Osservazioni e suggestioni tra alcol e cannabis
di Giorgio Scroffernecher
In occasione dell’apertura della 54esima edizione del Vinitaly a Verona, +Europa, il partito di Emma Bonino che ha ereditato l’antiproibizionismo dell’area radicale italiana, ha lanciato una campagna tematica che mette in parallelo due numeri identici ma separati alla nascita: 7 miliardi di euro da export per le casse dello Stato provenienti dal mondo del vino, super eccellenza italiana; 7 miliardi di euro che sarebbero portati alle stesse casse – sottraendoli a quelle della criminalità – se la cannabis in Italia fosse legalizzata.
Qualcuno ha gridato al sacrilegio per questo parallelismo comparativo. Ma noi, laicamente, proviamo ad esplorarlo con oggettività.
Giusto riconoscere il vino come portatore di importanti contenuti correlati come cultura, tradizione, buon gusto, benessere. Giusto osservare quanto successo alla canapa in Italia che ricorda più l’inquisizione che una serena pratica normativa, come scrive l’Istituto Superiore di Sanità: «Dal XVII secolo fino alla metà del secolo XX° è stata largamente utilizzata per la sua fibra tessile. Dal periodo delle Repubbliche marinare fino all’avvento delle navi a carbone, l’Italia ha avuto con Bologna e Ferrara uno dei distretti più importanti per la coltivazione della Cannabis sativa, fino a diventare il primo fornitore della sua fibra per la Marina Reale Britannica nell’epoca della colonizzazione e delle grandi conquiste marinare a vela.
Nel corso del XX° secolo, per evitare l’uso improprio della pianta al fine di produrre droga, vennero introdotte leggi che, di fatto, ne contrastarono anche l’utilizzo industriale molto diffuso nel primo dopoguerra, sia nel campo tessile, sia in quello cartaceo».
Cos’è successo a metà del XX° secolo che ha spaventato tanto il legislatore? La risposta forse attiene più al contrasto culturale e comportamentale all’uso della marijuana che a una lotta contro un nuovo vizio tanto nocivo per i giovani.
Proviamo ad approfondire.
Intanto – forse qui sta la debolezza della campagna di +Europa – il corretto paragone da fare non è tra vino e gangia, ma tra alcol (superalcolici in particolare che rappresentano il 35% del fatturato alcolico e quasi il 100% del problema etilismo) e l’erba tanto apprezzata da capelloni, pacifisti e hyppies di tutto l’Occidente a metà del secolo scorso. Sì perché in altri paesi come l’India, il Pakistan, l’Afghanistan e molti altri, da sempre si consuma in modi diversi e per fini differenti, incluso quello spirituale.
I punti forti che hanno motivato e ancora motivano la lotta contro la cannabis sono essenzialmente tre:
– Il danno alla salute
– Il passaggio automatico ad altre sostanze ancor più pericolose
– Il danno sociale conseguente alla sua crescente diffusione.
Proviamo ora a tenere in bella vista questi tre punti, comparando dati ufficiali riferiti all’uso/abuso di alcol e marijuana.
Circa la salute, l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, nell’edizione 2018 del Global status report on alcohol and health ha precisato che «In tutto il mondo, nel 2016, più di 3 milioni di persone sono morte a causa di un uso dannoso di alcol (il 5,3% di tutti i decessi) e più di tre quarti di queste morti si sono verificate tra uomini. L’uso dannoso di bevande alcoliche è un fattore causale in oltre 200 malattie, incluso il cancro, e di situazioni d’infortunio e incidentalità. L’uso di alcol, ai livelli medi di circa 30 grammi di consumo medio pro capite, genera ogni anno, complessivamente, il 5,1% del carico globale di malattia e infortuni – misurato in anni di vita persi per malattia, disabilità o morte prematura».
Nel 2021 su suggerimento della stessa OMS, i 53 Stati membri della Commission on Narcotics and Drugs, l’organo centrale dell’ONU che regola le politiche sulle droghe, hanno votato per rimuovere la cannabis dalla tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti, nella quale era stata collocata nel 1961 con altre sostanze considerate a forte rischio di abuso e meritevoli di severe misure di controllo e repressione.
Per quanto riguarda il passaggio a sostanze sempre più tossiche, qualsiasi medico può ben spiegare quanto i vincoli tragici di dipendenza all’alcol siano del tutto sovrapponibili a quelli di dipendenza dall’eroina con effetti autodistruttivi analoghi. Mentre per quanto riguarda la cannabis, sul sito web dell’Istituto Superiore di Sanità si leggono queste osservazioni: «Nel rapporto della Commissione Unita è riportato che sebbene possa emergere una correlazione tra il consumo di cannabis e quello di altre droghe illecite, la maggioranza dei consumatori sarebbe esule dal “passaggio”. Si giunge alla conclusione che se ciò accade è in soggetti già predisposti ed anche in forte relazione alla sua illegalità, ossia per ottenere la cannabis il consumatore deve accedere ad un mercato non legale che offre anche altre sostanze stupefacenti. Questa tesi è appoggiata in Italia anche dal noto neuroscienziato Gian Luigi Gessa e negli USA dal Professor John Morgan, della New York Medical School, che a seguito di una ricerca dichiara che la cannabis non causa il passaggio all’uso di droghe pesanti, nella grande maggioranza dei consumatori essa è una fine, anziché una droga di passaggio. Le ricerche dell’American Psychiatric Association hanno dato risultati molto simili a quelli della Commissione Europea».
Infine, a proposito del danno sociale sull’uso dell’alcol e della marjuana, mi diverto a proporvi due citazioni, anzi tre.
La prima è di Oleg Tinkov, miliardario russo, ex oligarca che recentemente ha dichiarato: «Non vedo nessun beneficiario di questa folle guerra. Muoiono persone innocenti e soldati. I generali russi, svegliandosi con i postumi di una sbornia, si sono resi conto che avevano un esercito di merda. E come può essere buono l’esercito se tutto il resto del Paese è una merda e impantanato in nepotismo e servilismo?». Tinkov richiama a quanto è diffuso – e risaputo – l’alcolismo in Russia anche ai livelli più alti (ricordiamo le sbornie di Boris Eltsin?), e quanto incida sulle qualità sociali.
Ecco la seconda ad hoc di Bob Marley: «L’erba è la guarigione di una nazione, l’alcol ne è la distruzione».
E poi la citazione scema per concludere: «Oltre venti spinelli si è considerati spacciatori. Fino a diciannove è solo una gran bella serata!» Mago Forest.
PS: Tra i consumatori di cannabis di tutto il mondo, il giorno 20 Aprile, 4/20 nel formato americano, è considerato la giornata internazionale della cannabis e della controcultura. L’origine del 420 risale agli anni ’70, quando questo numero cominciò ad essere utilizzato per indicare l’appuntamento che un gruppo di studenti di San Rafael era solito darsi per fumare erba in compagnia. (Wikipedia).
Sabato, 23 aprile 2021 – n°17/2021
In copertina: immagine grafica di Gordon Johnson/Pixabay