Il frutto degli dei
di Miriam Maddaloni
La pianta del fico è una specie arborea appartenete alla famiglia delle Moracee: del genere Ficus, esiste sia la specie F. carica sativa, che F. carica caprificus, fico domestico (fico vero o pianta femmina) e fico selvatico (caprifico o pianta maschio).
Le varietà di fichi sono moltissime, oltre le 150 specie e si distinguono, per le dimensioni dei frutti e per i colori, che vanno dal verde chiaro al verde scuro, al marrone, al viola e al nero, maturando in periodi differenti.
Originari dell’Asia, i fichi possono essere considerati uno dei tesori alimentari del Mediterraneo. Le sue coltivazioni risalgono ai tempi antichissimi in Egitto e Mesopotamia. Dai reperti archeologici risalenti alle civiltà agricole da queste due aree geografiche, sono stati rinvenuti dei fichi essiccati, ben conservati.
Il fico era considerata una pianta sacra agli dei e i loro succulenti frutti diventavano protagonisti in molti banchetti dell’antichità.
I fichi freschi e secchi, sono largamente usati nelle preparazioni di ricette sia dolci che salate, e li possiamo trovare da giugno a settembre.
Chi non ha mai sentito la buffa frase “Fare le nozze coi fichi secchi”?
Come molti sapranno, questa modo di dire sta a significare, il voler fare qualcosa in grande senza averne i mezzi sufficienti, farlo quindi in modo non appropriato, facendo scelte più umili cercando di risparmiare, di spendere il meno possibile.
“Questa espressione deriva anche dal titolo di un articolo di giornale datato 27 settembre 1896.
Il quotidiano era Il Mattino, il titolo dell’articolo era proprio “Le nozze coi fichi secchi” e vi si commentava l’imminente matrimonio tra Vittorio Emanuele III di Savoia e la principessa Elena del Montenegro (che si sarebbe celebrato il 24 ottobre 1896).
Il riferimento ai fichi secchi era per sottolineare sì, la zona di provenienza della sposa, dato che il Montenegro era famoso per la coltivazione ed essiccazione proprio dei fichi, ma con quell’espressione si polemizzava anche sul piccolo regno di origine della sposa apprezzato e noto per la sua povertà ma anche per lo scarso peso nel quadro politico internazionale” (Fonte: Thriller Storici e Dintorni – Per chi ama la storia).
Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, vista la dolcezza del frutto, in realtà il fico possiede solo 47 kcal per 100 grammi.
Il fico non è solamente un frutto dal sapore delizioso, il suo impiego è sfruttato anche in fitoterapia per le numerose virtù terapeutiche.
I Fichi sono dei frutti molto nutrienti, contengono vitamina K e sali minerali come potassio, calcio e magnesio, hanno proprietà antitumorali, antipertensive e lassative, favoriscono la salute della pelle e del cuore.
Ma vediamo quali parti vengono utilizzate e le loro proprietà.
Gemme fresche: grazie agli enzimi contenuti, regolarizza la motilità e la secrezione gastroduodenale.
Foglie: raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono furocumarine, bergaptene, psoralene, cumarine, lattice; hanno proprietà emmenagoghe, antinfiammatorie, espettoranti e digestive; le furocumarine possono creare problemi con fenomeni di fotosensibilizzazione.
Frutti immaturi, parti verdi e giovani rametti: il lattice che sgorga dai tagli contiene amilasi e proteasi, viene applicato per uso esterno per eliminare calli e verruche, per l’azione caustica e proteolitica; va usato con cautela: è ustionante ed irritante per la pelle, soprattutto con l’esposizione ai raggi ultravioletti.
Frutti freschi: assunti in quantità hanno un effetto lassativo.
Frutti essiccati: ricchi di vitamine A e B, proteine, zuccheri, e sali minerali, potassio, magnesio, calcio, hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.
Nella mitologia troviamo diverse leggende che riguardano questa pianta. Vi segnalo le più carine.
Il fico era l’albero sacro ad Atena e Dioniso; i suoi frutti si offrivano agli dei e si consumavano nelle celebrazioni religiose, quali i misteri Eleusini, il più famoso dei riti religiosi segreti dell’antica Grecia. La leggenda narra che Polifemo, figlio di Poseidone, fu il primo a scoprire il segreto del latte dei fichi capace di far coagulare il formaggio, tecnica poi descritta sia da Aristotele che da Ippocrate. Platone ne andava matto, era stato soprannominato “il mangiatore di fichi”, era convinto che migliorassero l’intelligenza, motivo in più per consumare questo delizioso frutto.
Gli antichi Romani lo associarono alla nascita della città eterna, il cesto che conteneva Romolo e Remo, prima di essere trovato dalla lupa, si fermò misteriosamente, proprio sotto un albero di fico lungo il Tevere. E proprio i Romani usavano, proprio come facciamo noi ancora ai giorni nostri, regalare a Capodanno fichi e miele, come buon augurio. Il fico lo troviamo anche nei miti fondanti delle religioni: il Cristianesimo inizia con Adamo ed Eva che si coprono con le foglie di fico -addirittura alcuni biblisti affermano che il frutto del peccato fosse proprio il fico e non la mela – mentre nell’Islam, Maometto parlò per la prima volta sotto un fico. Buddha ricevette l’illuminazione sotto una pianta di fico. E per augurare ogni bene nella Magna Grecia veniva piantato davanti alle case e ai templi, consumando i sui preziosi frutti.
Sempre la mitologia greca racconta che Gea, la dea Terra, sfuggì ai fulmini di Zeus trovando riparo sotto alle foglie di un fico. Secondo un’altra leggenda più tardiva Maria e Giuseppe e il piccolo Gesù, sfuggirono alla persecuzione di Erode nascondendosi sotto un fico, che allargò le sue foglie così da non farli vedere dai soldati del re.
Visto il periodo, procuratevi dei deliziosi fichi e provate a fare questa ricetta semplice e veloce, una proposta senza ingredienti di origine animale, per salvaguardare i nostri amati amici a quattro zampe, l’ambiente e il nostro Pianeta che abbiamo in prestito.
Risotto ai fichi (per 4 persone)
320 g di riso Carnaroli (io mi sbizzarrisco con qualità di riso differenti, ma soprattutto integrale)
8-10 fichi neri
1 scalogno
50 gr. di burro vegetale (vegano, ne esistono molti in commercio sono mix di oli, ottimi per la salute)
50 ml di vino bianco
Un pentolino con brodo vegetale
Un po’ di lievito di birra in scaglie o in polvere, per insaporire il nostro risotto
Un po’ di miele (per accompagnare i piatti)
Tagliate i fichi a spicchi, tenetene da parte uno o due interi, per la guarnizione del piatto. Pulite lo scalogno, tritatelo finemente e fatelo rosolare in 10 gr di burro vegetale, quando lo scalogno sarà diventato trasparente, unite il riso e fatelo colorare per qualche minuto. Versate il vino bianco e sfumate. Aggiungete man mano il vostro brodo vegetale, trascorsi 10 minuti aggiungete i fichi tagliati e terminate la cottura. Spegnete il fuoco e mantecate il risotto con il burro rimasto. Servite il risotto guarnendolo con alcune fette sottili di fichi e il lievito. Accompagnate il risotto, con un po’ di miele, per chi lo gradisce.
E anche voi potrete gustare, un piatto con i protagonisti tanto amati dagli dei.
Sabato, 12 agosto 2023 – n°32/2023
In copertina: fichi nerelli – Foto di Quin Engle/Unsplash