L’inciviltà alla partita di Wembley
di Elio Sgandurra
Gli Inglesi, a parte la comprensibile amarezza manifestata per la sconfitta subìta dall’Italia agli Europei di calcio, hanno dimostrato l’assoluta mancanza del noto fair play, nel comportamento durante e dopo la partita. Siamo rimasti colpiti dalle turbolente reazioni del pubblico dei tifosi e non solo di quelle decine di migliaia di persone comuni che occupavano gli spalti dello stadio di Wembley, ma anche dei due principini di Casa reale presenti in tribuna d’onore, dei giornalisti della Televisione pubblica, dei maggiori giornali e dei calciatori sconfitti.
Non è stato fair play, quando il pubblico “ospitante” ha fischiato i giocatori italiani che cantavano l’inno di Mameli; e neanche quando, dopo i rigori hanno lanciato urla razziste contro i loro calciatori di colore che avevano sbagliato a calciarli, i rigori; e ancora quando hanno atteso all’uscita dello stadio i tifosi italiani per riempirli di insulti e di botte, mentre la polizia restava a guardare.
Una figura da bambini arrabbiati l’anno fatta i componenti della squadra quando si sono sfilati dal collo le medaglie d’argento destinate ai secondi arrivati. In maleducazione ha battuto ogni record, dato il suo rango, il principe William che si è rifiutato di andare a porgere il doveroso saluto al nostro Presidente Mattarella. Chiudiamo la nostra “partita” di accuse con le immagini di un giornalista della BBC che commentava il risultato della partita con davanti un piatto di maccheroni. Una sbruffonata comune in quel Paese.
Ci si domanda se è cambiato qualcosa tra gli abitanti della grande isola della Manica. In realtà non è cambiato nulla, siamo noi che finalmente ci siamo resi conto che a mutare sono stati i nostri luoghi comuni sul falso mito della loro educazione formale dei loro rapporti interpersonali e la correttezza nel vivere quotidiano. Nel Continente europeo e soprattutto noi Italiani del Sud abbiamo sempre ammirato e invidiato quel popolo. Ma gli Inglesi non sono mai stati i portatori di quei valori tanto esaltati dagli stranieri; sono uguali nei pregi e nei difetti ad altri popoli, ma con l’aggravante di sentirsi superiori a tutti, come se fossero ancora i padroni di quel grande impero che hanno perso da decenni.
Forse è più difficile sfatare un altro mito, quello che la democrazia britannica sia la più antica del mondo. Sino al1832, il regime parlamentare si basava su forme costituzionali medievali per niente democratiche. Un barlume di democrazia apparve solo con la riforma del 1832 e il diritto elettorale toccò soltanto a coloro che possedevano un reddito superiore a 40 sterline di allora, cioè 430 mila persone. Inoltre il voto era palese e pertanto i signorotti locali potevano imporre il proprio candidato. Più che democratico, era un regime oligarchico il cui potere era nelle mani dei grandi proprietari terrieri e dei magnati nati con la rivoluzione industriale. Si può parlare di democrazia soltanto quando ai primi del ‘900 venne approvato il suffragio universale – anche nell’Italia di Giolitti – riservato ai soli uomini. Le pessime condizioni di vita della maggioranza degli Inglesi di allora, vengono descritte dai grandi scrittori e scrittrici britannici, i soli veri personaggi che hanno dato lustro a quel Paese.
Sabato, 17 luglio 2021 – n°25/2021
In copertina: tifosi inglesi prima della finale degli Europei di calcio – fermo immagine da video