martedì, Dicembre 03, 2024

La selva delle metamorfosi

Eco – logica – mente

A lezione di ecologia dell’ambiente e della mente

di Mario Betti e Samanta Giannini

Chiamo Mario (Betti)…. Mario volevo parlarti di una mia intuizione e sviscerare alcuni punti.

Mario Betti: – Ah bene, su cosa?

Su “x y z

 M.B.: – Ah bello!  Sai, ho tenuto una lezione interessante, ma mi sono scordato di invitarti.

Ah ecco, bravo e poi dici di volermi bene!

M.B.: – Senti, la rifaccio solo per te, così ti dimostro che a te voglio più che bene; ti aspetto domani alle 17.30.

Quanto sono ruffiani questi uomini!!!

Ad ogni modo il giorno dopo, mi armo di quaderno e penna e lo raggiungo a casa. Da qualche mese è in pensione. Mi accoglie nella sua sala e mi fa accomodare su una poltrona; mi guardo un po’ attorno, sopra la mia testa troneggia il busto in gesso del nonno, noto chimico, ricercatore, scrittore. La genialità fatta dinastia!

M.B.: – Allora cara, come ti ho già detto mi hanno chiesto di tenere una lezione; mi hanno lasciato molto libero nella scelta dell’argomento da trattare poiché il pubblico non era costituito proprio da tecnici. Pensa e ripensa su cosa potessi offrire a quella platea, alla fine ho optato per qualcosa di semplice.

Ah, come no, le conosco le tue “cose semplici”! Seguono fragorose risate, le mie e le sue all’unisono.

M.B.: – No dai, sono stato bravo, ho parlato di ecologia.

Dai comincia, sono proprio curiosa di esplorare questa tua ennesima semplicità!

M.B.: – Allora, sono partito dall’A B C, il  significato della parola Ecologia, ed ho esordito con la sua traduzione dal greco: Oikos = casa o ambiente; Logos = studio, ma anche parola, discorso; per dirla tutta: studio dell’ambiente, che può significare anche la parola dell’ambiente, ed ho chiesto alla platea “Ma, secondo voi, l’ambiente parla? Comunica?”

In quanti sono fuggiti?

Mario se la ride di gusto e mi risponde con uno: “stranamente sono rimasti tutti”. Mi e gli prometto di non interromperlo più con le mie solite battute; lui mi invita ad interromperlo quando e come voglio, ma io decido di essere seria, stranamente!

Testa china sul quaderno comincio a prendere appunti.

M.B.: -Le piante comunicano con tutte le loro parti: radici, stelo, foglie, fiori e frutti. Possono parlare con tutte le altre piante e non solo con quelle della stessa specie. Ancor più interessante è osservare che questa comunicazione si innesca “naturalmente” persino con altri esseri viventi: virus, batteri, funghi, insetti, animali in genere e lo scambio è reciproco. La piante comunicano attraverso segnali elettrici ed elettromagnetici; sostanze chimiche: ormoni (cairomoni), odori (profumi o deterrenti), colori, luce, forme, atteggiamenti; ultrasuoni; comunicano con l’aptica (contatti) e prossemica (vicinanza/distanza). Analizzare ogni singolo punto richiederebbe molto più tempo.

Magari potresti scriverci un libro. Ecco, avevo promesso di non interromperlo ed invece l’ho fatto di nuovo. Giurin giurello, ora me ne sto zitta fino alla fine.

M.B.: – Mi piacerebbe, lo metto in cantiere. I boschi e le foreste costituiscono una grande rete con scambi continui di messaggi. Attraverso l’aria, la terra, l’acqua, il calore. Nel sottosuolo, le piante comunicano fra loro attraverso la rete miceliare dei funghi. Il micelio è l’apparato vegetativo dei funghi ed è formato da un intreccio di filamenti detti ife, in cui scorre il protoplasma. Dovrei anche qui scendere nel tecnico, non potendolo fare mi limito alla constatazione de facto che le foreste assicurano l’ossigenazione dell’aria, il nutrimento e la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi. Proprio in merito a quest’ultimo punto, non posso esimermi dal notare e far notare un dato che non può essere tralasciato: il peso dei materiali sintetici prodotti dall’uomo, dall’anno 2020, ha superato, per la prima volta, il peso di tutti gli esseri viventi. Solo agli inizi del Novecento il peso dei materiali artificiali era l’1%. Nel giro di un solo secolo abbiamo riempito il pianeta dei nostri scarti. Si stanno estinguendo numerose specie animali e vengono reintegrate soltanto quelle di utilità per l’uomo. Animali di allevamento – spesso allevati in condizioni terrificanti – e adesso anche i grilli ed altri insetti. Stefano Mancuso, scienziato di prestigio mondiale, dirige il Laboratorio internazionale di Neurobiologia Vegetale e raccomanda di reintegrare il più possibile gli alberi del pianeta. Mille miliardi nei prossimi 10 anni è la cifra da lui calcolata, per la salvezza dell’umanità!

