venerdì, Novembre 22, 2024

Italia, Politica

Gli armamenti intossicano la società civile globale

Ma l’industria militare non cambia passo

di Laura Sestini

Un (piccolo) obiettivo contro gli armamenti è stato raggiunto in questi giorni nelle aule del Parlamento italiano, quando all’unanimità la Camera ha votato la definitiva approvazione della proposta di Legge “Misure per contrastare il finanziamento delle mine antipersona e cluster bombs”. Un percorso lungo e tortuoso durato alcuni anni, a causa di un vulnus costituzionale, ed un argomento di cui denunciava la gravità già una ventina di anni fa Gino Strada.

«Oggi il Parlamento ha recuperato la sua centralità e prima che festeggiare l’approvazione di questa legge, che deve attendere la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, festeggiamo il coraggio, la costanza e la caparbietà con il quale il Parlamento ha rivendicato il suo ruolo riscrivendo una pagina di virtù e orgoglio politico -dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana Contro le Mine».

E’ certo una vittoria per la società civile italiana, considerando che le mine falciano ogni anno migliaia di vittime, soprattutto bambini – 7mila nel 2020 – e nonostante siano messe al bando dal 1997 con la Convenzione di Ottawa, ma sottoscritta da soli 164 Paesi, continuando queste ad essere subdolo strumento di violenza e di morte. Tra i Paesi che non hanno aderito al Trattato compaiono le maggiori potenze mondiali: Stati Uniti d’America, Russia, India e Cina.
In pratica la firma al trattato sottoscrive il divieto di uso, stoccaggio, produzione e la distruzione degli stoccaggi. Al contrario negli arsenali di tutto il mondo persistono ancora milioni di mine antipersona, e la produzione non è mai realmente cessata.

Cantar vittoria per questo piccolo passo di civiltà è giusto e dovuto, ma qualcosa poi non torna sui conti – etici ed economici – quando si scopre quale è stato nel 2021 il percorso di proposte del Ministero della Difesa, guidato dal Ministro Lorenzo Guerini, per le nuove commesse di armamenti che il medesimo Parlamento che ha votato all’unanimità il contrasto alle mine, ha approvato con altrettanto entusiasmo e consenso, su 18 programmi di riarmo, di cui 13 ex novo, incidendo sulla spesa pubblica per il valore già messo agli atti di 11 miliardi, e un complessivo previsto di 23, con un’aumento del 7,5% sull’anno precedente.

La tabella delle nuove commesse di armamenti programmate dal Ministero della Difesa –
Fonte: www.milex.org

Nel report SIPRI – Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma – del 2021 si riporta che gli investimenti per armamenti ed esercitazioni sono cresciuti a livello globale, registrando un aumento del 2,6% e raggiungendo la cifra record di 1.981 miliardi di dollari. Un progressivo aumento che negli ultimi dieci anni ha portato la crescita al 9,3%; ciò evidenzia che nonostante tante belle parole che si prodigano di facciata, la corsa agli armamenti non si ferma, così come le guerre che affliggono la società in numerosi Paesi.

Gli Stati Uniti sono primi in classifica per spese militari, che aumentano costantemente, detenendo nel 2020 il 39% della spesa globale. Relativamente agli Stati membri della NATO, gli investimenti militari sono di circa 1.103 miliardi di US$ pari al 56% della spesa globale. Mentre la coalizione Europea detiene il 12% delle armi globali.

Tra le annose diatribe sull’uso degli armamenti, il 29 novembre all’Aja si è tenuta la Conferenza degli Stati aderenti alla Convenzione sulle armi chimiche (CSP-26) – The Chemical Weapons Convention and National Compliance – che ha offerto ai suoi 193 Stati membri un’opportunità unica di dimostrare la loro determinazione pratica a prevenire e sanzionare l’uso di armi chimiche.

Nella dichiarazione di apertura, il direttore generale di OPCW – Organization for the Prohibition of Chemical Weapons – Fernando Arias ha richiamato l’attenzione sulla Giornata della Memoria delle Vittime della Guerra Chimica celebrata il 30 novembre. Ha sottolineato il valore del lavoro dell’OPCW e ha promesso di aumentare le attività dell’organizzazione per tutte le vittime delle armi chimiche, sottolineando il proprio impegno costante per escludere completamente la possibilità dell’uso di questo terribile armamento.

A proposito di uso di armi chimiche, durante tutto il 2021 il Consiglio esecutivo del Congresso Nazionale del Kurdistan – KNK – ha più volte lanciato appelli internazionali all’OPCW, all’ONU e al Comitato Internazionale di Croce Rossa (ICRC) per indagare e prevenire questo tipo di crimini di guerra, ma nessuna di queste istituzioni ha ancora risposto.

Il KNK attribuisce grande importanza al CSP-26 ed ha seguìto da vicino la Conferenza dell’Aja, denunciando il decennale uso delle armi chimiche da parte della Turchia contro la popolazione civile e le forze di guerriglia resistenti in Kurdistan, riportando che dal 23 aprile di quest’anno i militari turchi hanno in modo massiccio usato questo tipo di arma vietata attraverso la Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche di Parigi del 1993 ed entrata in vigore il 29 aprile 1997, sancendone definitivamente il bando.

Secondo il KNK l’uso di armi chimiche della Turchia sono parte strategica degli attacchi di occupazione nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale). Le forze militari di Erdoğan avrebbero usato armi chimiche regolarmente, con più di 300 attacchi ufficialmente rilevati. Il KNK invita ancora una volta l’OPCW e tutti i suoi Stati membri a prendere sul serio i report provenienti dalle aree colpite nel Kurdistan meridionale, ed a inviare immediatamente una delegazione di esperti nella regione del Behdinan, per svolgere indagini in loco e quindi impedire alla Turchia l’uso di armi chimiche contro quel territorio. Il CSP-26 offre un’opportunità molto importante per l’OPCW, l’ONU e il ICRC di rispondere a tali appelli internazionali e per essere all’altezza del proprio compito di proteggere l’umanità dall’uso di armi chimiche.

Intanto il Presidente Macron é in visita negli Stati del Golfo Persico, prima negli Emirati Arabi dove ha ‘piazzato’ 80 elicotteri e cacciabombardieri francesi, per un valore di 17 miliardi di Euro; subito dopo sarà in Arabia Saudita dal sovrano MBS – primo Presidente occidentale in visita dopo tre anni – a causa dell’assassinio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi – per siglare accordi economici e militari.

D’altronde – poco più ad oriente – l’Iran continua la sua corsa al nucleare, sordo agli appelli statunitensi (coloro che detengono più bombe nucleari al mondo), nonostante l’entrata in vigore del TPNW – Trattato per la proibizione delle armi nucleari – a gennaio 2021, che sancisce il divieto di produrre, stoccare e testare le armi atomiche. 

Sull’argomento: https://www.theblackcoffee.eu/quale-disarmo/

Sabato, 4 dicembre 2021 – n° 45/2021

In copertina: caccia Eurofighter dell’Aeronautica Militare italiana – Foto: SMD/Difesa.it

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