venerdì, Novembre 22, 2024

Italia, Politica

Hillary Rodham Clinton e la figlia Chelsea producono una serie Tv sulle combattenti curde YPJ

HiddenLight, la casa di produzione cinematografica fondata per celebrare gli eroi

di Laura Sestini

Il 16 febbraio 2021 uscirà il saggio Daughters of Kobani – Le figlie di Kobane, una storia di ribellione, coraggio e giustizia – della giornalista iraco-statunitense Gayle Tzemach Lemmon, sul quale Hillary Rodham Clinton e la figlia Chelsea – attraverso la loro neo-nata società di produzione HiddenLight – si sono aggiudicate i diritti per il riadattamento dello scritto a uno sceneggiato per il piccolo schermo.

La città di Kobanê – in Siria di Nord-Est – fu la prima città a maggioranza curda che si auto-liberò dall’invasione dei mercenari del Califfato Islamico. Entro questo contesto bellico, una forte spinta di valore ideologico – e fattivamente in prima linea a combattere insieme ai loro colleghi uomini – la diedero le giovanissime volontarie che si arruolarono nelle YPJ – le Unità di Difesa delle Donne. Le donne curde – ma non solo, poiché nell’area risiedono molte etnie – sull’onda della guerra siriana in corso, hanno avviato una grande rivoluzione di genere, per l’emancipazione femminile dall’oppressione patriarcale – in cui la gestione del proprio corpo e l’autodifesa sono divenuti i principi cardine, nonché elementi necessari.  A gennaio 2015, infine, dopo mesi di assedio, Kobanê fu liberata, lasciando sul campo migliaia di vittime, tra combattenti e civili.

Le prime impressioni su questa nuova avventura delle Clinton – madre e figlia – non sono proprio ottimali da parte della comunità curda che, con tutte le ragioni del mondo, rivendica la proprietà della propria storia passata e recente.

Inoltre, è necessario ricordare qualche dettaglio della politica statunitense delle ultime decadi. Per inciso, la rivoluzione di genere delle donne curde – movimento che naturalmente include tutte le molteplicità di genere femminile, dalla casalinga, alla studentessa, alla combattente in prima linea – si rifà alla filosofia sociale e politica elaborata da Abdullah Öcalan, fondatore del PKK, il Partito dei lavoratori curdi.

Öcalan è detenuto dal 1999 sull’isola-prigione Imrali, in Turchia, e il movimento politico del PKK, poco dopo la sua incarcerazione, è stato inscritto nella lista delle organizzazioni terroristiche mondiali – lista di cui gli Stati Uniti sono i promotori.

Durante la guerra contro l’Isis, conclusasi ufficialmente a marzo del 2019, dopo la presa di Baghouz, le combattenti curde sono state osannate ed elevate a eroine da molti Stati Occidentali, ivi compresi gli Usa, che avevano dato il loro contribuito al conflitto contro i miliziani islamisti, attraverso operazioni di aeronautica militare.

Conclusasi, militarmente, la guerra contro il califfato in Siria e, a ottobre 2019, ucciso anche il capo carismatico Abu Bakr al-Baghdadi, nonché aver ‘regalato’ una fetta di territorio a maggioranza curda alla Turchia, gli Stati Uniti di Trump ritirano la maggioranza delle proprie forze militari in campo e si arroccano, a presidio di protezione, nell’area dei pozzi petroliferi a sud di Raqqa, noncuranti di come i miliziani del National Liberation Army (ex-SFA – Esercito siriano di liberazione), a seguito della Turchia, si comportino nei confronti della popolazione civile in Siria del Nord e dell’Est – in particolar modo delle violenze contro le donne nella regione di Afrin (dopo l’invasione dell’area nel 2018).

Detto questo, anche rispetto ai tempi per elogiare le YPJ, le signore Clinton ci paiono un po’ in ritardo. Casomai potrebbero fare di meglio, andando a vedere cosa sta succedendo attualmente in Siria di Nord-Est. Non che le eroiche gesta delle combattenti YPJ debbano finire in secondo piano, ma la storia non si ferma mai e la guerra attuale – a bassa intensità, come si descrive in gergo tecnico – è peggiore di quanto lo sia stato un nemico così eclatante quanto si è dimostrato l’Isis.

Inoltre, pensare che Hillary Clinton ed erede siano improvvisamente divenute delle ‘rivoluzionarie’ – quali le YPJ – abbracciandone la causa, suona davvero stravagante e imbarazzante, considerando il passato politico da ex-senatrice della Clinton, nonché del consorte Bill, 42° presidente degli Stati Uniti – dal 1993 al 2001.

