I 27 Paesi concordi nella condanna della Russia
di Elio Sgandurra
Chissà perché il vertice dei 27 leader europei è stato organizzato a Versailles. Forse per contrapporre la splendida reggia barocca di Luigi XIV al cupo Cremlino? Oppure per ricordare la pace del 1919 che pose termine alla Grande guerra? In questo caso sarebbe stato un brutto ricordo perché quella pace pasticciata portò al secondo conflitto mondiale.
Sembra che il vertice sia stato organizzato qualche mese prima che Putin – attuale padrone del Cremlino – ordinasse l’assalto all’Ucraina. I temi previsti dell’incontro sarebbero stati diversi da quelli attuali, quasi di routine. Invece oggi i “27” devono occuparsi di prove più importanti e drammatiche: affrontare una guerra in corso; trovare una soluzione per risolverla senza ricorrere a un conflitto più vasto; dare all’Unione Europea una strategia concorde e solidale tra tutti gli Stati che la compongono.
La UE oltre agli accordi economici ha bisogno di una politica estera unitaria e di una forza militare – con un esercito comunitario – che la rendano autonoma rispetto a nazioni amiche e più potenti come gli Stati Uniti. C’è da aggiungere che un esercito unico farebbe risparmiare agli Stati europei la metà di quanto adesso spendono da soli per la Difesa.
I primi risultati del vertice hanno manifestato l’adesione comune nell’affrontare il neoimperialismo di Putin e nel sostenere l’Ucraina con aiuti militari, economici e con l’ospitalità incondizionata a tutti i profughi di quella nazione martoriata. L’Italia ha aderito senza esitare alle decisioni di Versailles. Lo ha fatto anche all’interno del suo piccolo mondo politico sino a pochi giorni fa diviso e battagliero come i membri di un condominio, mentre al di fuori si preparava una guerra che avrebbe causato seri problemi a tutta l’Europa.
In questo quadro drammatico non possiamo trascurare gli atteggiamenti e le posizioni variabili di Matteo Salvini con le sue uscite così assurde da suscitare l’ilarità generale dei media e dei politici più seri. Di questi tempi la comicità va messa da parte per dar posto alla preoccupazione che un tal personaggio – già stato Ministro degli Interni, vicepresidente del Consiglio e antieuropeo – possa tornare ai vertici della nostra Repubblica.
L’ultima notizia che lo riguarda risale a pochi giorni fa, quando si è recato in una cittadina polacca ai confini con l’Ucraina per dimostrare il suo “impegno” nella solidarietà verso i profughi che arrivavano a migliaia. Il sindaco di Przemysl – questo è il nome della località – lo attendeva alla stazione non per rendergli omaggio, ma per mostrare la maglietta con l’immagine di Putin uguale a quella che Salvini mesi fa aveva indossato in diverse occasioni per sottolineare la sua amicizia col capo del Cremlino. “Ho saputo che lei sarebbe arrivato qui – gli ha detto il sindaco -. Lo ritengo un atto insolente e così le regalo una maglietta con l’immagine del suo amico Putin”.
Il leader della Lega, oltre a manifestare grande imbarazzo ha poi detto quando ormai il sindaco si era allontanato: “Non mi interessano le polemiche con la sinistra polacca”. Un’altra ennesima gaffe perché il sindaco di Przemysl appartiene alla destra nazionalista tanto apprezzata assieme a quella ungherese dal nostro “eroe” leghista. Non poteva starsene zitto o almeno affermare di aver commesso un errore.
Le simpatie di Salvini verso la Russia risalgono al tempo in cui Putin aveva stretto legami con i partiti nazionalisti europei per mettere in crisi l’UE. Allora si era parlato di colloqui “segreti” a Mosca tra rappresentati della Lega e funzionari russi e di possibili finanziamenti al partito italiano. Era anche intervenuta la magistratura ma senza esito. Erano dunque voci che circolavano, ma Salvini teneva a mettere in evidenza la sua affinità ideologica con l’amico Putin.
Sabato, 12 marzo 2022 – n° 11/2022
In copertina: la reggia di Versailles – Foto: Iankelsall1/Pixabay