Il diritto di avere diritti, nessuno escluso
di Giorgio Scroffernecher
Riporto due fatti personali. Molti anni fa, nella veste di organizzatore di un concerto, ho preso la parola in apertura di serata per proporre al grande pubblico presente di dedicare l’evento a due omosessuali in età matura, che in un paese di montagna lì vicino, pochi giorni prima, si erano suicidati insieme dopo anni di umiliazioni e sofferenze. Alla fine del concerto fui avvicinato da molte persone che mostravano gradimento per la dedica, ma anche stupore che io fossi gay, rimanendo poi sconcertati che, con un sorriso, mi dichiaravo felicemente eterosessuale. Più recentemente, chiacchierando con un amico gay che aveva importanti incarichi pubblici in quota alla Lega (pre-Salvini), gli domandai come conciliava esserlo nonostante il roboante Bossi. Lui candidamente mi rispose «Sai, gliel’ho chiesto direttamente se avesse qualche problema con me, e il Bossi mi ha risposto che a lui i culattoni non piacciono, ma io gli vado bene lo stesso».
Questo per dire che da sempre il mondo LGBTQ+ è come in un cono d’ombra dove è difficile discernere le cose e ancor più interpretarle.
Ecco, anche in questi episodi, certamente minuscoli, le ragioni dell’esistenza del Gay Pride Month in tutto il mondo, che, a mio modo di vedere, porta luce proprio in quel cono d’ombra in cui si costringono le libertà amorose, illuminandole finalmente.
Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, nello Stonewall Inn, un bar gay del Greenwich Village di New York, la polizia fece irruzione per l’ennesima retata, riempiendo così le celle della locale stazione di polizia di persone accusate di indecenza per il loro orientamento sessuale.
Immediatamente, 500 appartenenti la comunità gay scesero in strada. Basta, era arrivato il momento di reagire: basta nascondersi, basta subire oltraggi e violenze sotto l’egida della legge e del benpensare! Era giunto il momento di conquistare diritti certi.
Il giorno dopo le persone in strada si sono raddoppiate cominciando a creare seri problemi di ordine pubblico a poliziotti scombussolati e furenti.
La prima fila dei manifestanti era composta da drag queen che deridevano gli imbronciati e minacciosi policemen con slogan irriverenti e provocatori, come questi: «Siamo le ragazze dello Stonewall! Abbiamo i capelli riccioluti. Non indossiamo intimo. Vi mostriamo i nostri peli pubici e mettiamo delle salopette corte sopra le nostre ginocchia da checche!»
Dalla vergogna indotta dal pubblico ludibrio all’orgoglio omosessuale, con tutte le caratteristiche ironiche e fantasiose di quel mondo. Quel giorno è nato il Gay Pride che, da allora, continua a celebrarsi in tutto il mondo ogni anno in giugno, il Gay Month.
Si potrebbe dire: da quel giorno se n’è fatta di strada! Guarda la TV, spot, serial televisivi, film, includono coppie omosessuali che raccolgono molta simpatia evidentemente. Poi guardi la politica e i diritti sanciti, e ti viene lo scoramento soprattutto per gli argomenti di chi, per esempio, si è opposto al decreto Zan e le iniziative legislative di normalizzazione segnate da una timida legge – comunque miracolosa – per le unioni civili voluta dal Governo Renzi.
La domanda scottante è: la questione dei diritti per le persone LGBTQ+ è cosa che riguarda solo gli appartenenti a quella comunità? Assolutamente no, riguarda tutta la società civile per intero.
Prendi il mondo: in 70 Paesi (facile immaginare quali), essere gay, lesbica, bi o trans è ancora illegale e in 11 può costare addirittura la vita come afferma il rapporto di ILGA World del 2021. Nei paesi a maggioranza musulmana vigono le interpretazioni letterarie della Sharia che ancora impongono la pena di morte per rapporti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso.
Putin e il suo cappellano Kirill hanno fatto del tema omosessualità un aspetto teorico fondante delle motivazioni dell’attacco alla Ucraina, che ha vicinanza «con il cuore profondo dell’occidente con il suo orientamento sessuale non tradizionale».
L’ayatollah Ali Khamenei, addebitando la guerra d’Ucraina al regime mafioso degli Stati Uniti, ha precisato: «C’è una grave degradazione morale nel mondo di oggi, l’omosessualità e cose di cui non si può nemmeno parlare».
A Benito Mussolini, quando gli venne chiesto come mai gli “invertiti” non fossero perseguiti dal nuovo Codice penale fascista di Alfredo Rocco del 1930, rispose che «quei fenomeni non vanno pubblicizzati neppure attraverso l’indizione di sanzioni. Bastano le mani, anzi i piedi, degli squadristi».
Quindi, le nostre attenzioni per i diritti dell’universo LGBTQ+, sono molto importanti perché sono attenzioni per l’affermazione della civiltà e dell’emancipazione di tutta la comunità umana. Nessuno escluso, appunto.
Se poi qualcuno ai gay pride esagera mostrando il culo… facciamoci una bella risata perché quel gesto ‘sconcio’ ha a che fare con la nostra libertà. E la libertà non è mai esagerata.
Sabato, 16 luglio 2022 – n° 29/2022
In copertina: Drag queen – Foto: Mikael Thunberg/Pixabay