Difatti, la giornalista e scrittrice curda Ava Homa – autrice del romanzo uscito nel 2020 Daughters of Smoke and Fire (Figlie di fumo e fuoco), il primo volume pubblicato in lingua inglese da un’autrice curda, che racconta la storia del popolo curdo durante gli ultimi 50 anni, in un articolo pubblicato sul quotidiano Toronto Star (https://www.thestar.com/opinion/contributors/2021/02/08/will-hillary-clinton-tell-the-whole-truth-in-her-tv-drama-about-kurds.html) si chiede dove fosse la signora Clinton, e cosa abbia ascoltato ai notiziari, durante gli anni di mandato da Presidente del marito, e nel lunghissimo periodo della sua stessa carriera politica – dal 2001 al 2013 – mentre gli Stati Uniti inviavano armi alla Turchia, usate per distruggere i villaggi del Kurdistan turco e uccidere migliaia di civili.

E ancora: “Si racconteranno tutti i misfatti statunitensi nella prossima serie TV, basata sul libro della giornalista Gayle Tzemach Lemmon a proposito delle combattenti curde?”.

Nelle tv statunitensi i curdi appaiono solo quando si tratti di ricordare la caduta di Saddam Hussein, per mano statunitense, quindi solo quando gli Usa politico-militari devono apparire come dei liberatori (smentiti poi dagli Iraqi Papers divulgati da WikiLeaks di Julian Assange – quest’ultimo tuttora in carcere a Londra in attesa della potenziale estradizione verso gli Usa per essere giudicato di spionaggio, per la quale ha appena chiesto l’appello Biden, dimostrando che la sua politica estera e rispetto ai diritti umani e civili forse non si discosterà di molto da quella del predecessore).

Includerà attori curdi il drama-tv a produzione Clinton family?” – protesta ancora Ava Homa sulle righe del quotidiano canadese.

Gayle Tzemach Lemmon è già autrice di due best-seller del New York Times, l’ultimo dei quali è stato trasposto dalla Universal Pictures in film. Lemmon, scrittrice, giornalista e collega del Council on Foreign Relations, ha legami con Hillary Rodham Clinton e nel 2011 ha scritto un articolo di copertina per Newsweek sugli sforzi dell’allora Segretaria di Stato, per mettere le donne al centro della politica estera.

La ex-Senatrice e Segretario di Stato Hillary Rodham Clinton reputa il libro della Lemmon, Le figlie di Kobani, un racconto straordinario di donne coraggiose e provocatorie che lottano per la giustizia e l’uguaglianza. Lei stessa ha affermato – durante la presentazione del progetto alla stampa: «Abbiamo creato HiddenLight per celebrare eroi – il cui coraggio è troppo spesso trascurato, e non potremmo essere più entusiasti di portare questa storia stimolante agli spettatori di tutto il mondo».

Concludiamo asserendo che il popolo curdo ha numerosi bravissimi attori e registi che raccontano la storia curda – ivi compresa quella delle giovani combattenti YPJ, sulle quali, durante l’estate 2020 in un evento di cinema all’aperto, abbiamo visto un interessante docufilm del 2014 – girato dal regista e giornalista curdo turco Veysi Altay – dal titolo Nû Jîn Nuova Vita. Costui, ben lungi dalla giornalista statunitense Lemmon, ha intervistato direttamente sul campo le ragazze e le donne curde in Siria di Nord-Est; rendendosi altresì disponibile, in occasione della proiezione di Nû Jîn, a un collegamento in diretta da Istanbul, per rispondere alle domande degli spettatori.

Altay, al contrario di ciò a cui andranno incontro le Clinton per la loro produzione televisiva – probabilmente di successo – proprio per la sua attività di promozione delle stesse gloriose azioni delle YPJ, in Turchia, è stato condannato a tre anni di detenzione ed è in attesa di essere trasferito in una delle prigioni che ospitano chi è considerato fiancheggiatore delle organizzazioni terroristiche.

Ultimo quesito che ci poniamo: strana coincidenza che il libro di Gayle Tzemach Lemmon, ancora non in circolazione, abbia un titolo simile al romanzo di Ava Homa, pubblicato già un anno fa. Tentativo di plagio, o mancanza di idee?

Sabato, 13 febbraio 2021 – n° 3/2021

In copertina: alcune combattenti curde YPJ. Immagine httpscommons.wikimediaorg.

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