I ghetti dei braccianti agricoli, tra mafie e caporali
di Laura Sestini
Il Sud Italia è costellato dai ghetti, luoghi abitativi informali (non luoghi) ricavati in capannoni industriali dismessi, campi abbandonati, edifici diroccati, dove i braccianti agricoli che si muovono per regioni e colture, e le raccolte stagionali nazionali, cercano di condurre una parvenza di vita quotidiana dignitosa.
In Sicilia, tra gli altri, troviamo il ghetto di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, area meglio conosciuta per essere luogo di nascita e di attività di Matteo Messina Denaro, boss mafioso super latitante per ben 30 anni, infine scoperto e deceduto in breve tempo per malattia. L’ultimo covo del boss di Cosa Nostra era proprio a Campobello di Mazara, un appartamento in vicolo San Vito.
Tra i beni sequestrati alla mafia, a Campobello c’è l’ex-oleificio di Fontane d’Oro, dove già nel 2022 erano stati collocati ufficialmente i braccianti stagionali, circa 700/800 persone, in maggioranza di origine subsahariana.
A Campobello c’è una distesa di oltre un milione di ulivi, le olive le raccolgono i braccianti stranieri, con permesso di soggiorno o irregolari, tanto non ci sono troppi controlli, neanche per sapere se son vivi o morti. Qualcuno vive lì da molti anni, ma l’ascesa sociale è molto difficile. Di anno in anno si torna agli stessi ghetti, quando rimangono in piedi, ammassati con alcune centinaia di altri uomini, e qualche donna, del tuo stesso ceto sociale, per rompersi la schiena nelle campagne italiane.
Ogni 35 chilogrammi di olive raccolte, ritorna un compenso di cinque Euro.
La stagione della raccolta negli uliveti è già iniziata, ma tuttora la Prefettura non ha dato il consenso per riaprire l’ex-oleificio dove possono trovare ricovero i braccianti, costretti a dormire nei campi, sotto gli alberi o per le strade del Paese, dove trovano almeno una fontana per lavarsi le mani sporche del lavoro.
Nel 2021, un precedente ghetto, ex-Calcestruzzi Selinunte, finito al centro di un’indagine di mafia, andò distrutto a causa di un incendio sviluppatosi da un generatore di corrente a benzina con cui si provvedeva a caricare i cellulari, a cucinare, a scaldare acqua per l’igiene personale, illuminare l’ambiente. Nel rogo perse la vita Omar Baldeh, un giovane di origini guineane.
Gli incendi nei ghetti delle persone migranti non sono una novità, e difficilmente tutti riescono a salvarsi la vita. Da Borgo Mezzanone in Puglia, passando per San Ferdinando in Calabria, fino alla Sicilia, le vittime sono numerose, sempre troppe.
Il 30 settembre la comunità migrante di Campobello di Mazara ricorda la scomparsa di Omar Baldeh, occasione, nel 2023, per protestare anche per la mancata riapertura del ghetto, con la giustificazione che si debbano costruire delle casette nel piazzale antistante l’ex-oleificio. Sonnolento e poco attento alle necessità delle persone è il sistema amministrativo italiano, neanche questa è una novità.
Vivere a Campobello non è facile neanche per i cittadini nativi, stigmatizzati come mafiosi. Ma quanti lo sono davvero? I caporali non sono migliaia, ne bastano pochi per organizzare il lavoro e i braccianti scelti a giornata, che spesso non capiscono neanche per chi stanno lavorando, a causa della stratificazione dei ruoli e dei subappalti economici informali. Quasi tutto nella vita dei braccianti stranieri ha caratteristiche informali.
Semplicemente, alla manifestazione, organizzata da più associazioni siciliane e nazionali, come Carovane migranti di Torino, ed anche con la presenza di attivisti spagnoli e baschi di Abriendo Fronteras, hanno sfilato con i braccianti molti campobellesi, soprattutto giovani, ma anche madri con figli piccoli che si sono espresse all’unico megafono per ribadire il loro desiderio per un mondo migliore, senza mafie, antirazzista, pacifista ed inclusivo.
Il corteo ha camminato a lungo fino davanti all’ex-oleificio prospiciente gli uliveti dove, ormai calato il sole, alcuni rappresentanti delle persone migranti hanno condiviso le loro esperienze e le loro richieste.
Come riportato nello striscione in testa alla manifestazione “chi raccoglie le olive non deve dormire in strada”.
Sabato, 7 ottobre 2023 – n°40/2023
In copertina: protesta dei braccianti agricoli a Campobello di Mazara (TP) – Foto: 2023©LauraSestini (tutti i diritti riservati)