Le ambiguità delle leggi ‘democratiche’
di Laura Sestini
Nei prossimi giorni – l’11 agosto – all’Alta Corte londinese si terrà una nuova udienza preliminare per il caso di Wikileaks e Julian Assange e la richiesta della sua estradizione verso gli Stati Uniti.
Il giornalista australiano, dopo la revoca dell’asilo politico durato otto anni – concessogli dall’Equador e consumato nell’Ambasciata ecuadoregna di Londra – a seguito del cambio di presidenza nel Paese latinoamericano nel 2019 – ha avuto grande timore di essere ucciso dai servizi segreti (statunitensi, britannici e forse anche altro) o rapito per essere trasferito negli Stati Uniti ed ha già subito due sentenze per l’estradizione, richieste sia da Trump che confermate dall’attuale Presidente Biden.
Attualmente Assange si trova non in buone condizioni di salute – impropriamente detenuto nella HM Belmarsh Prison, carcere di massima sicurezza londinese – per aver violato la libertà su cauzione nel 2012 (concessagli nel 2010) mentre era in attesa di una precedente sentenza di estradizione verso la Svezia, nazione che avrebbe dovuto giudicarlo per una denuncia di stupro (che nel suo caso equivarrebbe ad aver consumato rapporti sessuali consenzienti, ma senza l’uso del profilattico). Assange, al contrario, fuggì e chiese asilo all’ambasciata londinese dell’Ecuador, ricevendo lo status di rifugiato politico. Le accuse di stupro sono da tempo decadute ma per aver infranto le clausole della libertà su cauzione, Assange è stato condannato dalla giustizia britannica al massimo della pena prevista – circa un anno – di cui una parte sarebbe dovuta essere scontata agli arresti domiciliari, misura mai attuata. (https://www.theblackcoffee.eu/julian-assange-verso-la-ludienza-di-estradizione/ ).
In un’intervista di prossima uscita, la fidanzata di Julian Assange – l’avvocatessa Stella Moris – parla di come l’ambasciata che gli aveva fornito asilo si trasformò in un ‘buco nero’ dove lui, i suoi avvocati e i visitatori venivano sorvegliati, nonché discussi i piani di rapimento e avvelenamento contro il giornalista wistleblower. La partner del fondatore di WikiLeaks ha descritto la sua incarcerazione in corso come ‘intollerabile e grottesca’. Soprattutto – aggiungiamo noi – perché la detenzione, ormai giunta al terzo anno, è perpetrata senza una reale nuova imputazione o condanna, ovvero per il solo timore di ‘dileguamento’ del giornalista, qualora venisse giustamente rilasciato; quindi un illegale ‘favore’ della Gran Bretagna ai dirimpettai statunitensi.
E’ questa la tanto lodata democrazia – chiediamo?
Oltreoceano Assange è atteso per il processo – che lo vede il maggiore imputato – per i casi Afghanistan/Iraq Papers – una serie di documenti che già nel 2012 svelarono le atrocità compiute dalle forze militari statunitensi contro i civili di quei Paesi, durante le loro ‘operazioni di pace’. Le numerose imputazioni sono per aver violato l’Espionage Act, una legge federale del 1917 (https://www.theblackcoffee.eu/julian-assange-rimane-detenuto-alla-belmarsh-prison-di-londra/ ).
Le leggi statunitensi sono alquanto controverse in materia di ‘rivelazioni’- che da un lato vengono auspicate, mentre dall’altro il whistlerblowing viene considerato spionaggio ed atto terroristico contro la sicurezza statale. Dette leggi sono vecchie di decenni – anzi oltre un secolo – e se emendate, sempre ‘rimodernate’ a pro dello Stato e delle forze militari, non della democrazia e della libertà di parola e di diritto alla giusta informazione dei cittadini, come sostiene anche la Costituzione a stelle e strisce.
A conferma di ciò – recentemente – è stato condannato Daniel Hale – un ex-analista dell’Air Force statunitense che nel 2015 divulgò i Drone papers – dei documenti riguardanti l’uso dei droni sulle morti dei civili, e non – che non riportano i numeri reali dei decessi e per cui sembrano addirittura esserci liste precise di nomi di persone da ‘eliminare’. Al momento la condanna comminata ad Hale è di tre anni e nove mesi – contro gli 11 richiesti – ed egli stesso ha ammesso di aver pubblicato il materiale sensibile, riguardante le forze militari statunitensi.
In proposito Jeremy M. Scahill – giornalista investigativo statunitense scrive per Interceptor: – “[…] The whistleblower who leaked the Drone Papers believes the public is entitled to know how people are placed on kill lists and assassinated on orders from the president. […] The CIA and the U.S. military’s Joint Special Operations Command (JSOC) operate parallel drone-based assassination programs, and the secret documents should be viewed in the context of an intense internal turf war over which entity should have supremacy in those operations. Two sets of slides focus on the military’s high-value targeting campaign in Somalia and Yemen as it existed between 2011 and 2013, specifically the operations of a secretive unit, Task Force 48-4. (“L’informatore che ha fatto trapelare i Drone Papers crede che il pubblico abbia il diritto di sapere come le persone vengono inserite nelle liste di uccisioni e assassinate su ordine del presidente. […] La CIA e il Joint Special Operations Command (JSOC) delle forze armate statunitensi gestiscono programmi di assassinio paralleli attraverso i droni, e i documenti segreti dovrebbero essere visti nel contesto di un’intensa guerra territoriale interna e di quale ente possa avere la supremazia in quelle operazioni. Due serie di diapositive rivelate si concentrano sulla campagna di obiettivi di alto valore entro gli eserciti in Somalia e Yemen, così come è avvenuta tra il 2011 e il 2013, in particolare le operazioni di un’unità segreta, la Task Force 48-4. – t.d.g.)”.
Da una parte e dall’altra dell’Oceano Atlantico si dibatte sulla legittimità delle azioni dei wistleblower – per cui potremmo citare anche Chelsea Manning – implicata anch’ella per gli Afghanistan Papers che aveva fornito al fondatore di Wikileaks, per cui ha scontato diversi anni di detenzione, poi amnistiata da Barack Obama – presidente che molto più di altri suoi pari ha puntato il dito sui divulgatori dei segreti militari; e Edward Snowden – stesse mansioni di Daniel Hale – da qualche anno accolto con asilo politico in Russia, dopo la pubblicazione dei Datagate sulla violazione della privacy e lo spionaggio su centinaia di milioni di cittadini da parte delle stesse autorità statunitensi e di quelle britanniche (https://www.theblackcoffee.eu/cosa-rimane-delle-rivelazioni-di-edward-snowden/ ).
Parallelamente – colpo di scena a discolpa di Assange – uno dei maggiori testimoni chiave delle accuse contro il giornalista australiano, e suo ex-collaboratore, l’islandese Sigurdur Ingi Thordarson a fine giugno ha svelato ad un quotidiano del suo Paese di essere stato assoldato dagli Stati Uniti per costruire prove false contro Assange – fin dai primi passi di WikiLeaks. Thordarson ha anche ritrattato tutte le prove sulla sua collaborazione con Assange, affermando che le sue testimonianze fin qui rese pubbliche sono solo bugie, indotte dalla sua collaborazione con gli Stati Uniti, utili a creare false prove contro Julian Assange.
Secondo Edward Snowden, queste nuove rivelazioni – se confermate – decreteranno la fine della persecuzione legale, mediatica e sociale, ai danni di Julian Assange.
Sabato, 7 agosto 2021 – n° 28/2021
In copertina: grafica – dal profilo Twitter di WikiLeaks