La fitta rete di aiuto a sostegno delle comunità
di Laura Sestini
29 dicembre 2020, ore 12.20: Petrinja, cittadina croata di circa 25 mila abitanti – a poche decine di chilometri dalla capitale Zagabria – si ritrova vicinissima all’epicentro della scossa di terremoto di 6.4 gradi della scala Richter che colpisce la Croazia. Neanche il tempo di comprendere cosa stia succedendo e, in pochi secondi, il centro storico è annientato dall’improvvisa, immensa e imprevedibile forza della natura, che si porta via anche un ospedale e un asilo infantile.
Le notizie corrono veloci – dalla nazione balcanica alla sponda italiana del Mar Adriatico – mentre l’onda del terremoto viene avvertita nelle Marche e in Veneto (dove si sono registrate altre scosse meno intense) e finanche a Milano.
I social si riempiono di immagini – le poche disponibili dei danni causati dall’evento sismico – mentre nei videoclip si possono vedere in tempo reale lampadari che oscillano, scaffali che barcollano facendo cadere a terra mercanzie di ogni genere, muri che crollano, accompagnati da commenti esplicitanti le paure di chi li divulga in rete, gli scongiuri e le maledizioni nei confronti di questo strano 2020, fortunatamente incamminatosi verso la conclusione.
Mentre la maggioranza delle persone si perdono in commenti di ogni sorta e i giornalisti pubblicano le prime frammentate notizie, contemporaneamente – dietro le quinte – si iniziano a muovere, senza perdersi in chiacchiere, ma al contrario ben attente all’ottimizzazione dei tempi e dei programmi, tutta una serie di persone e competenze, con lo scopo di mettere in moto la macchina degli aiuti tecnici e umanitari verso le regioni colpite dai disastri naturali.
Di fatto si muove la rete della Protezione Civile – Ente governativo facente capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – che sappiamo quanto sia importante in caso di emergenze in generale e, in specifico, per terremoti, alluvioni, frane, incendi e tutte le altre variabili delle calamità di cui è capace la forza della natura, a difesa e assistenza dei cittadini e del territorio.
Una complessa organizzazione di uomini e mezzi – che unisce tutta una serie di enti e sotto-livelli del suo stesso organigramma, e raccoglie sotto la propria direzione un numero infinito di piccoli comitati di protezione civile sparsi su tutto il territorio nazionale – costituito da donne e uomini dai 18 ai 75 anni, che donano il proprio tempo in aiuto del prossimo, quando qualsiasi evento – naturale o umano – provochi un’emergenza dove sia necessario l’impiego di unità operative extrae e di mani in più, dagli ambiti propri del Covid-19 ai flussi migratori.
Stiamo parlando del popolo dei volontari, un esercito pacifico costituito da centinaia di migliaia di persone – per la precisione 5,5 milioni (fonte Istat 2017/totale di tutte le ramificazioni settoriali) – pronte anche a spostarsi oltre confine, come potrebbe essere il caso del recente terremoto in Croazia, in soccorso della popolazione rimasta fuori dalle proprie abitazioni per i crolli e bisognosa di ogni piccola attenzione e cura.
Secondo quanto riporta il Dipartimento di Protezione Civile, il volontariato di protezione civile in Italia: “[…] è nato sotto la spinta delle grandi emergenze che hanno colpito l’Italia negli ultimi 60 anni: l’alluvione di Firenze del 1966 e i terremoti del Friuli e dell’Irpinia, sopra tutti. Una grande mobilitazione spontanea di cittadini rese chiaro che a mancare non era la solidarietà della gente, ma un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzarla. Il volontariato di protezione civile unisce, da allora, spinte di natura religiosa e laica e garantisce il diritto a essere soccorso con professionalità. Oggi, rappresenta una risorsa straordinaria in termini di competenze e capacità operativa che conta oltre 5 mila organizzazioni in tutto il Paese […].”
Tra le regioni italiane, la Toscana registra una presenza di organizzazioni non profit tra le più alte (71 ogni 10 mila abitanti a fronte di 55,4 a livello nazionale) e una spiccata propensione al volontariato (1.253 volontari ogni 10 mila residenti, contro la media nazionale di 911). Complessivamente nella regione sono attivi 469 mila volontari.
La struttura della rete di Protezione Civile, per quanto riguarda i dipendenti dell’Ente governativo, è composta da ingegneri e tecnici specializzati in differenti discipline, affiancati da altri soggetti operativi – scendendo verso il basso come in ogni organizzazione gerarchica – con mansioni sempre più generiche, e dalla manovalanza.
Ultimo ingranaggio nella scala organizzativa – ma non meno importante – è rappresentato da coloro che prestano attività volontaria a vario livello, organizzati nella medesime suddivisioni di competenza, secondo le idoneità acquisite, che vanno ad affiancare i dipendenti del Dipartimento di Protezione Civile, oppure dell’Ente in quel momento responsabile quale, per esempio, potrebbe essere la Croce Rossa – e comunque a disposizione del capo-missione e dei responsabili dei reparti specifici.
I volontari non possono partecipare alle attività di protezione civile prima di aver frequentato almeno i corsi di primo livello – in mancanza dei quali non si avrebbe neanche una visione globale della macchina organizzativa del soccorso in emergenza. Ai corsi obbligatori seguono esercitazioni e simulazioni e, a discrezione del volontario, si possono frequentare corsi di specializzazione, quali di logistica, l’AIB – antincendio boschivo, cartografia e ricerca dei dispersi – o la guida dei mezzi di emergenza 4X4, il ricongiungimento familiare e altri.
A differenza di quanto sarebbe ragionevole immaginarsi – vista la dinamicità media delle attività di volontariato – la percentuale più alta dei volontari ha un’età dai 55 anni in su, mentre i giovani latitano un po’ nell’avvicinarsi a enti del terzo settore.
Il 2020 è stato un anno molto impegnativo per i milioni di volontari italiani, che senz’altro lo ricorderanno come uno degli anni più difficili per la gran quantità di servizi svolti e le tante iniziative cui hanno donato il loro tempo libero a sostegno delle persone. Le premesse per il 2021 indicano che le attività da loro svolte saranno molto intense anche nel prossimo futuro, almeno fin quando l’ondata pandemica non sia totalmente sotto controllo delle autorità sanitarie.
L’alto numero dei volontari è senz’altro da valutare come un ‘tesoretto nazionale’ operativo sia in emergenza che in situazioni di normalità, a cui noi cittadini dovremmo essere sempre grati per il lavoro svolto in aiuto della comunità.
Per approfondire l’argomento: http://www.protezionecivile.gov.it/documents/20182/823803/Il+volontariato+di+protezione+civile/0e96bfc7-9313-4661-887f-1126495b4f71
Sabato, 2 gennaio 2021
In copertina: Il Duomo di Mirandola (MO) danneggiato a seguito del sisma del 2012. Foto di Laura Sestini (tutti i diritti riservati).