giovedì, Dicembre 26, 2024

Italia, Politica

Cop29 – A Baku la premier Meloni rilancia l’utilizzo del nucleare

La tecnologia, le scorie e la sicurezza necessitano ancora di un lungo percorso

di Giuseppe Gallelli

Già l’anno scorso, durante la Cop28, ben 22 Paesi hanno firmato accordi per il “Nuclear for net zero” per triplicare la capacità nucleare entro il 2050, in modo, a loro parere, di mantenere la temperatura globale sotto la soglia di 1.5 °C. prevedendo, oltre a centrali di fissione nucleare anche reattori modulari (Smr – Small Modular Reactors) di piccole dimensioni.

Anche Il governo italiano intende andare avanti con il nucleare e mettere su un soggetto italiano in grado di realizzare impianti nucleari di terza generazione, nonostante in Italia il nucleare sia stato bandito con referendum nel 1987 e confermata tale scelta nel 2011 per i rischi per la salute umana, il territorio, e l’ambiente.

La presidente Meloni, all’attuale conferenza Onu sul clima a Baku, ha rilanciato l’utilizzo del nucleare di quarta generazione, la fusione nucleare, per produrre energia, dichiarando che il governo ha l’obiettivo di  utilizzare la fusione nucleare e di  presentare una legge quadro  per fissare nuove regole su questo settore energetico.

Non è d’accordo Nicola Armaroli, direttore di ricerca al Cnr e cofondatore di “Energia per l’Italia” che dichiara: “La fusione nucleare non è oggi una opzione energetica, è un campo di ricerca con grande potenziale ma che non potrà contribuire alla decarbonizzazione, almeno per i prossimi trenta anni”.

La Germania, infatti, ha già abbandonato il nucleare dall’anno scorso, a causa dell’incidente del marzo 2011 a Fukushima Dai-ichi, in Giappone.

In Italia, invece, il dibattito sull’uso da parte delle imprese del nucleare è aperto e si attende la nuova legge per nuovi impianti, anche per la costruzione di microreattori nucleari che utilizzerebbero scorie radioattive e potrebbero realizzare, secondo il Governo, l’indipendenza energetica delle imprese.

Sono nettamente contrari gli ambientalisti, a partire da Luciano Di Tazio, presidente del WWF e di Stefano Ciafani presidente di Legambiente, dato che, a loro parere, gli interventi per il cambiamento climatico devono essere urgenti e immediati.

Anche a parere dei parlamentari 5 Stelle delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, come dichiarano, per attuare la transizione ecologica è necessario mettere in atto da subito misure concrete, anzi, a loro parere, i rappresentati del governo continuano a ignorare i rischi del cambiamento climatico e definanziano i fondi destinati al dissesto idrogeologico.

Anche i capigruppo PD in Commissione ambiente di Camera e Senato dichiarano che “i Sovranismi UE” stanno smantellando tutti gli accordi fatti fino ad oggi per salvare il Pianeta.

In realtà gli impianti per il nucleare di quarta generazione sono ancora in fase di sviluppo, con tempi lunghi e costi elevati, problemi di gestione e sicurezza e con la questione del deposito delle scorie da preparare.

La maggior parte dei reattori in costruzione, oggi, nel mondo appartengono alla terza generazione e producono scorie e residui radioattive e non sono esenti da pericoli.

La quarta generazione promette più sicurezza ed efficienza energetica ma, sostengono i tecnici, questa tipologia di generatori richiede ancora un lungo percorso tecnologico per la sicurezza degli impianti, l’alto costo tecnologico e la difficoltà a reperire i materiali di combustione, isotopi dell’idrogeno, di cui uno non è presente in natura. Secondo Greenpeace non siamo ancora in grado di costruire un reattore a fusione nucleare.

I progetti  per la realizzazione della fusione nucleare, cioè quel processo che avviene nel sole e nelle stelle, con produzione di quantità illimitata di energia,  sono molteplici, oggi, nel mondo, a cominciare dalla Francia e dagli Usa, fino alla Russia, alla Cina, alla Corea.

Ma con quali costi e con quali tempi?

Secondo i tecnici, la fusione nucleare non potrà essere realizzata prima di 30 o più anni e non offrirebbe, quindi, la possibilità di mantenere, da subito, il riscaldamento globale al di sotto di 1.5°C. per evitare i cambiamenti del clima in atto.

Molti sono ancora i problemi da risolvere: reperimento dei materiali necessari alla fusione nucleare, quali il trizio e il deuterio, isotopi rari dell’idrogeno, il primo, non presente in natura, è radioattivo e indurrebbe radioattività nei materiali del reattore;  l’alto costo della tecnologia necessaria, la gestione della sicurezza degli impianti e delle scorie radioattive, la prevenzione degli incidenti e della contaminazione del territorio, l’adeguata formazione di tecnici e di ingegneri nucleari. Sono tutti problemi ancora lontani da soluzione.

L’ Italia, in particolare, deve ancora individuare la località per il deposito delle scorie radioattive e la previsione è per in 2039.

Il Governo, se davvero si propone di ridurre le emissioni di CO2  del 55%, come prevede l’obiettivo europeo, dovrebbe accogliere la proposta di WWF, Greenpeace, Legambiente e altre Associazioni ambientaliste, investendo in tecnologie subito realizzabili e meno costose e più sicure per i cittadini e l’ambiente.

Le Associazioni Ambientaliste chiedono a gran voce il finanziamento e la diffusione delle energie rinnovabili, meno costose e subito utilizzabili, prive di rischi per il territorio e le persone e più socialmente accettabili.

Chiedono in particolare, la rapida procedura di approvazione e realizzazione di 1300 progetti attuali di solare, eolico, idroelettrico, bioenergie e geotermia che sono ancora in fase di valutazione. Abbiamo necessità di provvedimenti immediati, forniti da procedure ecosostenibili prima che sia troppo tardi.

Leggi anche: https://www.theblackcoffee.eu/crisi-climatica/

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Sabato, 23 novembre 2024 – Anno IV – n°47/2024

In copertina: esperti presso l’Unità 4 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Foto: IAEA Imagebank (2013) – CC BY 4.0

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