1° Maggio 2020: chi avrà ancora un lavoro dopo il Covid-19?
di Simona Maria Frigerio
Un po’ di storia. Nonostante il 1° Maggio sia festa in gran parte dei Paesi del mondo, negli Usa – da dove tutto iniziò – si festeggia uno svuotato Labor Day il primo lunedì di settembre, più come weekend lungo di fine estate, prima del rientro a scuola dei bambini, che come celebrazione di una data significativa per i diritti dei lavoratori.
Eppure tutto principiò proprio Oltreoceano il 1° maggio 1886, quando – per chiedere l’estensione delle otto ore lavorative all’intero Paese – la Federation of Organized Trades and Labour Unions pose la stessa come data limite per il varo di una Legge nazionale, o sarebbero ricorsi allo sciopero generale a oltranza. Chicago, già allora centro manifatturiero rilevante, fu in prima linea e, di fronte alla fabbrica di mietitrici McCormick, la polizia, intervenuta per reprimere la protesta, aprì il fuoco uccidendo due scioperanti e ferendone altri.
La protesta continuò e si verificarono altri gravi episodi di violenza fino all’esplosione di una bomba – della quale furono ovviamente incolpati anche gli anarchici. Poi la storia del 1° Maggio si spostò in Europa, dove il Congresso Internazionale di Parigi del 1889 – che diede il via alla Seconda Internazionale – dichiarò tale data Festa Internazionale dei Lavoratori.
Ed eccoci al 2020 in tempo di Covid-19. Niente manifestazioni in piazza e nemmeno passeggiate all’aperto distanziati (tranne in qualche Regione che ha osato fare ordinanze meno restrittive, suscitando le ire del Premier). In Toscana, dopo quasi otto settimane, conviventi e genitori e figli potranno finalmente uscire insieme (del resto, in casa stavano già insieme) per camminare pacificamente all’interno del proprio Comune – senza dover calcolare i duecento metri. Mantenere la distanza dagli altri sarà la sola condizione, alla quale gli italiani si sono già abituati, sebbene il Governo abbia fatto di tutto in questi mesi per dimostrare poca fiducia nella popolazione evitando di responsabilizzare la stessa a facili norme igieniche.
Dal 4 maggio, però, partirà la vera sfida perché la situazione economica è generalmente grave ma in Italia anche peggio. Mentre dalla Cina alla Germania, passando da Norvegia a Nuova Zelanda, la vita riprende con la solita accortezza della distanza e del lavarsi spesso le mani, l’Italia arranca senza certezze con interi settori produttivi al collasso e i cittadini oltre che impoveriti economicamente, depauperati del senso di responsabilità e dell’autodeterminazione delle proprie esistenze. Come i bambini, gli italiani dovranno crescere – e in fretta – per riappropriarsi delle proprie vite. Perché i 600 euro non potranno essere sventolati come bandiere di una qualche vittoria.
In copertina: Particolare da una stampa di Fortunato Depero, Big Sale. Mercato di Down Town (1929/32).