Storia confidenziale dell’editoria italiana
di Elio Sgandurra
Tra libri e giornali, è risaputo che gli italiani leggono poco. E non solo gli appartenenti alle classi meno acculturate che non hanno nemmeno un libro in casa e qualche volta leggono il giornale al bar, ma anche gli studenti, i laureati, i professionisti. La media di coloro che leggono, dall’età di sei anni in su, è del 46 per cento – dati del 2020 – e tra questi sono compresi anche i lettori saltuari con uno o due libri all’anno, nonostante la diffusione di volumi a prezzi bassi sia molto vasta: gli Oscar e la Bur ne sono un antico esempio, per non parlare dei volumi allegati ai giornali e gli e-book.
Eppure in Italia gli editori sono numerosi e oltre alle grandi aziende come la Mondadori e la Rizzoli, ne esistono tante altre che producono in continuazione libri di ben noti autori italiani e stranieri oltre ai classici dell’Ottocento e del Novecento, romanzi e saggi di autori contemporanei, manuali tecnici specializzati sempre aggiornati. Nel 2020 sono stati stampati 82.000 titoli.
Insomma in Italia la produzione culturale è di alto livello, ma è seguita costantemente soltanto dall’11% della popolazione, cioè i veri lettori accaniti e desiderosi di cultura che comprano o prelevano dalle biblioteche almeno due volumi al mese.
L’industria culturale è poco conosciuta nel nostro Paese: è un’impresa molto complessa con una organizzazione il cui corso nasce dalle “menti pensanti” e attraverso molti passaggi si conclude con il settore industriale – la stampa – e quello commerciale, cioè la distribuzione.
Ne fa un quadro completo il libro dal titolo “Storia confidenziale dell’editoria italiana” il cui autore Gian Arturo Ferrari, ha lavorato per decenni nel mondo editoriale partendo dall’apprendistato sino a raggiungere i massimi livelli in case editrici grandi e piccole.
La sua opera non può essere definita soltanto un saggio e nemmeno l’autobiografia di un protagonista dell’editoria italiana, ma la storia dell’industria culturale del Novecento osservata dall’interno. Oltre a lui, i protagonisti sono tutti i lavoratori del libro, gli editori con i tanti collaboratori che ne seguono la nascita: i lettori dei manoscritti che ne segnalano i contenuti alle redazioni; i responsabili di queste che ne approvano o respingono la pubblicazione; i redattori che ne curano l’uscita; i traduttori, i consulenti, gli ideatori delle copertine. Infine si arriva alla stampa e alla distribuzione. Tra carta, stipendi, macchinari, pubblicità e commercializzazione, i costi sono tanti e i ricavi dipendono dal successo dell’opera.
È un lungo percorso raccontato con toni “epici, comici, affettuosi e taglienti” che affianca l’editoria alla storia d’Italia del Novecento il cui passaggio dall’artigianato alla “catena industriale” comincia con la nascita quasi contemporanea ai primi del Novecento della Mondadori e della Rizzoli rimaste sempre concorrenti.
Entrambe furono fondate rispettivamente da Arnoldo e Angelo. Il padre del primo, era un calzolaio ambulante, quello del secondo un operaio licenziato che si suicidò appena dopo la nascita del figlio. Angelo fu accolto da piccolo nell’orfanotrofio milanese dei Martinitt dove imparò il mestiere del tipografo; l’altro fu assunto come garzone in una piccola tipografia e cartoleria di Ostiglia. I due “imperi” della cultura italiana devono quindi la loro creazione a due giovani “proletari” con la licenza della quinta elementare.
Nel racconto di Ferrari ci sono tante altre case editrici nate attraverso strade e circostanze diverse, ma sempre importanti per il grande contributo dato alla cultura italiana: la “Einaudi”, creata a Torino durante il fascismo da Giulio Einaudi e da alcuni compagni di università tra i quali Leone Ginzburg, poi trucidato dai tedeschi; la “Laterza” di Bari – attualmente un colosso della saggistica – sviluppatasi grazie anche all’ala protettrice di Benedetto Croce. E poi nel dopoguerra la “Feltrinelli” – con gli scoop del Dottor Zivago e del Gattopardo; l’”Adelphi” con la ricercatezza dei contenuti e della grafica; il “Saggiatore” fondato da Alberto Mondadori, figlio di Arnoldo, la “Garzanti” e tante altre ancora che incidono nel percorso della cultura italiana.
Ferrari non trascura qualche ironico pettegolezzo su autori, premi letterari truccati, su passaggi di proprietà, sino ad arrivare alla Fiat e a Berlusconi divenuti proprietari della Rizzoli – la prima – e della Mondadori il secondo. Nel leggere questo libro si ripercorre un pezzo della storia d’Italia.
Sabato: 28 gennaio 2023 – n° 4/2023
In copertina: ritaglio dalla copertina del volume