martedì, Dicembre 24, 2024

Notizie dal mondo

Gli attentati di Parigi e Istanbul

Atti di terrore organizzati dalla stessa mente

di Laura Sestini

Questa ultime due settimane, Parigi è senz’altro stata caratterizzata – tristemente – dalle numerose bandiere colorate che rappresentano la popolazione curda, la loro lotta per la libertà e il riconoscimento etnico che le nazioni dove i Curdi sono stati suddivisi dopo la caduta dell’Impero Ottomano – Turchia, Siria, e Iran, mente l’Iraq ha una narrazione a sé, ma i diritti rimangono poco rispettati – continuano a rifiutare. Esclusa la diaspora, i Curdi sono circa 40 milioni.

Numerose manifestazioni si sono susseguite nella capitale francese, in seguito all’attentato del 23 dicembre dove sono rimasti uccisi Emine Kara, conosciuta anche come Evin Goji, una leader del Movimento femminile curdo in Europa – TJK-E, Mîr Perwer, musicista, e Abdurrahman Kizil. Altre tre persone sono state ferite gravemente.

L’assassino si è prima recato al Centro culturale curdo in rue d’Enghien, e poi dentro il salone del barbiere dall’altra parte della strada. L’omicida è stato disarmato dagli astanti dentro la barberia mentre ricaricava l’arma, e consegnato alla polizia.

L’uomo, William Malet, di nazionalità francese, 69 anni, ex ferroviere, era già conosciuto dalle forze dell’ordine francesi per altri crimini di violenza, uscito dal carcere pochi giorni prima, in attesa di un ulteriore processo per un tentato omicidio sui dei migranti africani.

L’attacco apparentemente dal movente razzista è bensì una ripetizione di cosa accadde il 9 gennaio del 2013 all’Istituto di cultura curda di Parigi, in rue La Fayette, poche centinaia di metri dal luogo di questo nuovo assassinio, quando rimasero uccise tre donne attiviste del movimento curdo per mano di un cittadino turco, Ömer Güney, di 34 anni. Sakîne Çansiz, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez vennero freddate con arma da fuoco silenziata dentro il Centro, e l’omicidio scoperto solo il giorno dopo.

Il nuovo tragico evento ha generato forte emozione nella comunità curda della diaspora e nessuno crede all’attacco di stampo razzista.

Il pomeriggio del 23 dicembre, dopo che i Curdi parigini erano stati chiamati per una processione estemporanea in ricordo delle vittime, i notiziari hanno riportato gli scontri con le forze dell’ordine, i gas lacrimogeni, le auto rovesciate, i disordini che si sono creati per le strade intorno al luogo del delitto. Istantaneamente si è potuto attribuire la responsabilità alla rabbia della comunità curda; al contrario, le azioni di violenza vengono riconosciute a gruppi di giovani incappucciati, fascisti nazionalisti turchi, altrettanto numerosi nella città, per fomentare la battaglia cittadina.

La comunità curda parigina puntualizza dei fattori precisi sull’attacco, ritenuto “terrorista”: non è un’azione razzista, o lo è per colpire in specifico i Curdi, e non una comunità differente – la multietnica Parigi permette abbondantemente di scegliere – o stranieri presi a caso. Infine, l’elemento più importante, l’attacco viene indicato come un’architettura di ideologia politica che mira al disordine pubblico.

Anche il ministro della Giustizia francese, Éric Dupound-Moretti, sostiene la tesi dell’attacco terroristico, anche se ancora è presto per confermarne le prove. Lo stesso Presidente Macron si è espresso con parole di cordoglio, affermando che la comunità curda francese è stata oggetto di un attacco atroce.

La sindaca di Parigi Anne Hidalgo in rue d’Enghien
Foto: Centro culturale curdo di Parigi “Ahmet Kaya”

La sindaca del 10° arrondissement, Alexandra Cordebard, ha partecipato alla camminata collettiva che collega i due centri culturali curdi nel quartiere, con un intervento sul palco: «Condividiamo il vostro dolore e la vostra rabbia. Sappiamo che i Curdi sono i nostri alleati per la protezione della democrazia a livello globale. So che siamo in debito con i Curdi e sappiamo che hanno una parte nella nostra pace in Francia, a Parigi e in Europa. Condividiamo molti valori fondamentali e una visione per un mondo equo, così come una visione per la democrazia».

La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo ha reso onore alle vittime, recandosi in cordoglio in rue d’Enghien.

La questione curda è annosa, e non è mai stata pacifica: una situazione mai risolta. Allo smembramento dell’Impero ottomano, durante il Trattato di Sèvres del 1920, i Curdi furono divisi “temporaneamente” nei quattro Stati confinanti, con la promessa di una nazione propria. Con l’avvento di Mustafa Kemal Atatürk in Turchia e il dominio militare, le vicende presero altre strade e il “Grande Kurdistan” è rimasto sulla carta.

Finché la “causa curda” non troverà una soluzione pacifica, a cui nessuno dei quattro Stati pare essere interessato, rimarrà tutto fermo allo stesso punto.

Le donne curde militanti nel movimento femminile, coloro il cui motto è Jin Jiyan Azadî, appaiono come un obiettivo particolarmente ambìto da colpire. Nel 2022, in Kurdistan iracheno ne sono state uccise cinque.



Come si collega la dinamica dell’attentato parigino con la bomba a İstiklal Caddesi, nel quartiere Beyoğlu di Istanbul del 13 novembre scorso?

L’esplosione causò almeno sei morti e 80 feriti. In brevissimo tempo l’intelligence turca trasse in arresto una giovane donna indicata di origine curda e militante nelle YPJ – i reparti militari femminili in Siria di Nord-est. Una vera propaganda, ancora una volta contro i “terroristi” curdi, reiterata dalla Turchia ad ogni opportunità.

La verità non la sapremo mai, ma con certezza non sono stati i Curdi, né autori, né mandanti. Le autorità curde siriane, prese in causa, avevano prontamente respinto le accuse con comunicati ufficiali.

Più probabilmente una rappresaglia dei gruppi mercenari jihadisti in Siria al seguito di Ankara, in attrito con Erdoğan per questioni di potere territoriale.

Manifestazione a Parigi contro l’attentato terroristico
Foto: Centro culturale curdo di Parigi “Ahmet Kaya”

Parallelamente riportiamo un’altra vicenda, accaduta nella città curda di Diyarbakir in Turchia nel 2016, nota come l’assedio di Sur, un distretto della città. Il coprifuoco durò oltre tre mesi e distrusse la maggior parte del vecchio quartiere curdo. In città fu utilizzata l’artiglieria pesante e le mitragliatrici negli scontri tra esercito e polizia turchi contro i rivoltosi i cittadini che protestavano contro le continue repressioni e il coprifuoco stesso. Nel mese di marzo almeno 200 persone rimasero uccise, la maggioranza erano civili. Il rimanente della popolazione, coloro che avevano ancora le case in piedi, fuggì per paura di ritorsioni.

Il quesito da porsi è questo: un governo che ha il coraggio di comandare il bombardamento di una città entro i sui confini nazionali, contro gli stessi sui cittadini, non è capace di architettare un attacco terroristico di propaganda ad Istanbul? Oppure di strumentalizzarlo contro i propri nemici? Le elezioni politiche sono molto vicine, è momento di riattizzare il nazionalismo turco.

https://www.theblackcoffee.eu/donna-in-guerra/

Sabato, 7 gennaio 2023 – n° 1/2023

In copertina: manifestazione di cordoglio a Parigi per le vittime dell’attentato. Foto: Centro culturale curdo di Parigi “Ahmet Kaya”

Condividi su: