domenica, Dicembre 22, 2024

Teatro & Spettacolo

Duecentodieci anni di Giuseppe Verdi

Autore sinonimo stesso di Opera

di Cafe Arte/Ognyan Stamboliev – traduzione di Katya Libyahovska

Ai primi di giugno del 1832, Giuseppe Verdi del paese di Roncole, vicino al comune di Busseto, in provincia di Parma, si presentò agli esami di ammissione al Conservatorio di Milano. Portava una lettera di raccomandazione del suo insegnante di musica, l’organista Vincenzo Lavigna, e i suoi primi tentativi come compositore – composti come assistente organista nella chiesa di Busseto.

Il giovane musicista aveva solo diciotto anni, ma le sue opere suggerivano un dono straordinario: la sua capacità di comporre vere e proprie melodie. Però i professori non si accorsero del suo talento e non lo accettarono per “mancanza di talento” e “impreparazione”!… Oggi il Conservatorio di Milano porta con orgoglio il nome di “Giuseppe Verdi”…

All’inizio della sua carriera di compositore, Verdi scrive due opere, Oberto, conte di San Bonifacio (1837) e Il finto Stanislao, noto anche come Un giorno di regno (1840), entrambi senza molto successo, il che porta il giovane maestro alla disperazione. 

In quel periodo muoiono uno dopo l’altro il figlio Icilio e la moglie Margherita e Verdi decide di abbandonare l’opera.

Sarà la storia biblica del re Nabucodonosor ad ispirarlo per il suo terzo lavoro teatrale. La prima messa in scena di “Nabucco” è un vero trionfo per Verdi e La Scala. La trama è antica e un po’ confusionaria, ma l’allusione è trasparente: L’Italia si sta ribellando contro il dominio austriaco e questa musica meravigliosa e inquietante diventa l’occasione per manifestazioni politiche in tutto il paese e il coro degli Ebrei schiavizzati “Va, pensiero” è cantato come inno nazionale. Naturalmente, il nuovo contenuto rivoluzionario richiede anche nuova musica, diversa dalla musica dei suoi illustri predecessori Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e Saverio Mercadante – i maestri di questo straordinario stile del bel canto italiano. A differenza loro, però Verdi, non compone arie virtuosistiche, spesso scritte solo per far esibire le primedonne, ma crea vera musica teatrale.

Durante il suo lungo percorso creativo, ha intrecciato la bellezza delle melodie con la rappresentazione realistica di situazioni e personaggi drammatici. Ispirati dal ricco folklore italiano, questi brani, privi di sentimentalismo ed eccessi, risultano di un suono accattivante e patriottico. 

Non a caso i suoi contemporanei lo chiamano il “Maestro della Rivoluzione Italiana”. Il suo nome, insieme ai nomi di Mazzini, Cavour e Garibaldi, diventa un simbolo del Risorgimento italiano.

Dopo il primo periodo cosiddetto rivoluzionario, quando compone Nabucco, Attila, I Lombardi alla Prima Crociata, Verdi sviluppa la sua estetica. Crea la famosa triade “Rigoletto“, “La Traviata”, “Il Trovatore”, in cui il moralista e lo psicologo prendono il comando. Oggi, non c’è teatro dell’opera al mondo senza questi tre capolavori nel suo programma.

Ma l’autore de La Traviata non si ferma qui. In “Don Carlos”, “Simon Boccanegra” e “Aida” crea maggiori dimensioni e profondità psicologiche, sconosciute fino ad allora nel genere operistico. Il linguaggio serrato ed estremamente preciso trasforma queste opere in veri e propri drammi musicali. Tale è anche “Otello” basato sull’omonima tragedia di Shakespeare. Verdi è stato ispirato dal geniale drammaturgo inglese durante tutto il suo percorso, ha creato così “Macbeth”, ha iniziato a lavorare su “King Lear”.

Aida con Hippodrome Opera Company a Cleveland nel 1908
Immagine di The Otis Lithograph Co. – dominio pubblico

“Otello”, con il libretto del noto poeta e compositore Arrigo Boito, è un apice insuperato dell’opera mondiale ed ha tutte le caratteristiche di uno stile innovativo. Il ruolo dell’orchestra qui è molto importante, protagonista, ma fedele alla tradizione italiana; Verdi non dimentica la voce umana – lo strumento più perfetto di tutti, e raggiunge una straordinaria espressività nella declamazione. Dopo quest’opera, denigrata da alcuni critici – la fama di Richard Wagner era allora in ascesa e molti volevano sminuire il genio di Verdi definendolo “antiquato e sorpassato”! – decide di scrivere una grande opera di commedia.

Il ritratto di Giuseppe Verdi – Giovanni Boldini 1886
Galleria nazionale d’arte moderna di Roma

“Falstaff” è di nuovo basato sull’amato Shakespeare. Sarà il suo ultimo, il 26esimo lavoro di scena consecutivo. Il maestro, ormai ottantenne, crede di doversi preparare meglio per la scrittura di “Falstaff”, cominciando ad apprendere questo nuovo stile, a lui sconosciuto. Tra i manoscritti ci sono i suoi studi per la fuga finale. Lavora a lungo e duramente sul complesso stile polifonico che allo stesso tempo suona leggero e brillante. 

Questo suo ultimo lavoro  ha segnato l’apice nel genere dell’opera comica e ha raggiunto la gloria, la teatralità e la perfezione del “Don Giovanni” di Mozart.

Verdi in Bulgaria è davvero un argomento inesauribile. L’opera entra nel nostro paese con un ritardo dovuto all’oppressione turca; nel 1891 la società del Dramma ed Opera a Sofia presenta per la prima volta Il Trovatore con artisti bulgari e cechi, seguito poi da La Traviata. Inizia così la marcia di Verdi attraverso la scena musicale bulgara – professionale e amatoriale. Il numero di produzioni ed esecuzioni delle sue opere da allora fino ad oggi non è stato ancora calcolato. L’accoglienza del suo lavoro immortale merita uno studio approfondito, un libro: è così ricco e interessante. Al nome di Verdi sono associati numerosi esiti nella storia della scena musicale bulgara.

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Versione in lingua bulgara: https://cafearte.bg/giuseppe-verdi-anniversary/

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Sabato, 5 agosto 2023 – n°31/2023

In copertina – il primo ritratto di Giuseppe Verdi del pittore Giovanni Boldini

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