lunedì, Dicembre 30, 2024

Società

Fin de partie

Il gioco della vita

di Jacques Ducry

Fin de partie, è il titolo impegnativo che Samuel Beckett, Nobel per la letteratura nel 1969, ha dato a una coraggiosa, lucida, intensa e illuminante pièce teatrale del 1957. Ci spiega come relativizzare la vita, il suo percorso, la sua fine. Ci dice che la “normalità” è assurda, ridicola, ci rende il desiderio di libertà, rispettosa verso quella altrui, ma inscalfibile.

In questi giorni il calendario ci dice di ricordare i defunti (come se fosse necessaria una data…) rendendo felici i fioristi ma come sono tristi i crisantemi appassiti dopo che a volte ci hanno permesso di lavarci la coscienza per il male fatto quando eravamo tutti vivi in attesa della propria uscita, casuale o voluta.

Exit, dal latino ex-ire (uscire) è il termine giusto per rappresentarla, è pure il nome di un’associazione, nata in Svizzera nel 1982, che accompagna con molta delicatezza e umanità le persone alla morte, nel rispetto delle norme legali, in particolare del Codice penale. Nel 2023, i suicidi assistiti sono stati in Svizzera 1252, di cui 21 in Ticino e 24 nei Grigioni, in crescita dell’undici per cento rispetto al 2022.

Il tema è riemerso prepotentemente a seguito dell’uso da parte di una persona della capsula “Sarco” che ha, per ora, pesanti conseguenze penali per colui che ha organizzato l’evento e che, purtroppo, non favorisce la nobile causa degli adepti della “dolce morte”.

Simonetta Caratti ha contribuito il 30 ottobre, tramite un articolo, con serietà e ensibilità, al dibattito in corso, scrivendo pure: ”La morte ci mette a nudo sino all’essenza, dando valore a ogni secondo della nostra esistenza. Forse arriva più attrezzato chi ha vissuto pienamente”.

Le libertà individuali sono garantite dalla Costituzione, la legge più importante di uno Stato; quella svizzera fa riferimento a “Dio onnipotente” avvilendo così tutti coloro che credono nella doverosa laicità dello Stato, nella libertà religiosa, di coscienza e di credenza. Quel riferimento viene usato dalle persone che negano la libertà, il diritto di porre fine alla propria esistenza pure con l’aiuto di terzi, dimostrando così di essere profondamente illiberali, intolleranti, depositarie di verità pericolosamente assolute.

L’anno zero è concausa di questo modo di (non) essere, sacrificando sull’altare del “peccato originale” la dignità umana, impedendo a chi soffre le pene “dell’inferno”, causando pure traumi ai propri cari, di decidere come chiudere il proprio percorso esistenziale, affermando che la vita non ci appartiene. Appunto, senza l’Inferno terreno non ci sarebbe il Paradiso, così vengono manipolate le coscienze, soprattutto dei poveri di spirito.

Che dire allora delle guerre religiose, delle crociate, degli attentati terroristici invocando un Dio, dei genocidi pure di impronta comunista, sorta di religione laica, e degli innumerevoli silenzi assordanti proprio di coloro che si oppongono a un diritto fondamentale?

Beckett, fra l’altro: ”Lui ne se rend pas compte, il ne connait que la faim, le froid et la mort au bout. Mais Vous! Vous devez savoir ce que c’est, la terre, à present” (“Lui non se ne rende conto, conosce solo la fame, il freddo e la morte alla fine. Ma tu! Devi sapere com’è la terra adesso”). Sipario.

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Sabato, 2 novembre 2024 – Anno IV – n°44/2024

In copertina: parziale del dipinto “La morte di Marat” – Jacques-Louis David (1793)

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