redazione di TheBlackCoffee
Dopo tre anni di dibattito, i Cileni hanno respinto una nuova Costituzione che avrebbe legalizzato l’aborto, imposto l’assistenza sanitaria universale, richiesto la parità di genere nel governo, dato ai gruppi indigeni una maggiore autonomia, autorizzato sindacati, rafforzato i regolamenti sull’estrazione mineraria e garantito diritti alla natura e agli animali.
E’ stata la fine brusca di un processo lungo e talvolta doloroso che aveva promesso una rivoluzione politica. In una votazione nel 2020, quasi quattro cileni su cinque avevano dichiarato di volere una nuova Carta costituzionale. Ma la visione evolutiva del Paese sembrava una revisione evidentemente troppo drastica: con il 72% delle schede contate, il 62% dei cittadini ha respinto il documento costituzionale.
La nuova Costituzione avrebbe sancito oltre 100 diritti nella Carta nazionale del Cile, più di qualsiasi altra al mondo. Il Cile rimane quindi, per il momento, con lo stesso sistema di leggi che ha radici nella dittatura del generale Augusto Pinochet, che ha governato dal 1973 al 1990.
Battuta d’arresto per il neopresidente del Cile, Gabriel Boric, che ha affermato che gli elettori dovrebbero eleggere una nuova Assemblea costituzionale per redigere un’altra proposta e ricominciare da capo.
Boric ultimamente ha dovuto affrontare il crollo degli indici di approvazione, tra l’aumento dell’inflazione e della criminalità, mentre scommetteva sulla nuova Costituzione che gli consentisse di realizzare la sua visione progressista per il Cile.
Per approfondire: https://www.theblackcoffee.eu/linsediamento-a-presidente-di-gabriel-boric/
https://www.theblackcoffee.eu/il-cile-lotta-ancora-per-una-vera-democrazia/
Sabato, 10 settembre 2022 – n° 37/2022