Quale promozione e tutela dei diritti dei bambini?
di Nancy Drew
Secondo il report della 76esima Assemblea Generale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, pubblicato a giugno scorso, nel 2021 i bambini nei conflitti armati hanno subìto un numero elevato di gravi violazioni.
Le Nazioni Unite hanno verificato 23.982 di gravi violazioni, di cui 22.645 commessi nel 2021 e 1.337 commessi in precedenza, ma verificati solo nel 2021.
Le violazioni hanno colpito 19.165 bambini – 13.633 maschi, 5.242 femmine, 290 di sesso sconosciuto – in 21 differenti situazioni di monitoraggio regionale.
I numeri più alti di violazione riguardano le uccisioni (2.515) e la mutilazione (5.555)- su un totale di 8.070 bambini – seguite dal reclutamento armato e dall’utilizzo di 6.310 bambini, e 3.945 episodi di negazione all’accesso umanitario.
I bambini vengono anche detenuti per associazione reale o presunta con gruppi armati (2.864), compresi quelli designati come gruppi terroristici dalle Nazioni Unite, o per motivi di sicurezza nazionale.
A causa dell’escalation globale dei conflitti, il moltiplicarsi degli attori armati, l’uso delle mine, ordigni esplosivi improvvisati, residuati bellici esplosivi e armi esplosive nelle aree popolate, crisi umanitarie intensificate e violazioni internazionali, le violazioni del diritto umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani hanno avuto un grave impatto sulla protezione dei bambini.
I conflitti transfrontalieri e la violenza tra le comunità colpiscono i bambini, in particolare nelle regioni centrali del Sahel e del bacino del lago Ciad, mentre colpi di stato e acquisizioni di territori da parte di organizzazioni statali o private, hanno aggravato la situazione dei bambini in Afghanistan, Burkina Faso, Mali, Myanmar e Sudan.
Il maggior numero di gravi violazioni è stato verificato in Afghanistan, la Repubblica Democratica del Congo, Israele e Territori Palestinesi Occupati, Somalia, Repubblica araba siriana e Yemen.
Il numero di casi di rapimento dei bambini è aumentato di oltre il 20 per cento e continuano ad aumentare i casi di violenza sessuale nei loro confronti.
Il numero degli attacchi a scuole e ospedali sono aumentati del 5% – mentre la situazione si è maggiormente aggravata con l’avvento della pandemia da coronavirus – includendo la chiusura delle scuole, l’uso militare degli edifici scolastici e il disprezzo per il diritto dei bambini all’istruzione e alla salute.
I gruppi armati non statali sono responsabili del 55% delle violazioni, le forze statali del 25%;
il resto delle violazioni è derivato da fuoco incrociato, l’uso di improvvisato ordigni esplosivi, residuati bellici esplosivi e mine antiuomo, o sono stati commessi da autori non identificati. Oltre il 25% delle vittime tra i bambini è risultato da ordigni esplosivi improvvisati, residuati bellici esplosivi e mine antiuomo, per un totale di 2.257 vittime minorenni.
Mentre il 70 % dei bambini colpiti da gravi violazioni sono maschi, ed è diminuito negli anni il numero dei casi su di loro, il numero delle ragazze vittime di uccisioni e mutilazioni, o vittime di rapimenti e violenze sessuali, è aumentato, in particolare nel bacino del lago Ciad. I casi di violenza sessuale continuano ad essere ampiamente sottostimati, a causa della stigmatizzazione, della paura di rappresaglie, del danno sociale, l’assenza di servizi, l’impunità, la mancanza di accesso umanitario e le preoccupazioni generali di sicurezza.
I bambini con disabilità ed i bambini sfollati sono particolarmente vulnerabili.
Rispetto alla percentuale di vittime tra gli adulti, i bambini sono colpiti in modo sproporzionato da residuati bellici esplosivi, l’uso di improvvisato ordigni esplosivi e mine, con un costante aumento del numero di bambini uccisi o mutilati da tali armi, il 9% in più rispetto al rapporto precedente.
