Destra e sinistra a confronto nelle elezioni presidenziali
di Ettore Vittorini
Alle elezioni dello scorso maggio per l’Assemblea costituente del Cile, Apruebo Dignitad – l’alleanza delle sinistre che comprende anche lo storico Frente Amplio – aveva riportato una schiacciante vittoria sui partiti di centrodestra. Inoltre alle amministrative degli stessi giorni il Partito comunista aveva ottenuto la maggioranza nel Comune di Santiago e sindaco era stata eletta una donna, Hiraci Hassler. I lavori dell’Assemblea ancora in corso dovrebbero cambiare la vecchia Costituzione lasciata in eredità dal dittatore Pinochet nel 1991, quando si ritirò dal potere.
Un’ altra giornata elettorale si è svolta il 21 novembre per le elezioni del nuovo presidente – che dovrà sostituire il centrista Sebastián Piñera, a fine mandato – e i membri del Parlamento. I risultati sono stati deludenti per la sinistra il cui candidato per la presidenza Gabriel Boric, ha ottenuto il 25,5% e l’avversario di estrema destra Antonio Kast il 28%.
C’è stato un capovolgimento delle tendenze tanto più che la storica alleanza centro-democristiana che esprimeva il successore di Piñera, Sebastián Sichel, è arrivata terza col 25%. Quest’ultimo risultato era prevedibile poiché sotto la presidenza di Piñera la polizia intervenne nel 2019 durante le proteste per il carovita, uccidendo una quarantina di manifestanti.
Il 19 dicembre ci sarà il ballottaggio tra l’estrema destra di Kast e la sinistra di Boric. Gli elettori dovranno scegliere tra fronti opposti: il rappresentante del primo è un grande ammiratore del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, dell’ex presidente americano Donald Trump e del partito falangista spagnolo VOX. Il suo programma sembra una fotocopia di quelli dei suoi ‘pupilli’: liberalismo estremo; negazione dell’aborto e dei matrimoni gay; lotta alla criminalità, riportare l’ordine nel Paese; blocco dei migranti con una barriera lungo il confine settentrionale. Kast rappresenta la classe più ricca e nostalgica del regime di Pinochet, ma inaspettatamente ha ottenuto molti voti anche dai moderati democristiani. È da ricordare che durante il sanguinoso golpe di Pinochet contro il governo democratico di Salvator Allende, la DC cilena e la Chiesa rimasero neutrali.
Il leader della sinistra Gabriel Boric, di appena 35 anni, proviene dal movimento studentesco di cui era stato il capo a partire dal 2011. Aveva guidato numerose manifestazioni in favore del rinnovamento dell’Istruzione e di una nuova Costituzione. Oggi il suo programma chiede la fine del neoliberismo estremo; le riforme dei sistemi pensionistico e sanitario – adesso in mano ai privati – la cancellazione di tutte quelle limitazioni antidemocratiche instaurate da Pinochet e mai tolte neanche dai governi progressisti che gli succedettero.
Dai risultati elettorali del primo turno, appare un Cile molto diviso con un’opinione pubblica stanca, indifferente e di tendenze moderate. Sembra che il Paese abbia dimenticato l’11 settembre del 1973 quando l’esercito di Pinochet attaccò il palazzo presidenziale della Moneda, pose fine al governo democratico di Salvador Allende e durante la repressione uccise 30mila persone.
Il programma di Kast fa apparire Il Cile di oggi come una copia di certe Nazioni dell’Unione Europea dove prevalgono il populismo e tendenze ultra reazionarie. Le capofila sono la Polonia e l’Ungheria i cui governi hanno abbracciato queste teorie, ma non bisogna dimenticare che in Italia Giorgia Meloni, leader dell’opposizione di destra, ha partecipato al raduno di Madrid organizzato da VOX, il partito neofascista spagnolo.
Sabato, 4 dicembre 2021 – n° 45/2021
In copertina: Manifestazione contro il governo Piñera del 2019 in Plaza Baquedano a Santiago – Foto Hugo Morales CC BY-SA 4.0