Stratificazioni storiche per atmosfere senza tempo
di Laura Sestini
La provincia di Trapani, nella parte più a Est della Sicilia, ha una geografia molto variegata, che abbraccia isole, saline, lagune di acqua dolce e alta collina a picco sul mare.
Proprio a 750 metri di altezza si trova Erice, che per lungo tempo – quasi 800 anni – era stata chiamata Monte San Giuliano (U munte). Il Comune ha circa 27 mila abitanti, ma solo pochi fortunati ericini abitano nel suo centro storico sulla cima del monte – circa 1000 abitanti – mentre tutti gli altri abitano a livello del mare al confine con il Comune di Trapani.
Il centro storico di Erice è molto antico: tra i primi popoli ad arrivare qui vi furono i Fenici, già presenti in altre aree della Sicilia, gli Elimi, poi i Cartaginesi e i Siracusani, per infine essere conquistata dai Romani.
I Cartaginesi realizzarono per primi le mura di fortificazione.
Per raggiungere Erice, dalla frazione Casa Santa ai piedi del monte, si può prendere la funivia per una salita panoramica mozzafiato.
La Sicilia araba – nel 1061 – fu conquistata dai Normanni, il cui re Federico II ribattezzò Erice come Monte San Giuliano. Questi costruirono il Castello di Venere sopra un tempio dedicato alla dea Venere/Afrodite che la leggenda racconta fosse la fondatrice di Erice.
Normanna anche la chiesa di San Giuliano Martire, edificata a partire dal 1070 – tra i più antichi luoghi di culto cattolico di Erice.
I Normanni a loro volta furono sostituiti dagli Spagnoli – la Sicilia infatti è sempre stata terra ambita e di conquista. Durante un periodo di tumulti, sul monte si rifugiò il re di Sicilia Federico III di Aragona che – per gratitudine all’ospitalità ricevuta dai diversi ordini ecclesiastici cristiani qui fin dall’epoca romana – fece ingrandire la chiesa principale elevandola a duomo dedicato a S. Maria Vergine Assunta. In seguito venne eretta anche la torre di avvistamento, oggi campanile e la Gibbena (pronao) – lo spazio pubblico per i penitenti.
La pietra è la protagonista principale di Erice: dagli edifici al manto stradale, tutto è realizzato in un tipo di pietra locale di colore tra grigio e sabbia. Tutto il centro storico è ben conservato e molto affascinante.
Il paese è immerso in un’atmosfera sospesa, ferma nel tempo. Passeggiando per le sue stradine si può immaginare di vivere in secoli lontani anche di millenni. Solo il profumo avvolgente dei dolci delle numerose pasticcerie di Erice ci potrà riportare ad un immediato presente.
Nei secoli – ad Erice – ci sono state fino a 60 congregazioni religiose. Il convento di San Domenico e la relativa chiesa di San Michele del XIV sec. sono state convertite – negli anni ’70 – a Centro Internazionale di Cultura Scientifica “Ettore Majorana”.
A Erice gli stili architettonici sono stratificati e talvolta mescolati. Dai Fenici all’Unità d’Italia, quasi tutti i popoli del Mediterraneo hanno colonizzato parti di Sicilia, e in alcuni casi conquistata totalmente.
Erice è stata onorata sempre da presenze notabili: tra questi il la Famiglia Pepoli, il cui Conte Agostino Sieri Pepoli fece costruire nel Giardino del Balio – nel 1870 – un edificio di stile misto detto ‘Torre Pepoli, dove invitava i suoi amici letterati e utilizzava come luogo di studio per le sue ricerche di archeologia.
In Sicilia non si può eludere lo stile barocco, ed ecco che tra le innumerevoli costruzioni più antiche capita di trovare stili più recenti.
Sabato, 22 maggio 2021 – n°17/2021
In copertina: a strapiombo, ai piedi di Erice, si trovano alcune piccole località e la Riserva Naturale del Monte Cofano – Foto Laura Sestini (tutti i diritti riservati)