La mancanza di fiducia degli utenti sul sistema si è rivelata un ostacolo insormontabile
traduzione di Nancy Drew
Nonostante le speranze sugli investimenti tecnologici, le App di rilevamento dei contatti sono riuscite a tracciare solo il 5% dei casi registrati da quando sono state introdotte nell’UE.
Nell’Unione Europea, le App di tracciamento dei contatti – a proposito di Covid – non sono andate a buon fine. Dall’inizio della pandemia, se ne è parlato come di uno strumento essenziale per prevenire la trasmissione del virus e gli Stati membri non hanno esitato a investire milioni di Euro nel loro sviluppo. La loro introduzione è stata quindi annunciata con grande clamore e sono state lanciate ambiziose campagne di comunicazione per promuoverne l’uso. Eppure, solo un anno dopo, l’analisi statistica sul loro utilizzo ha dimostrato che molte di queste erano già state messe da parte.
Ciò che è chiaro – in primo luogo – è che i cittadini hanno ascoltato i consigli di governi e istituzioni quando si è trattato di scaricare le App: in Germania, l’App Corona-Warn è stata scaricata 15,8 milioni di volte nel suo primo mese, pari al 20% del popolazione, mentre 2,5 milioni di finlandesi hanno scaricato l’App Koronavikku due mesi dopo l’inizio della sua vita, pari al 45% della popolazione. È stato solo in seguito, quando i cittadini si sono resi conto che le App erano inefficaci – oltre a incidere sulla memoria e sulla durata della batteria dell’apparecchio telefonico – che hanno smesso di essere utilizzarle.
Quando le App sono state rilasciate, le autorità sanitarie hanno dichiarato che avrebbero dovuto essere scaricate dal 60% della popolazione affinché la tecnologia avesse un impatto duraturo e reale, sebbene l’Irlanda sia stata l’unico paese dell’UE a raggiungere tale obiettivo; a fine novembre 2021, l’App irlandese “Covid Tracker” aveva ottenuto 3,75 milioni di download, pari al 75% della popolazione. Studi successivi, tuttavia, hanno dimostrato che anche un tasso di download del 20% avrebbe contribuito a rallentare le infezioni, percentuale che la maggior parte degli Stati membri è stata in grado di raggiungere.
Tuttavia, i dati sui casi positivi segnalati tramite queste App raccontano una storia diversa – solo un europeo su venticinque casi positivi è stato segnalato per tracciamento delle App – di un’opportunità persa e, in alcuni casi, di grande spreco di denaro. In Croazia, ciascuno dei settantasette casi notificati all’App “Stop COVID-19” è costato al governo croato in media € 1.683, e si trattava di un’App sviluppata gratuitamente. Inoltre, la mancanza di analisi e controllo dei dati disponibili ha impedito di comprendere esattamente quanto siano state davvero utili queste App nell’affrontare la pandemia.
Il mosaico delle App di tracciamento dei contatti nell’UE
Dati fino a novembre 2021*
Oltre 100 milioni di euro di investimento.
Nell’aprile 2020 la Commissione Europea ha inserito tra le sue raccomandazioni per affrontare la pandemia lo sviluppo di App per facilitare il distanziamento sociale e il contact tracing, a cui ha risposto eHealth Network, rete online formata dalle autorità sanitarie pubbliche degli Stati membri, pubblicando un Common Toolbox per supportare e armonizzare la creazione di queste App.
Ha preso avvio da questa piattaforma l’iniziativa dei governi europei per lanciare le proprie App standard, poi leggermente adattate nei mesi successivi, sebbene i costi di sviluppo – generalmente i contratti sono stati dati al settore privato – fossero tutt’altro che ‘normali’. La Germania, la cui App è costata fino ad oggi 67,45 milioni di Euro, è la nazione che ha investito di gran lunga di più. Molti paesi hanno giocato d’azzardo adattando direttamente l’applicazione tedesca al proprio contesto nazionale, come è avvenuto in Belgio, Lituania e Slovenia.
Da segnalare anche l’olandese Corona Melder, su cui il governo olandese ha investito 18,7 milioni di Euro e speso 4,3 milioni per la campagna di sensibilizzazione. A tal fine, sebbene la maggior parte dei Paesi non ha diversificato i costi associati alle campagne pubblicitarie per le proprie App, i dati disponibili dai Paesi che lo hanno fatto dimostrano gli sforzi compiuti da alcuni governi e istituzioni per incoraggiare il pubblico europeo a utilizzarle. In Francia ed Estonia, infatti, gli investimenti in pubblicità hanno superato i totali spesi per lo sviluppo e la manutenzione delle stese App – 4,78 milioni di Euro contro 2,27 milioni, e 200.000 Euro rispettivamente contro 102.000 – oltreché Spagna e Finlandia, dove pure sono stati spesi milioni.
