lunedì, Dicembre 23, 2024

Cultura, Teatro & Spettacolo

Amleto take away

Il paradosso della vita

di Laura Sestini

Lunghi applausi hanno accompagnato i saluti al pubblico, alla conclusione della performance di Amleto Take away, di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, sua compagna di scena e di vita.

Al Teatro delle Arti di Lastra a Signa in provincia di Firenze, con l’esibizione della Compagnia Berardi/Casolari – alla loro prima uscita in questa cittadina di provincia – si compie un piccolo grande miracolo. Uno spettatore, a luci già accese da qualche minuto, continua a dire alla moglie “lui è bravo! è proprio bravo! bravo, bravo, bravo!” allineando una serie di complimenti che tolgono ogni dubbio sulla soddisfazione ricevuta dalla recitazione dell’attore pugliese affetto dalla neuropatia ottica di Leber, che lui stesso narrerà in scena.

Uno spettacolo “one man show” a dir poco commovente, nell’accezione bella e profonda del termine. Uno spettacolo che arriva dritto al cuore facendo da specchio alle virtù ed ai difetti dell’umanità.

L’uso del paradosso pirandelliano, che fa ridere per il lato grottesco e comico della vita, seppur tragica e molte volte ingiusta, sembra farla da padrona, tuttavia molte altre trovate verbali, sceniche ed interpretative, amalgamate alla società contemporanea e a quella seicentesca di Amleto, compongono un mix esilarante, che spinge, speriamo, a guardarci in faccia, a criticare il proprio comportamento di uomini e donne, di cittadini e di esseri umani.

Il poeta e scrittore siciliano Luigi Pirandello sosteneva infatti che l’unica soluzione è ricorrere all’immaginazione e alla follia, che può essere vera o finta, così l’uomo fingendosi folle si distacca dalle regole sociali, si può togliere la “maschera” ed essere se stesso.

Altro che smartphone!!!

Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi si trattengono a lungo al termine dello spettacolo, a spiegare al pubblico gaudente e desideroso di saperne di più su questa “strana coppia” teatrale, su come è nato Amleto take away che è valso il Premio UBU 2018 a Berardi, quale migliore attore. Un extra di spettacolo post performance ufficiale che senz’altro non può non affermare che Berardi sia, non solo bravo come interprete, ma altrettanto una mente brillante e divertente sugli stimoli ricevuti live dal pubblico – estemporaneamente – come in una jam session.

La quarta parete era stata “infranta” già da tempo, Berardi ad un certo punto dello spettacolo era sceso dal palco e, senza riuscire a vedere a chi realmente si stesse rivolgendo in platea, con le sue domande sull’uso eccessivo dei social attraverso gli smartphone, se non riceveva risposta, ironicamente si rivolgeva al grande pubblico chiedendo se la poltrona fosse vuota. E giù tutti a ridere ancora una volta!

Gianfranco Berardi in una scena di Amleto take away

Il format dello spettacolo ricorda un po’ il prestigiatore e la valletta che porge gli strumenti del mestiere al protagonista dello show. Gabriella Berardi, entro la performance ha principalmente questa “missione”, una attività indispensabile di cui Berardi non potrà fare a meno per portare avanti la sua performance, seppur con una tale naturalezza che potrebbe ingannare lo spettatore meno attento. Al contrario, la “spalla” che offre allo spettacolo l’interprete femminile – chiusa in una minimale tutta simil-operaia, è piena di delicatezza e dedizione, un modo di agire che potremmo racchiudere entro il più ampio significato di “amore”. Sì, in questo lavoro teatrale si percepisce forte il sentimento dell’amore, ed è questo ciò che emoziona – oltre le risate che provoca – per chi lo sa percepire.

Attraverso la più famosa storia di Amleto, Berardi narra tratti della sua vita personale, la super inquinante Ilva di Taranto dove il padre lavorava, il problema della vista, la società contemporanea che stritola chi non cammina nella percorso indotto. «Essere o non essere è questo il dilemma – si chiedeva il Principe Amleto nella più conosciuta opera di Shakespeare. È forse più nobile soffrire, nell’intimo del proprio spirito, le pietre e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna, o imbracciar l’armi, invece, contro il mare delle afflizioni, e combattendo contro di esse metter loro una fine? Morire per dormire. Nient’altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest’è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare. […]”. Dopo quasi quattro secoli, non è cambiato molto nei sentimenti intimi dell’umanità, piuttosto si reagisce con deterrenti diversi: i social e la civiltà dell’apparire… Essere o apparire? To be or not to be? Essere o Facebook?

Berardi entra ed esce alternativamente dalle vite di Amleto, la propria, il Re Claudio e l’ingenua Ofelia che da questi si era creduta amata, in un spettacolo dal ritmo serratissimo, vibrante, comico e tragico.

Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi in una scena di “Amleto take away

La vita è in fondo cosa di noi immaginiamo – afferma in una battuta della drammaturgia, che a fine spettacolo Berardi tiene a far sapere sia opera della compagna di scena – siamo soli ad affrontare questo viaggio“.

Tradire e mentire fa sentire più forti ma altrettanto fa perdere la leggerezza della vita, ci allontana da questa.

Il sortilegio che ci fa sentire vivi è il miracolo della complicità, ovvero quel tipo di connessione spirituale che certo non manca sul palco tra Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi.

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Lo spettacolo è andato in scena al Teatro delle Arti di Lastra a Signa (FI) – venerdì 21 ottobre alle ore 21.00

Amleto take away

regia di Gabriella Casolari
con Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
musiche di Davide Berardi e Bruno Galeone
luci di Luca Diani.

produzione Compagnia Berardi Casolari / Teatro dell’Elfo
con il sostegno di Gitiesse Artisiti Riuniti, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival di Armunia Castiglioncello, Comune di Rimini-Teatro Novelli

Sabato, 29 ottobre 2022 – n° 44/2022

In copertina: Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi in una scena di “Amleto take away” – Tutte le foto sono courtesy Berardi/Casolari

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