domenica, Dicembre 22, 2024

Cultura, Letteratura

Il fiore dei cedri. Vita e miracoli di Khalil Gibran

Incontro con Hafez Haidar

di Annalisa Puccioni

Durante il Pisa Book Festival 2022, il Premio Nobel per la pace Hafez Haidar ha presentato il suo ultimo libro, Il fiore dei cedri.

Libro molto caro allo scrittore perché legato al profeta laico Khalil Gibran, con cui lo ha voluto omaggiare, dedicandolo alla sua vita e ai suoi miracoli.

Nato a Baalbek in Libano nel 1953, figlio di un conte ricco finito in miseria, a dieci anni Haider ha letto Khalil Gibran poeta, pittore e aforista libanese: «Gibran è diventato il mio maestro – ha esordito – mi ha insegnato come scrivere, amare la scrittura, dare importanza all’amore e ho tradotto i suoi libri».

Gibran è un ponte tra l’Oriente e l’Occidente, un luogo dove il profumo dei cedri incontra l’enorme altezza dei grattacieli. Il libro è un diario dove sono contenute le lettere imbustate che Gibran ha inviato alle sue amanti, le foto antiche, le cartoline dei viaggi a Parigi e a New York, le poesie e i ricordi in edizione limitata realizzata dallo scrittore, amico di Gibran.

Khalil Gibran è nato a Bsharre nel 1883. Emigrato negli Stati uniti, le sue opere si diffusero anche fuori dal Libano. Le sue poesie furono tradotte in 20 lingue e diventò un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici. Era di religione cristiano-maronita.

Abitando a quindici chilometri di distanza, Haidar ha intrecciato con lui una sincera amicizia ed ha scritto un romanzo sulla sua vita. «E’ stato un viaggio, leggendo i suoi libri, ed io sono diventato lui – ha detto Haidar. «Lui finito nella Chinatown in America, mentre io ho affrontato la prima difficoltà a Parigi; senza albergo, sono stato sotto un lampione fino a quando due italiani mi hanno portato nel loro alloggio». Con loro Haidar ha raggiunto l’Italia e si è innamorato del nostro Paese.

Khalil Gibran nel 1913
Foto: Fred Holland Day

Il rapporto tra Gibran e l’arte è da legare alle opere scritte di Leonardo Da Vinci, la madre infatti lo premiò con un libro di Leonardo da Vinci dopo che si era nascosto per andare a disegnare. Terzo di dodici figli di una famiglia povera, non seguì gli studi regolarmente, fu istruito da alcuni preti sulla Bibbia, sulla lingua siriaca e sulla araba. In questo periodo sviluppò le idee che lo portarono a realizzare i primi lavori come Il Profeta. Il padre era un esattore, fu imprigionato per peculato e gli furono confiscati tutti i suoi beni compresa la casa di famiglia prima di essere rilasciato nel 1884. La madre si trasferì con i figli dai suoi parenti in America, a New York e poi a Boston.

Qui l’insegnante d’inglese lo convinse a cambiare il nome da Jibran Khalili Jibran in Kahlil Gibran e si iscrisse ad un istituto d’arte, dove manifestò interesse e propensione al disegno.

Tornato a Beirut si iscrisse al College de la Sagesse dove frequentò corsi di letteratura araba e letteratura romantica francese. Di nuovo in America fu introdotto da Josephine Peabody in un circolo molto esclusivo di intellettuali. Nel 1904, in occasione della sua prima mostra, conobbe Mary Elizabeth Haskel di cui s’innamora perdutamente dedicandole moltissime lettere.

Recatosi a Parigi studia arte con Auguste Rodin e pittura all’Accademia Julian e poi va a Londra dall’amico Amin al-Rihani (Ameen Rihani).

Gibran prima pubblica in arabo e poi in inglese. Molti scritti hanno per argomento il Cristianesimo in particolare l‘amore spirituale. In Francia si stabilisce per due anni e vince il secondo premio all’Accademia di Barzan. Molti dei suoi libri vengono boicottati dal clero musulmano.

Hafez Haidar ha tradotto ultimamente 29 libri e sta facendo il trentesimo. Ha lavorato con la giornalista Oriana Fallaci e ne ha tradotto i libri in arabo. E’ stato nominato dal Presidente della Repubblica, Sergio Napolitano, nel 2001, Cavaliere dell’Ordine al merito per l’impegno a favore del dialogo tra Oriente e Occidente.

La copertina del libro di Hafez Haidar

A casa ha sette lettere del Presidente della Repubblica Mattarella e osserva: «Dobbiamo imparare da lui l’umiltà perché non aggiunge il titolo di Presidente nelle sue spedizioni».

Amante della cultura e della poesia ha aggiunto «Abbiamo bisogno della poesia. Nelle scuole s’insegnano poche poesie. Dobbiamo approfondire».

E conclude: «Ci vuole un’intervento sull’istruzione: la poesia è il messaggio di un popolo civile».

Sabato, 22 ottobre 2022 – n° 43/2022

In copertina: Haifez Haidar – Foto di dominio pubblico

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