La fisica tra le dita
di Miriam Maddaloni
Ormai è da tanti anni che abitiamo nella bella Toscana e all’inizio ho dovuto imparare il significato di molte parole e modi di dire.
Un giorno ero con un’amica – seduta a fare due chiacchiere – e ad un certo punto lei si mette ad urlare dicendo: – “Aiuto una tarantola!”. Mi giro di scatto pronta a trovarmi davanti un grosso ragno peloso…ed invece trovo un piccolo geco impaurito. Lei mi spiega che in Toscana, questi animaletti vengono chiamati così.
Allora incuriosita, cerco notizie su questo simpatico rettile, che in effetti tra i tanti nomi troviamo appunto Tarentola mauritanica o Tarantola muraiola, ma più conosciuto come Geco comune.
La grande maggioranza dei gechi che vivono da noi è di colore grigio o beige maculato. Molte specie possono cambiare colore per mimetizzarsi o per adattarsi all’ambiente circostante, mentre altre – che vivono nei paesi più caldi – possono avere colori brillanti, specialmente quelle che fanno vita diurna.
I gechi sono i soli rettili dei paesi temperati dotati di voce, emettono cioè un verso, non un sibilo come i serpenti.
Le specie notturne godono di un’eccellente vista al buio: pensate, i loro occhi sono 350 volte più sensibili alla luce rispetto ai nostri.
Alcune specie hanno palpebre fisse, saldate a formare una capsula trasparente, e altre posseggono palpebre mobili. Sono insettivori e a volte si cibano anche di frutta e nettare. Spesso li troviamo appostati intorno alle luci artificiali – sempre circondate da insetti – dove trovano abbondanti quantità di cibo. Per cacciare, rimangono completamente fermi anche per alcuni minuti, fissando la preda, e poi con scatti velocissimi attaccano. Quando interagiscono con altri gechi emettono particolari versi, simili a gridolini o squittii.
La maggior parte dei gechi è dotata di speciali cuscinetti sulle zampe, provvisti di lamelle, che consentono loro di arrampicarsi su superfici verticali lisce o sui soffitti delle case con estrema facilità. Pensate che delle cinque dita delle zampe del geco, solo il terzo e il quarto dito sono dotati di artigli per arrampicarsi. Piccole ventose, che danno un’aria così simpatica a questo animaletto.
La capacità dei gechi di rimanere “incollati” a muri e soffitti o di aggrapparsi a una foglia durante una caduta, è data dall’interazione di Van der Waals – chiamata così in onore del fisico Johannes Diderik van der Waals che ne formulò la legge nel 1873 – ovvero forze attrattive o repulsive tra molecole, tra le migliaia di setole presenti sul palmo delle zampe di questi rettili e la superficie di contatto.
I gechi vengono predati da uccelli rapaci, piccoli mammiferi e serpenti: quando viene catturato contrae i muscoli fino a causare il distacco della coda, come avviene anche nelle lucertole, cercando di ingannare il predatore e scamparla. Poi la sua codina ricrescerà, ma priva dei caratteristici tubercoli.
Se incontriamo un geco in casa non dobbiamo spaventarci né tanto meno ucciderlo, mi raccomando!
Partendo dal presupposto che ogni specie animale andrebbe rispettata, nel caso dei gechi non c’è alcun motivo per fare del male a questo simpatico rettile.
I gechi sono innocui e generalmente fuggono alla vista di un essere umano. Come ogni animale se vengono disturbati e spaventati, possono mostrarsi aggressivi e in alcuni casi mordere, ma il morso non è né velenoso né doloroso.
Il geco non è pericoloso, anzi, questi animali sono molto utili, si cibano di insetti fastidiosi come mosche e zanzare, oltre a moscerini e falene. Un solo geco è in grado di mangiare fino a duemila zanzare in una sola notte: davvero più efficace di qualsiasi altro insetticida, inoltre senza danneggiare l’ambiente.
Lo sapevate che il Geco è considerato un portafortuna? Proprio così! Trovarne uno nella propria abitazione è considerato di buon auspicio, motivo in più per non mandarlo via e soprattutto fargli del male. Ma è consigliabile farlo uscire, un’azione che lo farà sicuramente stare meglio, poiché percepisce la nostra casa come un ambiente ricco di pericoli. Come è entrato in casa, se ne andrà via da solo, probabilmente si sarà solo perso. Aiutiamolo quindi lasciando una finestra o porta aperta, che troverà da solo come via d’uscita.
Vi voglio salutare con una filastrocca per i vostri bambini – molto carina – e una foto di un piccolo lavoretto fatto da mio figlio, che abbiamo appeso fuori sul balcone per salutare tutti i gechi che verranno a trovarci.
SONO UN GECO ESPLORATORE
OGNI TANTO PER ERRORE
TI ENTRO IN CASA IN SOPPIATTO,
COME UN LADRO QUATTO, QUATTO,
SE MI VEDI NON URLARE,
NON TI VOGLIO SPAVENTARE:
MANGIO SOLO ZANZARE,
NON TI DEVI PREOCCUPARE!
PRESTO, PRESTO ME NE ANDRO’ E
TANTA FORTUNA TI PORTERO’. Testo di Alessia De Falco e Matteo Princivalle
Sabato, 14 agosto 2021 – n° 29/2021
In copertina: Il geco di carta e collage realizzato da Massimo