Efficacia dei costi.
Costi di sviluppo, manutenzione e integrazione fino a novembre 2021*
In totale, escluse le spese pubblicitarie, gli Stati membri hanno speso poco meno di 106 milioni di Euro per la progettazione delle App. Queste cifre provengono da numerose fonti consultate da El Orden Mundial per questo rapporto, mentre non è stato possibile ottenere dati economici per le App di Cipro, Repubblica Ceca dove eRouška non funziona nemmeno più – e per Malta. Allo stesso modo, le App in Italia e Lettonia sono state sviluppate gratuitamente da società di software e poi essere consegnate allo Stato, anche se non si sa quanto Roma e Riga abbiano investito nella manutenzione delle App. Non è il caso di Estonia, Danimarca e Croazia, che hanno chiesto aiuti dal settore privato ed hanno stanziato budget per la manutenzione e la pubblicità delle loro App.
In Austria, la Fondazione Uniqa ha contribuito con 2 milioni di euro dei 3 milioni di Euro necessari per sviluppare l’App Stopp Corona, mentre Bulgaria, Grecia, Lussemburgo, Svezia, Ungheria, Slovacchia e Romania non hanno né sviluppato né promosso un’App specifica di tracciamento dei contatti all’interno dei propri Paesi.
Inoltre, è importante sottolineare che Bruxelles ha riservato 3 milioni di Euro per lo strumento di sostegno di emergenza, in aiuto agli Stati membri per adattare le proprie App nazionali allo standard europeo. Secondo le informazioni fornite a El Orden Mundial dalla Commissione europea, tredici paesi hanno finito per chiedere aiuto finanziario : Austria, Croazia, Cipro, Germania, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia e Slovenia – richiedendo circa 2 milioni di Euro, con il pacchetto più grande per un totale di 150.000 euro.
…per tracciare circa due milioni di casi.
E qual è stato il risultato di tutto questo sforzo? Salvo poche eccezioni, non si sono ottenuti grandi risultati: in totale, secondo i dati raccolti in questa analisi, fino a novembre 2021 compreso, solo 1,82 milioni di casi sono stati notificati alle App di tracciamento dei contatti. Ciò significa che le App hanno monitorato solo il 5% dei casi confermati di Covid-19 durante il periodo in cui erano disponibili i dati per ciascun paese, mentre non è stato possibile accedere ai dati di Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Malta e Portogallo.
Un risultato deludente.
Dati fino a novembre 2021*
Ci sono comunque state alcune storie di successo, soprattutto nel nord del continente; la Danimarca è stata in grado di allertare contatti stretti nel 26% dei casi, la Finlandia ne ha notificati il 16%, la Germania il 14% e i Paesi Bassi il 10%. Possono sembrare piccole percentuali, ma sono state in grado di prevenire migliaia di nuovi casi. Il problema è che mancano ancora studi che ci diano una reale indicazione dell’impatto di questa tecnologia sul percorso della pandemia.
Nel Regno Unito, ad esempio, l’Università di Oxford ha stimato che le App ‘Track and Trace’ del SSN hanno prevenuto tra le 200.000 e le 900.000 infezioni tra ottobre e dicembre 2020 e che, per ogni 1% in più di uso dell‘App da parte degli utenti, i casi sono scesi tra lo 0,8% e 2,3%. Nell’UE questo tipo di dati non è ancora disponibile. I governi hanno dichiarato concluso il loro lavoro con il lancio e la promozione delle App, ma si sono poi dimenticati di continuare a mantenerle, correggerne gli errori e analizzare i loro successi e fallimenti.
Inoltre, sono pochissime le amministrazioni che condividono i propri dati in modo proattivo e accessibile e che forniscono aggiornamenti quotidiani sui dati delle proprie App – in questo senso spiccano Spagna, Francia e Italia – un esempio della mancanza di responsabilità che ha circondato queste App.
Timore per la perdita di privacy
«Anche se si accetta che i dati personali siano sotto il controllo delle società online, la maggior parte dei cittadini non sembra felice di condividere i propri dati per l’interesse pubblico». Questa è la conclusione a cui si è giunti ad agosto 2021 in uno studio pubblicato dal Center for Economic Policy Research (CEPR) sull’impatto relativamente esiguo delle App di tracciamento dei contatti.
