Cosa succederà dopo la scoperta sulla più potente fusione dell’elio?
di Nancy Drew
Dopo solo un mese che in Europa si è ricominciato a parlare di energia nucleare, inserendola – ancora da votare definitivamente – tra le energie pulite, quindi nella futura tassonomia per il piano di Transizione Ecologica di cui ormai crediamo tutti di averla intesa come obbligatoria, ecco che quasi per magia dalla Gran Bretagna si annuncia di aver con successo individuato – anche se l’esperimento è durato solo cinque secondi – una nuova possibilità di fusione nucleare attraverso non il ‘solito’ idrogeno, bensì con l’elio, generato con due isotopi dell’idrogeno – deuterio e trizio. Questo ha permesso agli scienziati del Culham Center for Fusion Energy, situato in Oxfordshire, in Inghilterra, di stabilire un record di calore per la più alta reazione di fusione nucleare mai registrata finora – di 59 megajoule nei cinque secondi – più del doppio del record precedente.
Un risultato considerato grande, per cui il responsabile dell’Autorità britannica per l’energia – Ian Chapman – ha rilasciato queste parole: “Questi risultati storici ci hanno portato un enorme passo avanti verso la conquista di una tra tutte le più grandi sfide scientifiche e ingegneristiche che perseguiamo. E’ chiaro che dobbiamo apportare cambiamenti significativi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico, e la fusione nucleare offre, in questa maniera, tanto potenziale.“
Il lampo di calore realizzato nell’esperimento – il cui effetto potrebbe essere stato (quasi) fortunoso – è durato solo cinque secondi, ma ha portato gli scienziati di un passo avanti verso lo studio di sfruttamento della fonte di energia nucleare che alimenta anche il Sole, un tipo di energia che – secondo le teorie – potrebbe un giorno essere illimitata e pulita.
Il risultato arriva dopo oltre due decenni di test e aggiustamenti, tuttavia i ricercatori non sono stati in grado di generare – per la durata temporale – più energia di quanto avrebbero voluto dal processo di fusione nucleare sperimentato. Per spiegare il processo in parole più semplici, è come se nel caminetto si fosse immessa abbondante legna, ma questa non riuscisse ad accendersi a dovere.
Dopo il successo dei ricercatori nucleari – con gli isotopi che formano elio – ecco che ciò si potrò reiterare in un progetto di fusione più grande – denominato ITER – che prenderà avvio in Francia meridionale, i cui esperimenti dovrebbero iniziare nel 2025. L’obiettivo di ITER è generare 500 MW di potenza in una sola ora.
Secondo gli scienziati britannici, l’energia che si può ricavare da deuterio e trizio è enorme, ad esempio alimentare l’intera domanda elettrica del Regno Unito di un giorno richiederebbe solo mezza tonnellata di deuterio, che potrebbe essere estratto dall’acqua di mare, che ne ha una concentrazione bassa, ma abbondante.
L’energia nucleare attualmente costituisce circa il dieci per cento dell’elettricità sul pianeta, ma è un prodotto della fissione nucleare che risulta dalla scissione di atomi: tale fissione è la causa dei rifiuti radioattivi, ma non il processo di fusione nucleare, come avvenuto con la formazione di elio. Per gli scienziati nucleari, un’altra cosa interessante dell’energia da fusione è che non rilascia gas serra, ed il combustibile prodotto dalla fusione nucleare ha circa dieci volte più energia di gas, petrolio o carbone, quindi secondo la loro visione adesso spetta agli ingegneri climatici tradurla in elettricità priva di emissioni di carbonio, per mitigare il problema del cambiamento climatico.
Intanto, dopo le nuove decisioni europee sulla potenziale tassonomia verso il 2050, per le sfide del Green Deal, in tutto il Vecchio Continente si è riattivato il dibattito pubblico sul nucleare e pure sul gas naturale, di cui in questi giorni la stessa Italia sta divulgando la proroga sulle trivellazioni in territorio nazionale – dove possibile, nelle Aree cosiddette idonee – approvata con il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile (PiTESAI) firmata a fine dicembre; mentre la Francia ha già annunciato la costruzione di innumerevoli nuove centrali nucleari di nuova generazione, e la ristrutturazione di quelle già in attività.
Sul sito della Commissione Europea, a proposito di ‘European Green Deal‘ si può leggere come premessa: “I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia enorme per l’Europa e il mondo. Per superare queste sfide, il Green Deal europeo trasformerà l’UE in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, garantendo che: nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra, la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse, nessuna persona e nessun luogo siano trascurati. Il Green Deal europeo è anche la nostra ancora di salvezza per lasciarci alle spalle la pandemia di COVID-19. Un terzo dei 1800 miliardi di euro di investimenti del piano per la ripresa di NextGenerationEU e il bilancio settennale dell’UE finanzieranno il Green Deal europeo.”
Tutte queste ultime ‘novità‘ sull’energia nucleare ed il gas naturale – improvvisamente divenuti green nonostante gli anni, i decenni, di contrasto, ed anche manifestazioni di diniego attraverso referendum popolari – a noi fanno pensare, scetticamente, ad un percorso già segnato. A voi?
Sabato, 12 febbraio 2022 – n° 7/2022
In copertina: Il reattore a fusione nucleare del Culham Centre for Fusion Energy in Gran Bretagna -Foto: UK Atomic Energy Authority