lunedì, Settembre 16, 2024

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Gaza: test di prova per un genocidio

L’industria globale delle armi di Israele

Redazione TheBlackCoffee

Per anni, il complesso militare-industriale israeliano – in rapida crescita – ha trasformato il regime in un importante esportatore di armi sofisticate e spyware all’avanguardia. Nello stesso periodo, Israele ha utilizzato i Palestinesi sotto occupazione come cavie involontarie per le sue tecnologie di armi sempre più letali e oppressive.

Dagli spyware Pegasus ai droni d’attacco, ai sistemi di puntamento AI, Israele ora esporta i suoi strumenti di sottomissione a forze oppressive in tutto il mondo.

Lo spyware israeliano è stato utilizzato per hackerare i telefoni dei giornalisti; le armi israeliane sono state utilizzate dall’esercito del Myanmar per massacrare migliaia di Rohingya; la tecnologia dei droni israeliani è stata vista in diversi paesi in tutta l’Africa. Dal 7 ottobre, per più di 10 mesi, Israele ha testato sistemi avanzati di puntamento AI per semplificare il genocidio dei Palestinesi a Gaza.

Gaza, come banco di prova per l’industria bellica globale di Israele.

Israele è il nono o decimo più grande trafficante di armi al mondo. Gli Stati Uniti, invece sono al primo posto, vale a dire circa il 40/45 per cento dell’industria delle armi a livello globale. Nel 2023, l’industria globale delle armi valeva oltre 2 trilioni di dollari statunitensi. Il mercato degli armamenti fa girare una quantità folle di denaro che aumenta ogni anno.

Israele invece è intorno al nono posto nella sala mondiale degli aramenti, ma è forse il numero uno pro capite nei sistemi di sorveglianza di massa, di cui Aegis è la più nota, ma ce ne sono molte. E Israele ha un’industria delle armi di successo, dal suo punto di vista, più o meno dalla fine degli anni ’40, ovvero da quando Israele è stato fondato come Stato, accelerando poi negli anni ’50 e infine decollata dopo il 1967.

Israele ha usato la Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est come banco di prova per i suoi jet pack.

Stiamo parlando di droni, spyware, guerra basata sull’intelligenza artificiale, in particolare sulla scena di Gaza dal 1937. L’industria delle armi israeliana, da un lato, è il canale economico principale, e in parte finanziario, ma dall’altro è molto di più, è ideologico.

Tutto ciò viene assicurato perché anche i Paesi che pubblicamente si sono opposti a ciò che stava combinando Israele in Palestina, mentre si pronunciavano contro la sua occupazione e degli insediamenti dei rifugiati, spesso hanno continuato ad acquistare armi, o equipaggiamenti di difesa, o device offensivi dalla sua industria bellica.

Ci sono molti paesi nel Sud del mondo che dal 7 ottobre sono stati molto critici nei confronti di Israele, ma la storia suggerisce che molte di quelle nazioni, a meno che non vengano esercitate pressioni su di loro, al momento che il conflitto terminerà, torneranno ad acquistare armi o spyware israeliane. L’industria delle armi israeliana, deve tenere sotto controllo sia la sua industria bellica, ma anche la sua stampa economica per coprire le sue vendite.

L’industria delle armi israeliana sta andando molto bene finanziariamente. L’evento del 7 ottobre lo ha messo in evidenza. Nessun impatto negativo, finora, sulle sue numerose aziende di armamenti, come Hilbert e IAI, che stannno realizzando enormi vendite, e non solo al governo israeliano. La stessa Europa, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sta acquistando enormi quantità di missili, scudi difensivi e altri tipi di armi. Israele sta sempre più cercando di costruire un’industria bellica più ampia, a livello interno e mondiale.

Come mai Hamas è stato in grado di sfondare il sistema di difesa israeliano? Principalmente perché l’esercito era molto concentrato sulla protezione dei coloni che si stavano scatenando in Cisgiordania, una questione strategicamente prioritaria.