Nonostante gli sforzi europei per garantire un utilizzo decentralizzato e anonimo dei dati, i cittadini non hanno riposto fiducia nei loro governi e molti hanno visto questi strumenti come un mezzo di sorveglianza e di controllo.
Bisogna anche tenere conto del contesto in cui sono nate queste App: di confusione e tensione, di mancanza di risorse – dai materiali sanitari alle professioni sanitarie – e di improvvisazione. Un momento in cui le autorità spesso non potevano dedicare piena attenzione a un particolare problema e, quindi, non potevano affrontarlo adeguatamente. In effetti, l’integrazione delle App con i servizi sanitari nazionali è stato un problema comune all’interno dell’Unione Europea, e in molte occasioni gli utenti infetti non ricevevano nemmeno il codice che dovevano utilizzare per avvisare i contatti stretti.
Il risultato finale di tutto questo è stato che i download si sono bloccati e, come è successo con le campagne di vaccinazione, il rifiuto iniziale ha cominciato a diminuire, e la pressione sociale ha finito per convincere la maggioranza della popolazione.
Paradossalmente, proprio al culmine della digitalizzazione, quando la vita quotidiana si è spostata online, l’UE non è stata in grado di sfruttare questo nuovo uso della tecnologia per ridurre e impedire la trasmissione. L’occasione era lì a portata di mano, in attesa di essere installata sugli smartphone dei suoi cittadini.
Metodologia di raccolta dei dati.
I dati relativi ai costi delle App, al numero di download e al numero di notifiche di test positivi sono stati ottenuti dalle pagine web delle applicazioni, dai bollettini del ministero della salute, dal contatto diretto con gli sviluppatori di App, e dai manutentori o, in assenza di tali informazioni, dalla stampa locale .
Nel calcolo della percentuale di notifiche di test positivi sono stati utilizzati i dati di Our World in Data relativi ai casi confermati di Covid-19, registrati nel periodo compreso tra il lancio di ciascuna App e gli ultimi aggiornamenti forniti sulle statistiche di utilizzo.
Allo stesso modo, il numero di download in relazione alla dimensione della popolazione è stato utilizzato come indicatore dell’efficacia e dell’utilizzo delle App di tracciamento dei contatti al fine di effettuare un facile confronto. Questo non va confuso, però, con il numero di utenti attivi, cifra che solo una manciata di paesi europei ha messo a disposizione e che non tiene conto di chi scarica l’App ma non la usa, o di chi la ha usata, ma disinstallata in seguito.
È inoltre importante sottolineare le seguenti peculiarità nei dati economici disponibili in alcuni paesi:
La spesa in Croazia non include le 12.000 kune (circa 1.600 euro) mensili che, secondo Telegram, lo Stato ha speso per mantenere l’App Stop COVID-19 dall’agosto 2020, sebbene questa cifra non sia ancora confermata.
La spesa in Danimarca arriva fino alla prima metà del 2021 e include la spesa per la pubblicità dell’App, sebbene non sia stato possibile ottenere una spesa totale fino alla data odierna.
La spesa in Francia include i costi sostenuti fino a dicembre 2020.
La spesa in Germania include i costi sostenuti fino alla fine del 2021.
Infine, in relazione ai Paesi non inclusi in questa analisi perché non hanno sviluppato proprie App di tracciamento dei contatti – Bulgaria, Grecia, Lussemburgo, Svezia, Ungheria, Slovacchia e Romania – va detto che alcuni hanno finito per utilizzare comunque qualche forma di App, sebbene non sia stata un’applicazione di tracciamento dei contatti specifica, come è avvenuto in Bulgaria, dove i cittadini hanno potuto scaricare ViruSafe solo per avere indicazioni delle località nazionali di maggiore trasmissione del virus, piuttosto che il tracciamento dei contatti individuali. In Ungheria, Romania e Slovacchia hanno preso avvio delle iniziative private che in principio hanno suscitato l’interesse statale, non riuscendo poi ad ottenere un sostegno solido e continuo che ne ha ostacolato l’efficacia.
Fonte originale: https://elordenmundial.com/las-apps-de-rastreo-en-europa-un-fracaso-de-mas-de-cien-millones-de-euros/
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Sabato, 15 gennaio 2022 – n° 3/2022
In copertina: una pubblicità irlandese del tracciamento delle persone positive da Covid-19 – Immagine: European Commission