Afghanistan, Colombia, Iraq, Myanmar, Sud Sudan, il Repubblica araba siriana, Yemen e bacino del lago Ciad – aree interessate dai gruppi di Boko Haram, affiliati e scissionisti – sono particolarmente colpiti dall’uso e dall’impatto di tali armi. Allo stesso modo, attacchi indiscriminati e sproporzionati per l’uso di armi nelle aree popolate ha avuto un grave impatto sui bambini.
Il numero degli attacchi alle scuole continua ad aumentare, compresi gli attacchi agli studenti
e sul personale educativo, nonché sull’uso militare delle scuole che privano bambini del loro diritto all’istruzione e riducendo la disponibilità di spazi amichevoli, mettendo così a rischio il futuro dei bambini e il loro accesso ai servizi essenziali, oltre a rendere i bambini più vulnerabili ad altre violazioni. I bambini vengono spesso rapiti, uccisi o mutilati e subiscono violenze sessuali, a scuola o durante il tragitto per raggiungere gli edifici scolastici. Alcune fazioni in conflitto utilizzano anche le scuole come terreno di reclutamento.
I rapimenti delle ragazze sono aumentati del 41%. L’istruzione delle ragazze è minata da attacchi mirati alle scuole femminili e dal divieto di scolarizzazione, in particolare in Afghanistan e nella regione del bacino del lago Ciad. Questi attacchi colpiscono ulteriormente le ragazze che hanno già accesso limitato all’istruzione a lungo termine. In Afghanistan, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Israele, i Territori Palestinesi occupati, Mali, Somalia e Repubblica Araba Siriana gli attacchi alle scuole sono devastanti per i bambini. Il Consiglio di Sicurezza, nella sua risoluzione 2601 (2021), ha chiesto misure per proteggere le scuole e mitigare l’uso militare degli edifici scolastici.
La pandemia ha aggravato le vulnerabilità esistenti dei bambini, ostacolando l’adempimento dei loro diritti, riducendo le attività di protezione dei minori e di spazi sicuri.
L’impatto socioeconomico della pandemia ha esposto i bambini alla morte, violazioni e minacce di veder annullare le recenti conquiste nei settori della protezione per i diritti umani dell’infanzia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, esponendo i bambini, le loro famiglie e le comunità a rinnovati rischi, tra cui insicurezza economica, sfruttamento e relazioni pericolose, isolamento sociale e ridotto accesso ai servizi e all’assistenza umanitaria.
In alcuni contesti, le ragazze potrebbero non essere più in grado di tornare a scuola, poiché devono lavorare e percepire un reddito o forzatamente sposate per mantenere le loro famiglie.
Come denunciava già Terres des hommes nel 2019, anche l’arruolamento delle bambine è in crescita. secondo le stime di “Child Soldiers International” il numero di piccoli reclutati da eserciti e milizie è aumentato del 159% dal 2012 ad oggi.
Mary aveva solo 12 anni quando è stata rapita, assieme alla sorella, da tre uomini armati appartenenti a una delle tante milizie ribelli che combattono in Sud Sudan. Per tre anni Mary è stata costretta a passare le proprie giornate con un gruppo di miliziani: ha cucinato per loro, ha raccolto la legna e l’acqua, ha lavato i loro abiti. E ha imparato a usare una pistola, anche se non è mai stata costretta a combattere: solo le ragazze più grandi avevano armi proprie. Mary oggi ha 19 anni ed è di nuovo libera. Frequenta la scuola primaria assieme ad altri ragazzi e ragazze che, come lei, fanno parte di un programma promosso da Unicef. Ma la ragazzina, come molti altri baby soldato, è ancora ossessionata dai ricordi di quello che ha vissuto nel campo (Terres des hommes).
Sabato, 23 luglio 2022 – n° 30/2022
In copertina: bambini soldato simbolici, fans dell’Esercito arabo siriano – Foto: Tasnim news agency – CC BY 4.0