giovedì, Novembre 21, 2024

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Boris Johnson cacciato con ignominia

I conservatori “dimettono” il Premier britannico

di Ettore Vittorini

Mercoledì scorso girava sui giornali e i Social britannici – persino sulla BBC – la foto di Larry, il gatto del premier conservatore Boris Johnson, fermo davanti all’ingresso del numero 10 di Downing Street. L’immagine era accompagnata dalla frase “Non ne posso più. O se ne va lui o me ne vado io”. Alla fine se n’è andato “lui”: il primo ministro si è dimesso giovedì dopo che erano usciti dal governo 38 membri tra ministri e sottosegretari del suo partito. Anche loro non lo “sopportavano più”.

Ha pronunciato in pubblico un breve discorso di addio alle 12 e 30 in Downing Street – “Lascio, il gregge mi ha frenato”, ha detto tra l’altro – dichiarando che resterà in carica sino a ottobre, quando si riunirà la direzione Tory per scegliere il nuovo leader e primo ministro.

Viene così cacciato in modo ignominioso un personaggio della politica britannica che tre anni prima era stato eletto trionfalmente col record del 66% di voti. Stupisce maggiormente il fatto che le dimissioni non hanno seguito l’iter parlamentare della sfiducia alla Camera dei Comuni, ma sono state provocate da una rivolta scoppiata all’interno del partito, mentre all’opposizione i laburisti (Whig) restavano a guardare l’autodistruzione dei rivali che già avevano perso molti voti alle recenti elezioni amministrative.

E’ stata una rivolta che covava già da tempo: prima per lo scandalo delle feste tenute in Downing Street durante il lockdown per il Covid, da lui negate ma poi rese pubbliche dalle foto; si aggiungono la cattiva gestione iniziale della pandemia e la conduzione disordinata e contraddittoria della Brexit; poi altri scandali, come l’ultimo quando ha nominato Chris Pincher, Deputy chief Whip – responsabile della disciplina nel partito – pur sapendo che aveva molestato sessualmente due frequentatori di un club privato dei conservatori. Gli sono state rinfacciate anche tante bugie: la commentatrice politica dell’autorevole Guardian ha scritto di lui: “Un buffone, snob, sociopatico, egocentrico e mentitore seriale”.

Lo stesso Times, che lo aveva sostenuto in passato, ha scritto di recente: ”Ogni giorno che Johnson resta al suo posto, il senso di caos si aggrava. Per il bene del Paese deve andarsene”. I parlamentari ne criticavano la mancanza di integrità, di decenza e usavano anche il termine estremo di sleaze, che significa sporcizia.

Johnson ha perso dunque la poltrona a causa della sua personalità, diciamo anticonformista, portata agli eccessi, che già aveva rivelato agli inizi della sua carriera. Giornalista affermato, quando era corrispondente da Bruxelles per il Telegraph ai tempi della Thatcher, si mise in evidenza per i suoi articoli durissimi contro l’Europa che alimentarono lo scetticismo degli Inglesi verso l’Unione. La “Lady di Ferro” lo aveva scelto come il suo giornalista preferito. I colleghi invece lo consideravano disordinato, superficiale, ritardatario e inaffidabile. Divenuto direttore del quotidiano The Spectator, i colleghi di allora lo ricordano per le continue assenze, le riunioni mancate e la sciatteria nel lavoro.

Il disordine regnava anche nella sua vita privata durante la quale oltre alle tre mogli, ha avuto tante amanti e otto figli compresi quelli illegittimi. Eppure era riuscito a entrare nella carriera politica e ad essere eletto deputato nel 2001. Aveva affascinato i suoi elettori assumendo la maschera dell’uomo di azione, del genio “buffone” ma efficiente, proprio il leader che gli Inglesi volevano in un mondo politico dormiente. È stato anche sindaco di Londra per due volte ricevendo i favori degli operatori finanziari della City – quartiere che aveva rilanciato – e l’approvazione della popolazione per aver ristrutturato l’organizzazione dei trasporti pubblici. Londra però era divenuta una delle capitali più care del mondo e gli investimenti per il welfare erano diminuiti.

Infine nel 2019 prese il posto di Theresa May alla guida del Paese. Il partito conservatore aveva fatto dimettere la premier perché considerata “troppo debole” nell’affrontare il problema della Brexit. Lui invece “troppo forte”, ha accelerato l’uscita dall’Europa combinando pasticci e gettando il Paese in una profonda crisi economico-politica.

Adesso vuole restare in Downing Street sino a ottobre, quando si riunirà la direzione dei conservatori. Ma il partito preme perché traslochi prima e si sta affannando per trovare un successore. Per ora i papabili sarebbero due: Sajid Javid, di origine pachistana, ex ministro della Salute che aveva dato inizio alla catena dei dimissionari anti Johnson. L’altro è Nadhim Zahawi, iracheno, da poco Cancelliere dello Scacchiere che in precedenza aveva gestito con successo la campagna vaccinale contro il Covid. Sono due figli di immigrati che oggi si contendono la guida di quanto rimane dell’Impero Britannico.

Il discorso di Boris Johnson – 7 luglio 2022

Sabato, 9 luglio 2022 – n° 28/2022

In copertina: Boris Johnson – Foto: https://www.gov.uk/government

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