causati dalle condizioni climatiche estreme.

I Paesi vulnerabili chiedevano, invece, migliaia di miliardi di dollari di aiuti tramite sovvenzioni pubbliche a fondo perduto, non tramite prestiti.

Non sono stati di fatto accontentati perché il testo conclusivo dichiara l’intenzione generica di sostenerli con altri 1000 miliardi di dollari, di natura “privata”, e “alternativa”, senza specificare come e con quali controlli, da raccogliere e distribuire ogni anno, sempre entro il 2035, per il contenimento e il risarcimento dei danni di carattere ambientale nei Paesi emergenti.  

E’ stato approvato l’art. 6 degli Accordi di Parigi sullo scambio internazionale di crediti di carbonio che prevede che chi emette in atmosfera più anidride carbonica compra crediti, venduti da chi promuove progetti per rimuoverla dall’aria.

Si è compreso e si è inserito nel dibattito l’effetto delle crisi globali, quali guerre, migrazioni, insicurezza, ecc. ritenendo che tutti gli eventi socio politici influiscono sulla crisi climatica e sono necessarie politiche e soldi per l’adattamento del Pianeta agli eventi estremi, dato che l’atmosfera è già cambiata e il cambiamento continua.

Non viene però menzionato l’obiettivo di non superare la soglia di surriscaldamento di + 1,5°C per evitare gli effetti peggiori della crisi climatica. Nel 2024 ci siamo già avvicinati a questo limite e alcuni scienziati sostengono che sia stato anche superato.

Complessa e difficile è stata la collaborazione dei Paesi che emettono più gas serra, tra cui l’Arabia Saudita, la Cina e gli Usa, ove il nuovo presidente Trump sostiene di voler abbandonare gli Accordi di Parigi appena rientrerà alla Casa Bianca.

E’ stata cancellata, infine, nel testo finale, perché non approvata, tutta la parte che prevede il Global Stocktake, cioè la rendicontazione dei progressi di ogni Paese nella riduzione delle emissioni.

E’ sparito, anche, nel documento finale di Baku, l’allontanamento graduale dalle  fonti fossili, la transition away, già approvata alla Cop28, l’anno scorso, a Dubai.

“Ciò che emerge, scrive Carlo Petrini sociologo, scrittore e attivista italiano, è che non esiste una governance internazionale e che, a livello planetario, non c’è un soggetto della politica in grado di prendere di petto la situazione”.

“L’influenza degli interessi legati all’economia dei combustibili fossili – scrive Luca Bergamaschi (direttore di Ecco, il centro di ricerca italiano per il clima) – attraverso i Paesi produttori come Arabia Saudita e Russia e le imprese fossili, che insieme predicano la neutralità tecnologica per mantenere lo status quo, hanno prevalso […], bloccando le azioni necessarie per la transizione verde. […] La spinta verso false soluzioni, che vediamo fortemente anche il Italia su gas, biocombustibili e nucleare, blocca l’innovazione, mettendo a rischio la competitività industriale, e limita l’accesso sociale alla transizione a favore di pochi ma forti interessi economici”.

“Nell’anno in cui si stanno decidendo i nuovi piani climatici nazionali – dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia – è inaccettabile che la Cop29 non invii un messaggio forte sulla necessità di ridurre le emissioni e di eliminare i combustibili fossili, garantendo che la transizione venga sostenuta da finanziamenti adeguati”.

Si allontana, così, sempre di più l’epoca della fine dei combustibili fossili e si prospettano tempi difficili per la crisi climatica, l’ambiente e tutti i popoli della terra.

Leggi anche: https://www.theblackcoffee.eu/cop29-a-baku-la-premier-meloni-rilancia-lutilizzo-del-nucleare/

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Sabato, 30 novembre 2024 – Anno IV – n°48/2024

In copertina: immagine dai Rawpixel – CC0 1.0 Universal

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