Luci ed ombre del comparto
di Annalisa Puccioni
Continua la crescita nel settore alimentare biologico, del numero degli operatori coinvolti e delle aree dedicate, ma non è la stessa cosa per i consumi che risentono della perdita del potere di acquisto delle famiglie, condizionato dalla spinta inflazionistica degli ultimi mesi, determinata dalla guerra in Ucraina e dai timori per la sicurezza alimentare mondiale.
Finalmente a Bruxelles sono state confermate una serie di iniziative denominate pacchetto “Green Deal” che incrementa lo sviluppo dell’agricoltura biologica con il target del 25% della superficie europea destinata all’agricoltura bio entro il 2030, uno dei cardini della transizione green in agricoltura. L’Italia, dopo un lungo e difficile iter, ha una legge nazionale sull’agricoltura biologica che destina una serie di risorse al settore della programmazione 2023-2027 della nuova PAC – la politica agricola comunitaria. A porre qualche interrogativo sul futuro del comparto sono semmai le condizioni delle aree sempre più a rischio di siccità e di eventi climatici più invasivi e penalizzanti per il raccolto.
Nel 2021, come risulta dai dati Sinab presentati da Ismea, la superficie italiana a biologico ha sfiorato i 2,2 milioni di ettari; se rimanesse stabile questo trend si potrebbero toccare i 2,7 milioni nel 2027 e si potrebbe prevedere di arrivare nel 2030 ai 3 milioni di ettari. Il Friuli Venezia Giulia raggiunge intanto +23, valore vicino al target Farm to Fork del 25% di superficie destinata al bio. Il quadro è diversificato da regione a regione con la Campania a +55%, la Toscana a +25%, mentre a perdere terreno è la Sicilia, pur mantenendo il suo primato.
Tra le coltivazioni bio sono in aumento le culture permanenti (+3,5), con una riduzione per gli agrumeti (arance -17,2% e limoni -0,8%), stabili i terreni coltivati a meli bio (-0,4) e oliveti (+0,5).
In aumento vigneti (+9,2) , noccioleti (+12,55) e coltivazioni a cereali (+2,8%), stabili foraggere (-0,7), i prati e pascoli (-0,8%).
Sono anche in aumento gli operatori certificati a biologico, tra produttori, preparatori e importatori, anche nel settore dell’allevamento, ma che risente di qualche criticità. Rimangono stabili i dati per il numero dei bovini, suini, ovini e caprini, mentre nel comparto degli avicoli – polli da carne e galline ovaiole – il risultato è migliore.
Nonostante i buoni risultati di tendenza, la conversione della agricoltura tradizionale nel biologico è piuttosto rallentata dalle difficoltà tecniche della gestione stessa della messa in pratica: no all’uso di antibiotici, la difficoltà della reperibilità e l’alto costo dei mangimi biologici, bassa richiesta sul mercato ed elevati oneri per la riconversione delle strutture con un modello più estensivo.
Di rilievo è il settore ittico il cui sviluppo è sostenuto dalle politiche europee richiamato nel Piano d’azione europeo per l’agricoltura biologica.
In merito alla spesa alimentare si è registrato un calo nell’anno precedente del 4,6% pari a 3,38 miliardi di euro rimanendo invariata l’incidenza del bio sul totale degli acquisti dell’agroalimentare del 3,9%. Riduzione che è avvenuta nei primi mesi del 2022 dei prodotti alla Gdo pari a su base annua. 1,9%.
Per dare energia a questo settore verranno stanziati nuovi fondi per la programmazione 2023-2027 nella Nuova Pac, per 2mld di Euro.
Sabato, 10 settembre 2022 – n° 37/2022
In copertina: mucche maremmane allevate all’aperto – Foto: Laura Sestini (tutti i diritti riservati)