Posto di blocco israeliano nei pressi di Ramallah
Foto: Czech160

Israele ha commesso l’errore fatale di essersi affidato eccessivamente dal mettere da parte la geopolitica, la mediazione politica. Le sue truppe erano in Cisgiordania ma dormivano perché c’era una festa ebraica in corso, quindi più fattori pratici hanno causato la sorpresa che Israele non è “immortale” come vuole autorappresentarsi. Soprattutto la convinzione che si possa usare la tecnologia di controllo di massa per il proprio problema di gestire i Palestinesi, farli andare via, scoraggiarli dal rimanere in Palestina, occuparli, deportarli, generare apartheid, ucciderli con numeri da genocidio.

La tecnologia israeliana fino ad allora era apparsa come infallibile, altamente efficace. Nonostante il suo fallimento sull’evento del 7 ottobre, ciò non ha scoraggiato gli acquirenti globali dall’affidarsi ancora alla sua industria bellica: un modo per gli Stati occidentali di mostrare solidarietà politica al movimento sionista. Negli ultimi anni, la Finlandia ha acquistato tecnologia di difesa missilistica da Israele anche perché ritenuta affidabile.

La gamma di Paesi che vogliono acquistare la tecnologia degli armamenti israeliana aumenta ogni anno. Nel settembre 2023, il più grande “affare” di armi nella storia di Israele è stato con la Germania, di oltre 3,5 miliardi di dollari americani. Un affare enorme. Le ultime cifre sull’industria delle armi israeliana, per il 2023, sono di 13,1 miliardi di dollari, il più alto mai registrato, che include acquirenti europei e anche paesi asiatici, che vedono l’industria israeliana come attraente.

Comunque, l’architettura di sorveglianza di massa intorno a Gaza, non è solo da parte israeliana, ma anche egiziana. Israele sta affrontando una vera crisi di difesa e sta mettendo in atto sempre di più le proprie strategie per difendere i suoi confini, che sono molto porosi e su cui esse non stanno funzionando. E’ evidente che non abbiano funzionato a Gaza.

Naftali Bennett, l’ex Primo Ministro israeliano, ha detto che gli Israeliani devono diventare una Sparta ad alta tecnologia. È questo il modo di pensare dello Stato di Israele, per una nazione essenzialmente ghettizzata, la Palestina, sempre in conflitto, e in senso pratico con muri sempre più alti, molta più sorveglianza, molta più occupazione. Se poi hai l’Occidente che sostiene questo, la convinzione diventa molto più stringente. Ma è paradossale che l’intera idea del sionismo in primo luogo fosse di cercare di allontanarsi dal ghetto europeo e costruire uno Stato in Medio Oriente, ovviamente basato sulla pulizia etnica e l’apartheid. Nel 2024, la cosiddetta visione di Bennett e di molti altri politici israeliani è di continuare a costruire quel ghetto.

Dopo il 7 ottobre, In Israele è diventato un dovere patriottico costruire più armi, adottare maggiore sorveglianza. In altre parole, il mio dovere di sionista è di sviluppare questi strumenti di repressione e tecnologia e di usare ciò che si sta testando a Gaza per vendere i propri prodotti bellici alle fiere mondiali delle armi – da Parigi a Singapore – dove si narra apertamente che se ne possono vedere le prove in campo degli ultimi 10 mesi, sostenendo letteralmente “stiamo vendendo armi testate in battaglia utilizzate a Gaza”.

Un’operazione di marketing perfetta.

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NdR: Alcune delle info riportate nel testo provengono dal volume “Laboratorio Palestina” di Antony Loewenstein, giornalista d’inchiesta e scrittore ebreo australiano.

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Sabato, 24 agosto 2024 – Anno IV – n°34/3024

In copertina: ufficiali israeliani del Battaglione Paracadutisti 890 nel 1955, con Moshe Dayan, in piedi, terzo da sinistra; Ariel Sharon, in piedi, secondo da sinistra; e Meir Har Zion, in piedi, primo da sinistra. Foto: portavoce IDF – CC BY-SA 3.0

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