domenica, Dicembre 22, 2024

Lifestyle, Società

Il futuro, questo conosciuto

Guardare oltre, da destra e da sinistra

di Giorgio Scroffernecher

«L’ideologia di Greta Thunberg ci porterà a perdere migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro in Europa. Ci hanno raccontato in questi anni che non c’è alternativa all’ideologia ecologista, che ci farà vivere in un mondo più pulito. Ma si sono sbagliati o ci hanno mentito».
Queste sono parole dette, anzi gridate, da Giorgia Meloni qualche settimana fa – ne ha parlato anche il nostro Elio Sgandurra in queste pagine – dal palco di Marbella davanti ad una platea post-franchista, festante per questa e altre espressioni idiote contro l’Europa, contro il mondo LGBT, la sinistra e più in generale contro il progresso, semplicemente.

Certo, siamo da tempo in un mondo post-ideologico. Il quesito storico di un altro Giorgio, il Gaber, su cos’è destra, cos’è sinistra, oggi è ancora più insoluto vedendo no-vax, sì-Putin e complottisti in genere, mescolare tra loro sinistri rancorosi con destri socialneofascisti; ex M5S con meloniani antidraghi. E proprio per questo qui ringraziamo la Meloni spagnoleggiante perché ci chiarisce e ci aggiorna su cosa significhi oggi essere di destra o di sinistra. Meglio: progressisti o conservatori.

La questione discriminante è il futuro: come lo rappresentiamo, soprattutto, come ci facciamo responsabili nel presente, delle sue qualità a venire. Semplifichiamo (faziosamente) così: i progressisti allarmano con dati ormai incontrovertibili. I conservatori negano in nome di valori fuori tempo e ideologicamente ‘antiideologici’.

Recentemente si è affacciata sulla scena una nuova figura che si definisce ‘futurologo’. In America, per esempio, i futurologi dell’Institute for the Future di Palo Alto hanno previsto nel 2010 sia la pandemia del 2020, sia le contestazioni no-vax. La futurologa Jane McGonigal spiega come si arriva alle ipotesi previsionali che all’inizio appaiono sempre ridicole e inverosimili. Il metodo si applica trasformando ripetutamente le ipotesi fino a che appare il futuro per come sarà… molto probabilmente. Un esempio? Nel corso del prossimo decennio il 25% della popolazione diventerà vegana.

In italia un pensiero molto interessante lo esprime una futurologa di nome Cristina Pozzi, che si dichiara parte di “Impactscool: un’organizzazione senza scopo di lucro dedicata a stimolare la riflessione e educare studenti, manager e cittadini al pensiero futuro e alle nuove tecnologie emergenti”.
In uno scritto di qualche tempo fa dall’affascinante titolo “Etica e riflessione sul futuro: perché diventare #futuremakers” la mette così:
«Lo studio del futuro è profondamente legato alla riflessione etica e al concetto di responsabilità. Sia perché è un’attività che caratterizza l’essere umano ed il suo agire, sia perché rappresenta un atto di altruismo per un sé futuro o verso un terzo ignoto nel presente».
Dunque, ipotesi sul futuro non come fantasticheria tecnologica ingenua, al contrario, secondo la Pozzi, esercizio etico di responsabilità di chi in quel futuro non ci sarà. Infatti è, paradossalmente, un esercizio creativo giusto per i meno giovani: «Solo verso i tre o i quattro anni il bambino inizia a immaginare il futuro innestando un processo di crescita che si sviluppa fino ai sedici anni, momento in cui l’immagine del futuro si arricchisce di dettagli e inizia a somigliare di più a quella di un adulto. Gli anziani, al contrario, sembrano avere una capacità di ‘viaggiare’ nel tempo davvero notevole, spaziando tra passato e futuro con il proprio pensiero».

Circa i quesiti posti all’inizio, azzardo questa conclusione: progressista (di sinistra?) è chi sente forte la sua responsabilità nel presente, e provvede con tutte le urgenze alle necessità delle generazioni future. Conservatore (di destra?) è chi evoca nel presente, speculativamente, solo i pericoli del cambiamento in quanto tale.

Sabato, 2 luglio 2022 – n° 27/2022

In copertina: immagine grafica di Gerd Altmann/Pixabay

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