Redazione di TheBlackCoffee
Mahsa Amini – la giovane deceduta per le torture della polizia iraniana – era di origine curdo-iraniana, il cui vero nome in lingua madre è Zhina.
La sua terribile e precoce morte – a seguito del suo arresto per mano delle guardie della moralità – ha scaturito una reazione inimmaginabile nelle donne, dalla capitale Teheran alle più lontane località dell’Iran. L’uccisione di Mahsa Zhina Amini è diventata il detonatore per unire due cause diverse di dissenso, porre fine alla violazione dei diritti delle donne da parte dello Stato e contestare l’emarginazione economica e politica dei Curdi e di altre minoranze etniche.
Le ultime fonti ufficiali riportano 41 vittime, di cui alcuni membri delle forze dell’ordine, ma l’organizzazione per i diritti umani Iran Human Rights ne cita almeno 76. Circa 3 mila persone sarebbero state arrestate nella sola Teheran ed almeno 450 arrestate a Mazandaran, regione che si affaccia sul Mar Caspio. Dopo Zhina, sono state uccise Hadis Najafi, Hannaneh Kia, il minorenne Abdollah Mahmoudpour e molti altri giovani di cui non arrivano le fonti per i nomi.
Le donne iraniane adesso chiedono a gran voce il sostegno alle donne delle altre nazioni, le cui risposte non si sono fatti attendere e manifestazioni contro il regime iraniano si sono accese in molte parti del mondo: da Parigi – dove i manifestanti si sono scontrati violentemente con le forze antisommossa davanti all’Ambasciata iraniana – a Bologna; dalla Germania al Messico, dalla regione curda in Siria, ed altresì turca, anch’essa repressa dalla violenza della polizia.
Sui social media, dall’Iran – nonostante la chiusura della rete Internet – vengono pubblicati video agghiaccianti sulla repressione e la violenza che stanno subendo le donne che protestano, non solo dalle forze dell’ordine ma incredibilmente anche da comuni cittadini ed altre donne che sostengono il regime islamista degli Ayatollah.
Donne che vengono uccise a calci in mezzo di strada o a bastonate, oltre ai proiettili della polizia.
Tra i molti appelli a sostegno della protesta delle donne, a cui si sono uniti in strada anche molti uomini, il regista iraniano premio Oscar Asghar Farhadi invita i colleghi di tutto il mondo e gli attivisti per i diritti umani a non rimanere in silenzio.
Questa è una responsabilità che dobbiamo prenderci tutti, a sostegno delle giovani e coraggiose donne iraniane che stanno ‘combattendo’ per le strade, a rischio totale delle loro vite.
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Sabato, 1 ottobre 2022 – n° 40/2022