lunedì, Dicembre 23, 2024

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Gli inutili insulti di Biden a Putin

Una falsa gaffe del presidente americano

di Elio Sgandurra

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ha definito il suo collega russo Vladimir Putin   “criminale, macellaio e indegno di guidare una nazione civile”. Sono parole molto dure che hanno messo in imbarazzo la diplomazia americana con in testa il segretario di Stato Antony Blinken. Gli USA non sono in guerra con la Russia – e speriamo che ciò non avvenga mai – pertanto un linguaggio portato agli estremi nel corso di un intervento pubblico sarebbe stato meglio evitarlo.

Dietro le pressioni del suo staff, Biden senza scusarsi ha dichiarato che quelle parole erano state pronunciate a livello personale. Non si può parlare di gaffe perché espresse con convinzione in pubblico, quindi sono arrivate alle orecchie di tutto il mondo e soprattutto a quelle di Putin.

Noi possiamo essere d’accordo su quelle espressioni sin da quando è scoppiata la guerra in Ucraina e forse le abbiamo pensate anche da prima, da quando il capo del Cremlino – ben accetto in Occidente – soffocava quel poco di democrazia del suo Paese, eliminava coloro che la difendevano e criticavano il suo operato. Ma noi non occupiamo incarichi pubblici.

È la prima volta che un presidente americano arriva a lanciare simili invettive contro un capo di Stato. In passato qualche suo predecessore si era limitato a termini meno personali. Ronald Reagan nel marzo del 1983 definì l’Unione Sovietica Evil Empire – Impero del male – e George W. Bush chiamò “axis of Evil” – l’asse del male – l’Irak, l’Iran e la Corea del Nord, dopo l’attentato alle Torri gemelle dell’11 settembre del 2001, rifacendosi a una frase pronunciata da Francis D. Roosevelt durante la seconda guerra mondiale nei confronti dell’Asse fra Germania, Italia e Giappone. 

Eppure nella storia contemporanea ci sono stati tanti dittatori sanguinari ma alcun presidente USA li ha definiti “macellai e criminali”. Per esempio Nixon non ha mai lanciato termini offensivi contro Pinochet per il golpe in Cile, per la morte del presidente Allende, per le torture inferte a migliaia di oppositori o presunti tali. Anzi mandò a Santiago per congratularsi col dittatore, il segretario di Stato Henry Kissinger. Lo stesso è accaduto con la terribile dittatura argentina del generale Videla e le altre Repubbliche delle Banane di allora.

È ben nota la frase pronunciata dal presidente Roosevelt negli anni Trenta del secolo scorso, quando l’ambasciatore a Cuba gli riferì che il dittatore Fulgenzio Batista era un figlio di p… . Il presidente gli rispose: “Lo so già, ma è il nostro figlio di p…” Quando fa comodo, i dittatori amici non possono essere offesi in pubblico.

Per quanto riguarda Putin i media occidentali si son ben guardati dall’usare i termini offensivi di Biden se non tra virgolette e attribuendoli a oppositori. Nei talk show televisivi italiani compaiono spesso giornalisti o esperti ucraini e russi in esilio che  descrivendo gli episodi della guerra, la soffocante dittatura voluta da Putin, ma lo fanno citando fatti ed esperienze vissute che si commentano da sole. La verità vale molto di più degli insulti.   

Sabato, 2 aprile 2022 – n° 14/2022

In copertina: il presidente statunitense Joe Biden – Foto: Gage Skidmore – CC BY-SA 2.0

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