Quando il No Comment è l’unica opzione
di Giorgio Scroffernecher
*La cicuta è stata ripetutamente usata nella storia come veleno. Nella Grecia antica è ricordata per aver cagionato la morte per avvelenamento del filosofo Socrate.
«Ci ho proprio goduto» – Roberto Calderoli
«Giornata di liberazione» – Simone Pillon e Mario Adinolfi
«Ddl Zan? Follia ideologica» – Fratelli d’Italia
«I bambini hanno diritto a non essere acquistati su internet» – Simone Pillon in Senato su Ddl Zan
«Punita l’arroganza di Letta. Ha rifiutato ogni dialogo e ogni proposta di cambiamento arrivate dalle famiglie, dalle associazioni, dal Papa e da esponenti del mondo LGBT e femminista» – Matteo Salvini
«Con lo stop oggi al Senato cala il sipario sul Ddl Zan, una pessima proposta di legge che Fratelli d’Italia ha contrastato con coerenza e nel merito fin dall’inizio» – Giorgia Meloni
«Chi ha voluto ritenere che un pensiero unico si possa affermare con una legge, è stato battuto con un voto segreto» – Ignazio La Russa
«Hanno giocato un’altra partita sulla nostra pelle» – Alessandro Zan
Quattro domande a Federica Tempori, avvocata di Rosignano (LI) molto nota nei Tribunali italiani per cause inerenti il mondo LGBTQ+ e Famiglie Arcobaleno.
Che giudizio dava al ddl Zan per come era pensato e scritto?
Federica Tempori: –“Il ddl ZAN aveva come principale scopo quello di conferire pari dignità sociale, cioè eguaglianza, a tutti e tutte. Si occupava di dare attuazione all’articolo 3 della Costituzione, una norma fondamentale sulla quale non dovrebbero esserci differenze. Lo faceva estendendo le norme penali già esistenti – quelle contenute nella legge Mancino – per proteggere alcune fondamentali dimensioni della personalità: sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Aveva quindi come obiettivo primario solo e soltanto quello proteggere la dignità delle persone. Si trattava di riconoscere che sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità sono aspetti della personalità ricchi di valore per l’individuo e per la comunità e che, come tali, meritano di essere protetti da crimini motivati esclusivamente dall’odio verso di essi. Ecco perché non è sufficiente invocare le tutele già esistenti, ad esempio richiamando l’aggravante comune legata ai motivi futili o abietti: ad essere in gioco, in questo caso, è qualcosa di più specifico, cioè la pari dignità sociale – l’eguaglianza – di condizioni personali cui deve essere riconosciuta la possibilità di esprimersi in libertà e sicurezza, al riparo dall’odio. Per questo il mio giudizio sul Ddl Zan era assolutamente positivo”.
Come conoscitrice anche delle vicende giudiziarie del mondo LGBTQ+, la nuova legge avrebbe davvero cambiato le cose?
F.T.: -“Il Ddl Zan avrebbe nel tempo cambiato le cose. Avrebbe contribuito ad educare la società e insieme ad altre leggi, come ad esempio quella sul matrimonio egualitario ed il riconoscimento alla nascita dei bambini nati in famiglie omogenitoriali, avrebbe sicuramente reso il nostro bel paese più civile”.
Che impressione ha avuto dall’esito al Senato? Tutto è perduto?
F.T.: -” Il Senato ha affossato definitivamente il Ddl Zan! In sostanza con 154 voti a favore e 131 voti contrari le senatrici e i senatori hanno deciso di accogliere la mozione del centrodestra e di interrompere definitivamente l’iter normativo del Ddl Zan, ancor prima di entrare nel merito del testo già approvato alla Camera dei Deputati”.
La gravità di quanto accaduto in Senato risiede nella forma ma, soprattutto, nella sostanza del voto.
È grave nella forma perché la scelta della Presidente del Senato di accogliere la richiesta di voto segreto sul non passaggio agli articoli del testo ovvero su una mera questione di procedura e non di merito, deresponsabilizza politicamente ogni senatrice e ogni senatore che con il proprio voto ha scelto di interrompere l’iter normativo del testo.
È grave nella sostanza perché con il voto di giovedì, 154 senatrici e senatori hanno scelto, per l’ennesima volta, di impedire al nostro Paese di avere finalmente una legge che contenesse misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Il Parlamento ha scelto di non dare risposta ad un’intera comunità che da decenni chiede tutela alle Istituzioni le quali, ancora una volta, si mostrano del tutto sorde”.
In Norvegia esiste una legge sul tema dal 1981, sono loro molto avanti o noi molto indietro?
F.T.: -“Nel 1981 la Norvegia è stato il primo paese al mondo ad applicare leggi contro l’omofobia.
La Norvegia legalizzò le unioni civili il 30 aprile 1993 con una legge che poi divenne vigente il 30 agosto di quello stesso anno, diventando così il secondo paese al mondo a riconoscere ufficialmente le coppie omosessuali (il primo era stato la Danimarca nel 1989). Questo tipo di unioni civili garantiva quasi ogni tipo di protezione e diritti garantiti dal matrimonio, incluso quello del divorzio. Tuttavia, la legge stabiliva anche che l’adozione, così come la fecondazione assistita, continuavano a rimanere solo per le coppie regolarmente sposate (che chiaramente erano soltanto di sesso opposto) o per i conviventi, a patto che questi ultimi fossero sempre di sesso opposto. Il 18 novembre 2004 fu poi proposta la legge volta all’abolizione delle preesistenti unioni civili in favore dell’apertura del matrimonio per tutti e tutte. Essa fu
però ritirata, con la promessa da parte del governo di approfondire l’argomento. Il governo conservatore però decise di non dare seguito alla proposta. Si dovrà attendere il secondo governo di Jens Stoltenberg per la ripresa del dibattito sul tema, con l’apertura delle pubbliche consultazioni il 16 maggio 2007. Il governo quindi propose una nuova legge analoga a quella proposta in precedenza il 14 marzo 2008. Circa due mesi dopo, il 29 maggio 2008, l’Associated Press annunciò che anche i partiti all’opposizione avrebbero votato in favore dell’ampliamento del matrimonio alle coppie omosessuali, garantendo quindi di fatto l’approvazione della legge che sarebbe stata votata l’11 giugno.
La prima udienza parlamentare si tenne l’11 giugno del 2008, quando la legge fu approvata con 84 voti a favore e 41 contrari; il matrimonio era di fatto stato esteso anche alle coppie omosessuali, a cui furono garantiti il diritto all’adozione e alla fecondazione assistita. Approvata successivamente anche dal Senato con 23 voti a 17 e poi dal re Harald V di Norvegia.
La legge entrò in vigore il 1º gennaio 2009.
L’apertura del matrimonio anche alle coppie omosessuali ha soppiantato quindi le unioni civili; le coppie che erano già iscritte in un’unione civile hanno visto tramutarsi questa in matrimonio.
La legge norvegese consente infine a tutte le coppie sposate di adottare bambini, così come l’adozione di un eventuale figlio del partner. Per le coppie composte da due donne, è anche possibile l’inseminazione artificiale.
Ebbene, direi sì: Italia/Norvegia 0 a 40 per la Norvegia”.
Sabato, 30 ottobre 2021 – n° 40/2021
In copertina: manifestazione a Milano pro Ddl. Zan – Immagine de ‘I Sentinelli di Milano’