Tradimento, vendetta e potere albergano nell’animo umano
di Laura Sestini
Gaio Giulio Cesare è considerato uno dei personaggi più influenti della storia dell’umanità, e senz’altro il più grande genio militare della storia romana, capace di espandere il dominio di Roma fino alle isole britanniche e poi fondare l’Impero Romano.
Giulio Cesare decretò la fine della forma di governo repubblicana di Roma, autoproclamandosi dictator, carica che poi traslerà nella figura di Imperatore per assicurarsi potere assoluto personale.
Nonostante la gloria inscritta nel suo nome, l’immenso patrimonio geografico conquistato, le grandi opere architettoniche progettate per la capitale, niente poté evitare il 15 marzo del 44 a.C., che la sua vita s’interrompesse violentemente per mano dei Consoli da lui stesso nominati. Una congiura fu ordita infatti da coloro che avrebbero dovuto essere suoi uomini più fidati – la classe nobile di Roma – guidata da Cassio e Casca che riuscirono a coinvolgere anche il più cauto Bruto, che di fatto ne divenne l’autore materiale.
E’ sulla traccia di The Tragedy of Julius Caesar di Shakespeare, che la compagnia teatrale Teatro dei Venti di Modena porta in scena, entro la Casa Circondariale Sant’Anna della città emiliana, la prima parte di una trilogia dedicata al Bardo, programmata per il biennio 2022/23.
La tradizione del laboratorio teatrale in carcere, maschile e femminile, di Teatro dei Venti è presente a Modena e a Castelfranco Emilia fin dal 2014.
Dalla tragedia di Shakespeare si trae spunto per riflettere su aspetti dell’animo umano che possono racchiudere sono solo grandi virtù, ma anche sentimenti particolarmente oltraggianti la natura cosiddetta “umana”, come sete di potere, tradimento e vendetta. E quale miglior luogo se non dentro un “istituto di pena”, che trasuda violenza già nel nome? Di certo una provocazione, un’azione pedagogica – quella intrinseca del teatro – che lancia un messaggio verso tutti, detenuti, guardie carcerarie e spettatori.
Oltrepassare le alte mura e le porte sbarrate di un carcere rimanda sempre sensazioni non comuni; come può essere affrontata la mancanza di libertà, sottostando al contempo con dignità alle regole ferree di un regime carcerario? Non abbiamo risposte, l’immaginazione non ci viene in aiuto.
Nel marzo 2020, il carcere di Modena fu scenario di una sanguinosa rivolta – insieme alle altre che interessarono molti istituti di pena italiani – che finì con nove morti, tutte persone detenute. La struttura fu devastata, in parte inagibile.
La sala della rappresentazione teatrale, con il palcoscenico in mezzo alla stanza e due ali di sedie ai lati lunghi, è un ambiente rinnovato recentemente, grazie alla Direzione e dell’Area Trattamentale e di Polizia Penitenziaria. Un ambiente essenziale ma interessante, un presidio culturale permanente “conquistato” da Teatro dei Venti con il proprio lavoro di creazione di valore insieme ai detenuti.
Calano le luci al melodioso suono di una viola eseguita da Irida Gjergji, una bravissima musicista di origini albanesi che accompagnerà la rappresentazione teatrale in tutta la sua durata. Le sue esecuzioni appaiono perfette.
Minimaliste sono le scene, non ci sono arredi oltre alla poltrona di Giulio Cesare.
Sul palco sono abili gli interpreti a esporre la tragedia che si sta per compiere, senza fronzoli. Una scena tutta al maschile, una vicenda da “uomini”.
Solo tre colori ritroviamo in scena, il nero, il bianco e il rosso, facilmente associabili alla morte, al sangue, agli abiti tradizionali della nobiltà romana.
L’esibizione è di taglio dinamico e scorre senza inciampi. Il testo drammaturgico è il pernio centrale per la narrazione, una questione che appare scontata, ma non lo è; nelle produzioni dei precedenti laboratori teatrali i testi erano stati più essenziali, meno impegnativi da recepire per gli attori. Questa è una prima innovazione messa in atto per il biennio 2022-23. Tutti devono rimettersi in gioco per migliorare le competenze teatrali.
Un “coro”, come nel teatro di tradizione greca, interpreta le azioni collettive delle folle romane e della guerra. Le simbologie intrecciano la trama.
Dopo tanta violenza, la storia riporterà ai posteri che a poco è valso l’omicidio di Giulio Cesare: dopo di lui al governo di Roma ci saranno numerosi altri imperatori, fino alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476 d.C., con le invasioni barbariche.
L’esibizione risulta ben curata. Belli i costumi, bravi gli interpreti, confermato dagli scroscianti applausi durati qualche minuto.
I laboratori teatrali dentro gli istituti di pena crediamo siano un forte incentivo di riscatto per i detenuti che vi partecipano, dove non solo percepiscono dei compensi per le prove e le repliche, ma ricevono la spinta a riflettere su se stessi, da riutilizzare una volta tornati liberi.
Dal 2019, con il progetto Freeway co-finanziato da Creative Europe, Teatro dei Venti è entrato in contatto con altre realtà europee, per riflessioni e contesti più internazionali.
Dall’inizio di febbraio è stato avviato AHOS – All Hands On Stage – un nuovo progetto sostenuto dal programma Europa Creativa, finalizzato alla professionalizzazione dei detenuti, attraverso corsi per le figure tecniche che necessita il teatro, con tirocini e accompagnamento al lavoro nei Teatri del territorio regionale dell’Emilia Romagna. Un progetto che mette in relazione il mondo del teatro e quello della detenzione, per costruire buone pratiche.
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Lo spettacolo è andato in scena venerdì 3 febbraio 2023 presso la Casa Circondariale Sant’Anna di Modena
Giulio Cesare
Liberamente tratto dal “Giulio Cesare” di William Shakespeare
con gli attori del Carcere di Modena e la partecipazione dell’attore Dario Garofalo
Regia di Stefano Tè
Drammaturgia Massimo Don e Stefano Tè
Musica dal vivo Irida Gjergji
Costumi Nuvia Valestri e Teatro dei Venti
Assistenti di scena Elisa Di Cristofaro, Davide Filippi
Luci e audio Luigi Pascale
Assistenti alla regia Massimo Don e Francesco Cervellino
Una produzione Teatro dei Venti in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione ERT / Teatro Nazionale, con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna, con il contributo della Fondazione di Modena e di BPER Banca.
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Sabato, 11 febbraio 2023 – n°6/2023
In copertina: morte di Giulio Cesare – Foto: Chiara Ferrin (tutti i diritti riservati)