redazione di TheBlackCoffee
Vittimizzazione secondaria, differente trattamento in sede giudiziaria, dichiarazioni rese da una donna vittima di violenza poco considerate rispetto al maggiore peso dato a quelle dell’imputato. Stereotipi nell’aula di giustizia. Un insieme di che ha portato il Comitato per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW) a dichiarare colpevole l’Italia per un caso relativo a una donna vittima di violenza sessuale. Al Comitato, che si è pronunciato il 18 luglio CEDAW/C/82/D148/2019, si era rivolta una donna che aveva denunciato l’ex marito per alcuni episodi di violenza domestica.
Le prove erano state considerate inconfutabili dalle indagini e l’uomo condannato a sei anni di carcere per violenza sessuale. Il verdetto, però, era stato ribaltato in appello, l’uomo assolto e successivamente la decisione confermata in Cassazione.
La donna quindi si è rivolta al Comitato ONU ritenendo di avere subito una discriminazione in quanto donna ai sensi dell’articolo 1 della Convenzione. Il Comitato ha richiamato l’Italia agli obblighi degli Stati che sono tenuti a eliminare ogni forma di stereotipo e di discriminazione, anche nei casi di accesso alla giustizia, poiché i giudici non hanno tenuto conto di tutte le perizie mediche e hanno sostenuto che spettava alla donna fornire una spiegazione dettagliata dell’esatta natura della violenza subita e che gli ematomi riportati potevano essere imputati ad altro, oltreché il rapporto sessuale era stato consumato con il profilattico, deducendo da ciò che il rapporto fosse stato consensuale.
Sabato, 30 luglio 2022 – n° 31/2022