Da psichiatra mi sarebbe piaciuto porre l’attenzione anche su un altro aspetto, ovvero quello dell’interazione tra mente ed ambiente. Come ho detto agli studenti, lo dico anche a te. L’ecologia dell’ambiente è indispensabile non soltanto per la nostra sopravvivenza. Un sano rapporto con la Natura è indispensabile per la nostra salute psicofisica e per il nostro equilibrio mentale. “Verso un’ecologia della mente” assieme al “Mente e natura” sono due  testi di Gregory Bateson che ho consigliato di leggere, in quanto molto interessanti e completi. Comunemente si pensa alla mente e al pensiero come qualcosa di strettamente legato all’uomo e al suo cervello, come se la mente fosse qualcosa di isolato e staccato dal mondo in cui ha avuto origine e si è sviluppata. Bateson sviluppa una diversa idea di mente, che ha rivoluzionato la scienza della comunicazione e della psicologia: «Quale trama connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula? E tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?» (Gregory Bateson, 1979).

La mente non è qualcosa di isolato e autonomo ma è una parte di noi che interagisce con le altre forme di vita e non soltanto con le altre menti umane ma anche con quelle “non umane”: animali e vegetali. La natura è una vasta trama connettiva di ordine mentale ed è all’interno di questa trama che emerge la coscienza e il pensiero. La mente individuale è solo la piccola porzione di una più vasta “Mente/Natura”, che ha in sé qualcosa di sacrale. Per la nuova antropologia “Anche le foreste pensano” (Eduardo Cohn, 2013). Allargando l’ osservazione a popoli e culture differenti dalla nostra, sino a comprendere il mondo ‟non umano”, animale, vegetale e persino non vivente, si arriva a concepire una “antropologia oltre l’umano”. La ricerca di Eduardo Cohn è frutto della sua diretta esperienza con i Runa, una popolazione dell‘Alta Amazzonia ecuadoriana; nella civiltà dei Runa tutto è parte della natura e l’esistenza umana si svolge in simbiosi con l’ambiente, in “accordo” con tutte le forme di vita che godono di pari dignità. Questo tipo di approccio non può essere disgiunto da due concetti cardine, senza i quali questo tipo di visione non potrebbe nemmeno essere concepita: empatia e mimesi. La capacità di immedesimazione, l’empatia, passa attraverso la mimesi. Come vede il colore rosso un’altra persona umana. E un cieco? E un animale? E le piante? Come pensa una foglia? Qual è il pensiero degli alberi? Come comunicano le foreste? In questa ottica non possiamo esimerci dal ripensare il pensiero e con esso la comunicazione, sia verbale che para-verbale: espressioni onomatopeiche; mimica, gesti, movimenti, posture; aptica e prossemica.

Gli antropologi, come Cohn, ricercano la sintesi Mente/Natura osservando le popolazioni che vivono ancora in contesti naturali, ma come possiamo noi, assediati dai condizionamenti moderni, recuperare spazi per una mente autenticamente ecologica? Certamente esistono ancora piccoli residui di naturalità, banalmente ci vengono offerti dai nostri animali addomesticati o da spazi di verde, diciamo dedicato, anche se sempre più turistizzati. Ma una dimensione autentica e spontanea per esplorare spazi “oltre l’umano” come la troviamo? 

In realtà esiste ancora un ambito umano che ci è accanto, che ci circonda e ci parla e che noi spesso ignoriamo. E’ quello dei piccoli animali invertebrati, quelli che noi guardiamo spesso con fastidio e repulsione: insetti, ragni, molluschi…..Ci sono accanto e comunicano con noi in maniera continuativa. Dobbiamo solo sentirli e ascoltarli. A questo fine esiste una pratica psico-corporea: l’Entomia. Questa disciplina può di fatto costruire un ponte fra la natura e le profondità dell’anima, anche in società denaturalizzate come la nostra, dandoci la possibilità di “connetterci” con il profondo di noi stessi e del mondo, guidandoci ai margini fra realtà esteriore e vissuti interiori, fra stato di veglia e stato di sogno, fra natura e psiche. Siamo tutti chiamati ad osservare il fatto che stiamo fronteggiando un bivio. Il vecchio umanesimo – quello che vede l’essere umano come padrone di tutte le cose – è ormai tramontato: da una parte abbiamo il trans-umanesimo meccanicistico che postula la robotizzazione di un essere umano, sempre più estraniato dalla natura e dal cosmo, dall’altra abbiamo un post-umanesimo eco-cosmologico che ci aiuta a recuperare la nostra dimensione naturale e spirituale.

Beh, che ne pensi ? Ti è piaciuta come lezione?

Ma gli studenti poi dove sono finiti? Alla neuro?

M.B.: -Ti sembrerà strano sono rimasti tutti coscienti. E hanno avviato appassionate discussioni: il “pollice più o meno verde”, le api che consentono la fecondazione dei vegetali e “le cimici”. Ma dell’effetto cimice parleremo un’altra volta.”

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Mario Betti è medico psichiatra, responsabile dell’Unità Funzionale Salute Mentale Adulti della Valle del Serchio, nell’Azienda USL Toscana Nord Ovest. Attualmente in pensione.

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Sabato, 9 marzo 2024 – Anno IV – n°10/2024

In copertina: immagine di Igor Morski

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